BS 1890s|1894|Bollettino Salesiano Novembre 1894

ANNO XVIII. N. 11 - Esce una volta al mese - NOVEMBRE 1894

BOLLETTINO SALESIANO

SOMMARIO.

LA VOCE DEI DEFUNTI   . .   . 229

PARTENZA DI ALTRI 40 MISSIONARI SALESIANI

I FIGLI DI D. BOSCO A CAVAGLIA' (Piemon.) 233

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. Bosco: - La Missione di Matto Grosso: Lettere del Vescovo di Cuyabà e di Mons. Lasagna - Varia    235

GLI ANTICHI ALLIEVI SULLA TOMBA DEL LORO AMATO PADRE nel 25° di loro figliale dimostrazione    243

GRAZIE DI MARIA AusILIATRICE . . . . 245

Eco DEGLI ORATORI FESTIVI    248

VARIETÀ    248

BIBLIOGRAFIA    253

COOPERATORI DEFUNTI 254

LA VOCE DEI DEFUNTI

CHI mai fra i benevoli lettori del Bollettino Salesiano non avrà provata una dolorosa impressione vedendo ogni mese diventar più prolissa la lista dei Cooperatori defunti? Che si direbbe quando si badasse che in ciascuna edizione noi enumeriamo solamente i morti della nazione a cui ella è destinata?

Per parte nostra vi assicuriamo, benemeriti Cooperatori, che nel registrare tutti i giorni il nome di qualche membro della nostra Pia Associazione, da Dio chiamato all'eternità, ne sentiamo in cuore il più vivo dolore. Molti di essi erano ancora in verde età, godevano di ottima salute; conoscendone lo zelo ardente, noi avevamo riposto le più belle speranze nella loro cooperazione. Chi avrebbe immaginato che il filo della loro vita sarebbe tagliato si presto?

La carità è il vincolo che lega fra loro i Cooperatori Salesiani durante i pochi e cattivi giorni del pellegrinaggio sulla terra.

Quanto sarebbe a desiderare che la morte non valesse ad infrangere questo dolce legame, sicchè rimanessero ancora intimamente uniti e quelli che militano tuttora in questa vita e coloro che già approdarono all'eternità ! A questo fine noi miriamo nel porre nel Bollettino i nomi dei benemeriti Cooperatori e Cooperatrici che durante il mese lasciarono questa valle di pianto. Per questo parimenti noi diamo a quando a quando alcuni cenni necrologici dei più insigni nostri benefattori, e siamo dolenti che la ristrettezza delle nostre colonne non ci consenta di farlo più di spesso e di esprimere tutto quanto il nostro cuore ci detterebbe di affetto e di gratitudine. Si è finalmente a questo scopo che non tenendoci paghi di far menzione dei Cooperatori defunti in ogni nostra pratica di pietà, secondo l'esempio e la raccomandazione del nostro amatissimo D. Bosco, instantemente noi chiediamo ancora per essi le vostre preghiere ed i vostri suffragi.

All'avvicinarsi poi del mese sacro alla divozione verso le Anime Purganti, ci sia permesso, o buoni Cooperatori, d'essere presso di voi gli interpreti de' sentimenti de' nostri carissimi defunti, anzi di farvene quasi diremmo, ascoltare la voce. Sebbene venga d'oltre tomba, questa voce non deve spaventarci; al contrario speriamo debba essa riuscire grandemente consolante e salutare per tutti.

Senza dubbio ad alcuni de' nostri diletti trapassati le nostre preghiere ed opere buone affrettarono l'eterno riposo. Mirateli lassù fra gli splendori del cielo, in premio del bene operato, al possesso dell'eterna felicità. Mutati in potenti nostri protettori, intercedono ognora per noi. Udite come essi ci esprimano la loro riconoscenza: - « Privi della vista di Dio, attorniati e compenetrati d' ardentissimo fuoco, incapaci per noi stessi di pagare i debiti contratti colla Divina Giustizia per le nostre negligenze nel divino servizio, gemevamo in fondo al Purgatorio, quando una benefica pioggia venne a spegnere le nostre fiamme ed a refrigerarci. Erano i suffragi che le vostre preghiere private e quelle dell'intera Associazione Salesiana ci hanno procurati. Una mano ci trasse da quel luogo di tormenti, ed era quella di Maria Ausiliatrice, da voi implorata. Noi fortunati d'aver appartenuto in vita ad un'Associazione che ricorda ed ama i suoi defunti! »

Per altri non è ancora suonata l'ora della liberazione. Ah! non v'incresca d'udire i loro pianti ed i loro lamenti: - « Fra queste fiamme divoratrici, eterni ci sembrano i giorni, eterne le ore. Quando mai si spalancheranno le porte di questo carcere tenebroso, e l'Angelo del Signore verrà ad arrecarci la felice novella che finalmente la Divina Giustizia è soddisfatta, che le macchie dell'anima nostra sono terse e che noi siamo fatti degni di veder Iddio ? Deh muovetevi a pietà del miserando nostro stato! Quali membri d'un'Associazione, ove si fanno tante preghiere e comunioni, ove si compiono tante e si svariate opere di carità, di quali immense ricchezze spirituali potete disporre! Nella vostra abbondanza deh! vi sovvenga della nostra povertà. Membri sani, abbiate cura delle membra che soffrono : idipsum pro invicem sollicita sint membra (I Cor. XII, 25.) »

Per i trapassati è finito il tempo: ora essi ne conoscono appieno il prezzo e l'uso che si dovrebbe farne. Porgete l'orecchio alla loro parola: - « Ah! vi ricordi che il tempo vi fu dato ad imprestito per fabbricarvi l'eternità. È forse vicino anche per voi il giorno, in cui il Padrone verrà a chiedervene conto. Oh! se a noi fosse concesso uno di quei tanti giorni che voi impiegate in cose frivole ed inutili! Quale carità vi fanno coloro, che colla parola e cogli scrittivi spronano ad operare il bene, prima che per voi pure venga la notte, in cui non si può più lavorare : venit nox quando nemo potest operari (Ioan. IX, 4) ! »

Spogliato il corpo mortale, ecco i nostri defunti esenti d' ogni pericolo d'allucinazione e collocati a quell'unico punto di vista, ove svelate si possono contemplare le cose umane e giustamente apprezzarle. Udite com'essi ci parlano : - « Noi passammo per le angoscie a voi sconosciute dell'ultima agonia. In quelle terribili distratte non furono le gioie, i piaceri, le gioconde partite e gli onori mondani che valsero a confortarci ed a calmare i nostri timori; bensì l'aver lavorato, l'aver fatto sacrifizi, l'aver sofferto per amor di Dio e per la salvezza del prossimo. Come ci rincrebbe in quel tremendo istante di non aver fatto e sofferto di più! Conosciamo ora quanto giovi l'esser ad altri uniti col vincolo della carità per edificarci, incoraggiarci, accenderci a vicenda d'una santa emulazione e per accumulare in gran copia quel soli tesori che si portare seco lasciando la terra! Voi che ancor il potete, siate zelanti Cooperatori, e procuratevi pel giorno del gran rendiconto quel premio che Dio promise a' suoi fedeli servitori : praemium bonum tibi thesaurizas in die necessitatis (Tob. IV, 10.) »

L'ultima parola dei Cooperatori defunti contiene un prezioso ammaestramento e riguarda lo scopo principale dell'Associazione. Ascoltate: - « Spesse volte nelle Conferenze Salesiane e negli articoli del Bollettino a noi furono dirette quelle parole del Salmista: Tibi derelictus est pauper: orphano tu eris adiutor (Ps. IX, 34). Dopo averci al vivo dipinta l'infelice condizione d'un giovanetto, orbato di padre e di madre, smunto e pallido in viso, lacero e sucido negli abiti, che soffriva gli strazii della fame, che in nessun luogo incontrava chi si muovesse a pietà di lui, e che s'incamminava ad irreparabile rovina, noi eravamo incoraggiati ad adottarlo qual figlio, a fargli da padre e da madre, ad aiutare gli Oratorii Salesiani che gli avevano aperta la porta. Ci si disse: A te è affidato questo poveretto, tu sarai il sostegno dell'orfanello. Nel metter la mano alla borsa e soccorrere quell'infelice, eravamo ben lungi dal pensare che un giorno muterebbe la scena, e che noi condannati alle fiamme del Purgatorio, ben più miseri che i diseredati della fortuna, e veramente orfani, avremmo trovati de' generosi benefattori in quegli orfanelli stessi da noi soccorsi ! Ora siamo noi che chiediamo la carità, ed i nostri beneficati alla lor volta ci rendono quel bene che ricevettero da noi. Son dessi infatti che colle loro orazioni e colla frequenza de' SS. Sacramenti diminuiscono ed abbreviano le nostre sofferenze. Noi sappiamo per prova che qualora s'illanguidisse la pietà di questi giovanetti, non si mancherebbe di riaccenderne il fervore e di loro ripetere additando i nostri tormenti: Tibi derelictus est pauper, orphano tu eris adiutor. Eri povero ed orfano, i Cooperatori furono il tuo sostegno; ora tocca a te prender cura delle anime loro, a cui niuno pensa e che pure hanno sì pressante bisogno di suffragio. Quanto largamente è retribuita la nostra carità! »

Eccovi, o benemeriti Cooperatori e benemerite Cooperatrici, la voce de' nostri defunti, di coloro a cui noi siamo stretti da vincoli di parentela e da vincoli di carità, di coloro che più non corrono rischio d'ingannarsi, che nutrono per noi verace affetto e che, dopo quei pochi giorni che ci restano da vivere, ci aspettano in cielo. Facciamo tesoro de' loro consigli.

PARTENZA di altri 40 Missionari Salesiani

Nel pomeriggio del mercoledì, 31 ottobre u. s., un bel gruppo di 40 giovani leviti, testè usciti dal Seminario delle Missioni Salesiane, stavano schierati nel presbitero di Maria Ausiliatrice, per essere benedetti da Gesù Sacramentato e dall' Arcivescovo di Torino, prima di partire alla volta dell'America del Sud. A loro si erano pure aggiunti altri dalla lunga barba per implorare la benedizione di Dio e la protezione di Maria SS. sopra le Case Salesiane dell'Africa e della Palestina, cui son destinati, e specialmente sopra la nuova residenza che stabiliranno di questi mesi a Tunisi.

La vasta chiesa era quasi ripiena di signori e di popolo bramoso d'assistere a questa consolante funzione della fede cattolica; quando, dopo breve lettura spirituale ed il canto di un mottetto in musica, saliva in pergamo il Missionario D. Domenico Tomatis, Direttore dell' Istituto d'Arti e Mestieri di Santiago e capo della numerosa schiera che si dirige al Chili , Perù e Terra del Fuoco.

D. Domenico Tomatis è uno dei primi Salesiani che posero piede nell'America meridionale, avendo fatto parte della prima spedizione de' nostri Missionari nel 1875. Dopo 19 anni di apostoliche fatiche, ai primi del settembre di quest' anno - come già dicemmo - ritornava in Italia unicamente collo scopo di prendersi seco un buon manipolo di operai evangelici per quelle regioni.

In diciannove anni passati in quelle vastissime Repubbliche , egli ha potuto conoscere appieno gli immensi bisogni spirituali di quei popoli, ha potuto toccare con mano la deficienza grandissima che vi ha di Sacerdoti in paragone della popolazione e della sterminata ampiezza di quei paesi, ha avuto campo di vedere coi proprii occhi il doloroso abbandono, in cui si trovano i nostri poveri emigrati. Egli quindi con parola facile, spontanea e chiara, ma con accento vibrato e persuasivo intrattiene il numeroso uditorio sulla necessità che partano continuamente de' Missionari per quelle lontane regioni e sul gran bene che questi coraggiosi giovanotti sono destinati a fare in mezzo alle tribù selvagge ed in mezzo ai popoli civilizzati, o tra questi specialmente ai poveri emigrati dall'Europa.

Parla di quanto i Salesiani e le Suore di Maria Ausiliatrice vanno operando in favore degli emigrati nelle principali città di quelle Repubbliche, citando a mo' d'esempio un sobborgo di Buenos Aires, La Boca, dove vi hanno chiesa e scuole per i fanciulli d'ambo i sessi, dove nelle feste si tengono ben cinque prediche in lingua italiana ad un uditorio sempre nuovo e sempre numeroso e dove i Sacramenti sono frequentati come in qualunque Chiesa d'Europa; e parla ancora delle visite periodiche che fanno a varie colonie europee, raccontando scene tenerissime che avvengono tra quei cari coloni, che sono stati ben sovente anni ed anni senza poter vedere la faccia del Sacerdote , oppure senza poterne vedere uno che parlasse una lingua da loro capita. Sono fatti, sono episodii che strappano lagrime di tenerezza!

Ed anche tra quei popoli che si dicono civilizzati quanto bene vi ha da fare! quanta necessità di Sacerdoti ! « Fui a visitare le prigioni di una di quelle provincie, diceva D. Tomatis, e vi predicai la parola di Dio per preparare ai SS. Sacramenti quegli infelici carcerati. Dopo aver lavorato assai, un giorno essendo attorniato da molti di loro, ne vidi uno che se ne stava lungi, un giovanotto dai lunghi capelli e dagli occhi scintillanti : aveva pallido il volto e pareva commosso. - Perchè, dissi allora, quel giovane non s'avvicina al Missionario e non viene a confessarsi? - Ah! Padre, risposero gli altri, non parli di quell'infelice; da quel cuore di tigre non otterrà nulla di bene. Egli è giovane ancora, ma ha già sulla coscienza diciasette omicidii, dei quali l'ultimo fu l'uccisione del padre suo. - Io me gli avvicinai ancora: lo vidi legato con una catena ai piedi ed alle mani. Avemmo un lungo colloquio e commovente. Alfine: -Ah! Padre, esclamò, vi ringrazio. Le vostre prediche mi hanno fatto conoscere Iddio. In questi giorni ho pianto assai. Ma se avessi conosciuto così belle verità pochi anni addietro, sarei innocente. Fui crudele ed inumano, perchè non conosceva Iddio, nè la religione. - La conversione di quell'infelice fu così edificante, che i carcerati tutti ne furono altamente meravigliati. - Ah! purtroppo non si conosce ancora da molti Iddio, perchè mancano i Sacerdoti. Ah! dunque è giusto, è necessario che vadano i Missionarii a predicare il Vangelo, a predicare Gesù Crocifisso a quei popoli, i quali, perchè nol conoscono, vivono lontani dalla verità e dalla virtù. »

Racconta poi altri commoventi fatterelli accaduti tra i selvaggi; quindi passa a raccomandare tre cose all' affollatissima e commossa udienza : la preghiera, l' elemosina e la generosità di cuore nel non porre ostacoli, anzi nell'aiutare le vocazioni che si manifestassero tra i loro figli per le Missioni.

Termina con le tenerissime parole di addio. « Noi partiamo, o signori, egli dice con voce commossa. Le missioni ci attendono, e voi lasciateci partire. L'amor della patria, l'amor dei parenti, de' superiori e degli amici lo sentiamo potentissimo in cuore ; eppure vi diciamo : lasciateci partire. Iddio lo vuole, innumerevoli anime ci sospirano : fa duopo quindi che il sacrifizio si compia. Noi partiamo; ma voi ricordatevi sempre di noi; pregate che i venti ci siano propizi nel nostro viaggio ; pregate che la nostra messe sia abbondante, e di lontano aiutateci ancor voi a salvare il maggior numero possibile di anime, affinchè insieme con loro possiamo noi pure tutti rivederci in paradiso. »

Disceso D. Tomatis, il veneratissimo Arcivescovo di Torino, Mons. Davide de' Conti Riccardi , sempre benevolo verso de' poveri Salesiani , diede la benedizione col SS. Sacramento. Quindi, recitate le preghiere de' pellegrinanti, lo stesso Eccellentissimo nostro Pastore ascese all'altare e diresse la sua infuocata parola ai Missionarii partenti ed all'immensa moltitudine de' presenti.

Egli descrive dapprima lo spettacolo eloquentissimo di carità e di eroismo che presenta questa nuova spedizione di Missionari , ed invita i Torinesi a mantener salda la fede cattolica nei loro figli, avendone tanta facilità , mentre tanti popoli lontani , anche volendo il Sacerdote, non lo possono avere. Rivolgendosi poscia ai Missionari, dice loro come essendo la carità di Gesù Cristo più forte che l' amore alla patria, i parenti, gli amici ed i conoscenti non porranno loro alcun ostacolo e così essi potranno compiere la divina volontà che li chiama alle lontane missioni; ricorda loro l' affetto ed il saluto del Successore di D. Bosco e conferma che il dolore di un tanto padre sarà mitigato dal pensiero del gran bene che andranno a fare nel vastissimo campo delle Missioni salesiane. Termina augurando loro propizio il cielo nel loro viaggio e benedicendoli affettuosamente.

I Missionari passarono quindi all'abbraccio dei Superiori e dei confratelli raccoltisi in presbitero : poi, attraversata la folla commossa e piangente che dava loro un ultimo saluto, uscirono dal sacro tempio e partirono, mentre per l'aere mesto del giorno morente risuonava, quasi nota stonante, il festoso suono delle campane del santuario.

Addio, o amati confratelli; che l'Angelo del Signore vi accompagni e vi prosperi sempre, e ci dia poi a tutti di trovarci insieme nella beata eternità.

Questi 40 Missionari vennero così distribuiti: 5 pel Brasile, che incomincieranno una nuova Casa a Pernambuco, città importante di 130000 abitanti; - 8 per la Venezuela, che stabiliranno due residenze, una alla capitale Caracas e l'altra a Valencia; - 5 pel Messico che andranno a sollevare i pochi Salesiani delle due Case di Messico e Puebla, - e 22 capitanati da Don Tomatis verranno assegnati alle varie Missioni della Terra del Fuoco, Chili e Perù, le quali, per essersi in questo ultimo anno ampliate di molto , sentono un gran bisogno di rinforzo di personale.

Questa spedizione è venuta a costare molto al nostro Superiore D. Rua; vogliano quindi i nostri ottimi Cooperatori e pie Cooperatrici mostrarsi veramente generosi nella risposta che faranno alla toccante sua circolare del 2 corrente mese.

I FIGLI DI D. BOSCO a Cavaglià (Piemonte)

Solenne inaugurazione di una nuova Scuola Salesiana.

Le giornate del 13 e 14 ottobre rimarranno lungamente impresse nella memoria e nel cuore della buona popolazione di Cavaglià. Trattandosi di inaugurare in questa cittadina della Diocesi di Biella, patria del celebre

Giovanni Gersen, una Scuola Salesiana, dovuta alla munificenza del defunto Sacerdote Cavagliese Don Gaetano Decaroli, che la fondò con suo testamento 4 luglio 1884, erogando ad essa la maggior parte del suo patrimonio e la sua stessa casa d'abitazione; un Comitato d'illustri signori a ciò costituitosi organizzò per quei giorni feste veramente belle e grandiose, che lasceranno imperitura ricordanza in quanti vi hanno assistito. Concorsero poi a rendere più splendide queste feste le due Autorità locali, religiosa e civile, col loro mirabile ed esemplare accordo ; il Sottoprefetto di Biella e l'Ispettore Scolastico con gentilissime lettere di adesione; e le LL. EE. R.me Mons. Domenico Cumino, Vescovo diocesano, Mons. Lorenzo Pampirio,

Arcivescovo di Vercelli, e Mons. Agostino Richelmy, Vescovo d'Ivrea, intervenendovi personalmente col nostro Superiore D. Rua e facendovi sentire la loro eloquente e saggia parola. Noi toglieremo la bella relazione di queste feste dall'ottima Biella Cattolica e dal Corriere Nazionale, aggiungendovi qua e colà quelle cose che la modestia del relatore, sig. Conte Deodato Olivieri, non gli permise di scrivere.

La mattina del sabbato, 13 ottobre, Cavaglià presentava un aspetto di gioia e di festa; eleganti addobbi e numerose bandiere ne abbellivano le vie, un arco di fiori e di mirto stava all'ingresso della via del Municipio colla seguente iscrizione dell'Avv. Rondolino: Popolo e Municipio - di Cavaglià - festanti acclamano - al Vescovo di Biella - che seco uniti i Presuli - di Vercelli e di Ivrea - viene a dividere col sito gregge - le gioie e le speranze - di questi giorni auspicati - 13-14 Ottobre 1894.

L'entrata dei Vescovi in paese fu un vero trionfo. Primo vi arrivò sabbato mattino Mons. Cumino. Erano a riceverlo all'ingresso tutte le rappresentanze, municipale e scolastica, con a capo l' egregio signor Sindaco, il Clero, il Comitato organizzatore delle feste, la Società operaia locale, quella di S. Luigi col proprio elegante vessillo, l' Asilo Infantile, le Scuole Municipali, molti villeggianti e grandissima folla. Sceso Monsignore dalla carrozza, al suono festoso della banda musicale e delle campane, in un elegante padiglione appositamente costrutto dal Tenente generale Comm. Salino, il Sindaco, sig. Defilippi, gli rivolse un saluto molto gentile ed appropriato, a cui l' illustre ospite commosso rispose parole inspirate al più schietto compiacimento. Poi in lungo corteo, S. E. R.ma si recò direttamente alla chiesa parrocchiale, dove amministrò la S. Cresima a più di settecento tra ragazzi e ragazze. La vasta e maestosa chiesa, abbellita sontuosamente per la circostanza a cura dell' ottimo e venerando Parroco Mons. Vella, presentava un aspetto imponente. La funzione si protrasse fino a mezzodì.

Nella sera la musica del paese, col Sindaco, colla rappresentanza municipale e col Clero, salutava l'arrivo del successore di D. Bosco, D. Michele Rua, il quale, commosso fino alle lagrime, rivolgeva a tutti parole di soddisfazione e di ringraziamento.

In tutto quel primo giorno ed alla sera partirono numerosi palloni areostatici, messaggeri della gioia comune dei buoni Cavagliesi.

(1) V. Bollettino di settembre scorso.

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Il programma a stampa di queste feste stabiliva che alle 9 della domenica , 14 ottobre, vi fosse nei locali dell'Asilo infantile l'inaugurazione di alcune lapidi commemoranti insigni benefattori. Ed a quell'ora appunto giungevano colà i RR.mi Vescovi di Biella e di Ivrea, accompagnati dal Vicario Mons. Vella, da D. Rua e da altri ragguardevoli personaggi del Clero e del laicato , che venivano accolti dalle Autorità e da uno stuolo di signore.

Aprì la funzione la banda del nostro Oratorio di Torino appositamente chiamata; quindi, dopo un saluto dei bimbi e poche scultorie parole del Presidente dell'Amministrazione dell'Asilo, sig. Conte Olivieri, l'Avvocato Rondolino pronunciò un eloquente discorso, ricordando le benemerenze degli insigni benefattori, de' quali si scoprirono le lapidi. Parlò infine Mons. Richelmy associandosi alla comune esultanza ed esortando quei bambini a mantener illibato il candor del loro cuore per affrontare più tardi i pericoli della vita.

Dopo questa prima funzione s' andò alla parrocchia per fare una visita al bel monumento che quivi innalzarono i Cavagliesi per eternare la memoria del grande loro concittadino Giovanni Gersen.

Alle 10 i due Rev.mi Vescovi, tutto il Clero, Municipio, Comitato ed Associazioni attendevano sotto il padiglione sopraccennato l'Arcivescovo di Vercelli. Fu un momento solenne quando i tre venerandi Prelati, abbracciatisi l'un l'altro, si avviarono col popolo plaudente alla chiesa parrocchiale.

Quivi Mons. Pampirio cantò Messa pontificale, dopo della quale, salito il pergamo nei ricchi suoi paludamenti, adorno del sacro pallio, prendendo le mosse dal Vangelo di quel giorno, coll'eloquenza sua propria parlò mirabilmente di D. Bosco che si fece apostolo della gioventù in tutto il mondo, dicendosi lieto d'esser venuto a Cavaglià per una circostanza così solenne.

Alle 15 poi ebbe luogo la benedizione dei locali e l'apertura della nuova Scuola Salesiana. Mentre la nostra musica sulla piazza si alternava con varii giuochi popolari, si radunarono in quei locali, bellamente ornati per cura della gentilissima Sig.ra Contessa Gabriella Olivieri, di sua degnissima sorella Damigella Luigia e del Cav. Enrico Balbo, oltre gli Ecc.mi Vescovi, D. Rua, il Clero, le Autorità civili e scolastiche, ed un bel numero d'illustri signori e signore.

Incominciò il chiarissimo Prof. Avv. Carlo Placido Gariazzo col tessere un magnifico elogio del generoso compianto benefattore D. Gaetano Decaroli e coll' inneggiare ai Salesiani che hanno voluto estendere anche a Cavaglià l' azione loro, assumendo la direzione di quelle scuole elementari. Presero poi la parola il Rev. Don Gio. Battista Useo, Direttore della nuova Casa, manifestando i suoi timori e le sue speranze ed esternando la sua riconoscenza alle Autorità locali e specialmente al Sopraintendente, sig. Conte Olivieri, ed al Sindaco che si mostrarono così benevoli verso de' Salesiani; il sullodato Conte Deodato Olivieri di Vernier, benemerito presidente, ed anzi vorremmo dire anima del Comitato organizzatore delle feste, ringraziando a nome di Cavaglià le LL. EE. Rev.me e D. Michele Rua, e bene auspicando al paese della concordia manifestatasi in questa occasione; il Rev.m° Sig. Don Rua, rallegrandosi con quei signori del Biellese, perchè con un loro conterraneo (Bartolomeo Garelli) incominciò l' Opera di D. Bosco, e con un Direttore Biellese incominciava la prima Casa Salesiana in quella Diocesi; ed in fine Mons. Richelmy, che commosse la eletta adunanza colla ispirata sua parola, dicendo come Giovanni Gersen, questo grande amatore della gioventù, dal cielo doveva godere nel veder realizzata nella sua patria una Scuola Salesiana tutta diretta al bene dei giovanetti, e terminava coll'invocare sopra di essa la protezione di un sì illustre figlio di Cavaglià e di D. Bosco stesso.

Quindi S. E. Rev.ma Mons. Pampirio procedette alla solenne benedizione dei locali delle nuove scuole, e la funzione ebbe termine fra gli applausi di tutta la popolazione.

A sera le LL. EE. Rev.me partirono fra le più clamorose manifestazioni di stima e d'affetto, e la memorabile giornata si chiuse con fuochi d'artifizio e con un concerto della nostra banda musicale.

Don Rua, ritornando all' indomani da Cavaglià, entusiasmato ci incaricava d'inviare per mezzo del Bollettino i suoi più sentiti ringraziamenti alle LL. EE. Rev.me i Vescovi di Biella , Vercelli ed Ivrea , che vollero prendere sì viva parte a quelle feste, e di esternare alle Autorità civile e religiosa di Cavaglià, al Comitato organizzatore ed a tutti i bravi Cavagliesi la sua grande ammirazione per lo splendido esito che ebbero quelle feste da loro organizzato. A quelli del nostro Superiore uniamo pure i nostri sinceri e cordiali complimenti.

Un plauso di cuore va fatto ai membri del Comitato organizzatore di queste feste. Essi sono i Signori Conte Deodato Olivieri di Vernier, Cameriere di cappa e spada di Sua Santità, e suo figlio Conte Carlo ; Monsignor Giuseppe Vella, Vicario foraneo ; Avv. Ferdinando Rondolino ; Can. Miglietti ; Notaio G. Clerico ; Alfonso Salino; F. Grasso ; Serafino Florio ; Carlo Nicoletti; Luigi Canale; Comm. Pietro Salino, tenente generale ; Can. G. B. Boggio ; Luigi Torriano ; Lorenzo Guelpa; Giovanni Givone; Giuseppe Salino; Giuseppe Machieraldo ; Cav. Bartolomeo Bertolo. Questi ottimi Signori in questa occasione si sono acquistati un merito di più all'amore dei loro cari concittadini ed un titolo all'ammirazione di tutti i buoni cattolici.

Il giorno seguente all'inaugurazione le inscrizioni degli alunni alle nuove Scuole Decaroli, dirette dai Salesiani, raggiungevano già il numero di 120 ; mentre scriviamo veniamo a sapere che sono 160. Sarà questo un gran conforto pel Rev.mo Vicario Mons. Vella, che fu l'iniziatore fervente ed instancabile dell'istituzione di queste Scuole religiose.

NOTIZIE DEI MISSIONARI DI D. BOSCO

BRASILE Le Missioni Salesiane nello Stato di Matto Grosso.

I nostri lettori sanno come Mons. Luigi Lasagna da alcuni mesi si è spinto con un drappello di Missionarii Salesiani nell'immenso e quasi sconosciuto Stato di Matto Grosso. Già di là egli ci invia interessantissime relazioni, alle quali incomincieremo a dar posto in questo stesso numero. Prima però crediamo bene far precedere alcuni brevi cenni intorno a quello Stato, cenni ricavati da una corrispondenza di un nostro

Missionario, D. Pietro Cogliolo, che stette parecchi anni al Brasile, e da cui i nostri buoni Cooperatori potranno farsi una qualche idea dell'opera veramente grandiosa e difficile, a cui si accingono i Figli di Don Bosco; nonchè la bellissima lettera pastorale, con cui il Vescovo di Cuyabà annunziava ai suoi fedeli l'andata dei Salesiani in quello Stato.

Lo Stato di Matto Grosso.

Matto Grosso (che vuol dire grande foresta) è fra i più vasti Stati della nuova Repubblica degli Stati-Uniti del Brasile; la sua superficie è di 1.379.651 Km. q., quindi uguale a quella della Francia, Spagna e Italia prese insieme; la popolazione più o meno civilizzata è di circa 80.000 anime; la capitale Cuyabà , sede del Governatore e dell'unico Vescovo, conta circa 8000 abitanti. Questo vastissimo Stato contiene le sorgenti de' principali fiumi, che versano le loro acque da un lato nel Paranà e dall'altro nel Rio delle Amazzoni; è tutto nell'interno e non comunica col mare che indirettamente ; comincia al Sud verso i gradi 23 di latitudine e si estende al Nord sino ai Campi Parecis.

Presentemente è assai lungo il viaggio da Rio Janeiro a Cuyabà; giacchè, non essendovi comunicazioni per via di terra, fa mestieri navigare dapprima sino a Montevideo, viaggio che non si fa in meno di quattro o cinque giorni ; quindi su pel Rio della Plata, e poi per l' Uruguay o pel Paranà, e finalmente pel Paraguay.

Il clima è nella maggior parte caldissimo e malsano; il territorio abbonda di carni, pesci, frutta e vegetabili. Come in ogni paese equatoriale, la natura è sempre lussureggiante ; ivi il cacao, la vaniglia, il cotone, il tamarindo, il banano, il caffè, lo zucchero e mille altre sorte di piante fruttifere ; i legni più belli e più preziosi, come il jacarandà, il mogano, il cedro. - Quanto a minerali, vi abbonda l'oro, il diamante, il ferro, il topazio, il rame. - Gli animali sono, per le forme e per l'istinto feroce, assai diversi da quelli dell'Europa. L' onca parda e l' onta rajada (che è la tigre del Brasile) sono comunissime ; di scimmie ve n' ha di tutte le qualità. Fra i serpenti il boa constrictor, che giunge sino a sette metri di lunghezza; il serpente a sonagli, detto cascavel da' naturalisti, e mille altri ofidii, nonchè l' alligator o coccodrillo americano, si trovano spesso sul passaggio.

Gli abitanti di matto Grosso. - Religione dei selvaggi.

Che dire poi degli abitanti di Matto Grosso ? Come già accennammo, 80.000 sono i civilizzati, di razza portoghese in gran parte, negri e mulatti gli altri. Ma le immense fo reste, le pianure, le rive de' fiumi sono popolate da numerosissime orde selvagge; quasi tutte conservano la loro primitiva ferocia e l'odio contro quanto sa di civilizzazione. Molte di queste tribù sono nomadi; e scorazzano le selve, senz'altre vesti, che quelle che loro diede madre natura. La lingua generate è il guarany, parlato con mille variazioni dalle differenti tribù. Di queste sono le principali : i Coroados , gli Aymorés , i Kainguà, Guaycurús i Carijós, i Coetés, i Tabajares, i Goytacazes, gli Omaguy, i Guani, ecc. È con questa gente che dovranno cimentarsi i poveri Missionarii Salesiani.

Come tutti i selvaggi dell'America, quelli del Brasile sono pagani: riconoscono due divinità superiori ; l'una buona e la chiamano Tupà, l'altra maligna e l' appellano Anhangà (pronunziasi Agnangà); ed altre inferiori che chiamano Munites. Per altro alzano soventi le mani verso il Sole e la Luna in segno d'ammirazione, e gridano più volte Teh ! teh ! (Aiuto, assistenza). Si spaventano al lampeggiare ed allo scrosciar dei fulmini, e accennano con sospiri il cielo quando tuona; ma rispondono a coloro che in tale circostanza loro suggeriscono di adorare Iddio, autore del tuono e del fulmine : È una cosa strana che Iddio, che voi dite buono, spaventi gli uomini col fulmine! Ignorano che cosa, sia creazione del mondo, e non distinguono i tempi che per mezzo delle lune. Raccontano che uno straniero (mair) , assai potente, per l'odio che portava ai loro antenati, li fece tutti perire in una violenta inondazione, ad eccezione di due, che volle salvare per avere una novella generazione, da cui dicono di aver origine essi. Questo travisamento, che chiaramente allude al diluvio, si trova persino in alcune loro canzoni. È certo che essi credono nell'immortalità dell'anima, e assicurano che le anime di coloro che son vissuti onestamente, andranno dietro alle montagne a trovare le anime de' loro avi e stare con esse in ameni giardini, a ridere, cantare e saltare eternamente; e che le anime di coloro che avranno malamente vissuto e non avranno saputo difendersi da' comuni nemici, verranno presi da Anhangà (spirito cattivo), per essere eternamente puniti.

Hanno una specie di Sacerdoti, che fanno pure da medici, e li chiamano Pagés. Questi Sacerdoti sono vecchi de' loro villaggi; usano molta impostura, e fanno credere ai selvaggi di essere maltrattati da Anhangà, specialmente durante la notte. Nelle feste de' selvaggi questi pagés sono i presidenti: intonano e regolano i canti e i suoni e ballano contemporaneamente insieme con gli altri. Nelle loro riunioni gli uomini ed i fanciulli si battono il petto e rappresentano con un chiasso orribile tutte le figure d'un ossesso; le donne sembrano tante epilettiche. Dopo tante smorfie si riposano un pochino, e poi si mettono a girare salterellando, tenendo ora una gamba ed ora un braccio alzato , ora legati tutti insieme per le mani, ed ora isolatamente. Finalmente si dividono e formano tre cerchi, in ciascuno dei quali entra un loro sacerdote, che con suffu - migi di tabacco l'incensa, dicendo: « Ricevete tutti lo spirito della forza, con cui vincer potrete i vostri nemici. » I loro strumenti musicali consistono in una specie di cornetta, spesso fatta colle ossa delle gambe de' oro nemici, e le chiamano inubia; hanno pure certi frutti (cabacas o cuias) che vuotati, riempiti di piccole pietre, infilzati con de' cordoni e legati per lo più alle gambe, producono nel ballo un suono non affatto disarmonico. Tali frutti ridotti a strumenti musicali sono da loro chiamati ahouai.

Ferocia di questi Indii. - Difficoltà pel Missionario.

Questi Indiani stimano principalmente la forza del corpo, l'audacia e la ferocia. Nello stesso momento in cui vedono che debbono essere scannati e divorati dai loro nemici, essi li insultano e li disprezzano. Rinunziamo a descrivere le scene orribili che avvengono in simili casi, chè sono troppo raccapriccianti; solo diremo che generalmente sono le vecchie quelle che fanno l'uffizio di carnefice, e tale mestiere viene compito molto perbene. Secondo informazioni esattissime, questi selvaggi di Matto Grosso, come pure quei delle Amazzoni e di Goyaz, sono fra i più abbrutiti e feroci dell' America. Essi non riconoscono autorità alcuna. Hanno bensì i loro Cacichi, ma il potere di questi è quasi esclusivo al tempo di guerra. Nelle solennità poi danno, come già dicemmo, la preferenza ai pagés o sacerdoti.

Avvicinandosi ai loro villaggi, si presenta uno spettacolo sommamente ributtante. Le loro capanne (ocas), disposte più o meno in semicerchio, formano un villaggio, all'entrata del quale altro non vedi che i trofei delle loro vittorie. Sono numerosissimi teschi umani, infilzati in lunghi pali e formanti quasi una siepe. Hanno seco (almeno certe tribù) una razza di cani assai robusti e feroci, de' quali si servono e per la guardia e per la guerra.

Altre cose potremmo qui dire di quelle nazioni barbare ; delle loro usanze in famiglia, nella guerra, del modo di seppellire i morti, ecc. ecc. Ma di queste cose verrà ancora l'occasione di parlare e più esattamente.

Piuttosto vogliamo toccare delle difficoltà che incontreranno i poveri Missionarii. E la prima, e la maggiore di esse, oltre che nella ferocità di quei selvaggi e nel clima caldissimo, malsano e snervante, la troveranno nella lingua. L'idioma generalmente adottato, come già dicemmo, è il guarany, parlato con diversi dialetti dai Tupy, dai Tupuias, dai Tupinambas ecc. ecc. Ma siccome loquebantur variis linguis Apostoli magnalia Dei, così confidiamo che il Signore opererà ciò che l'uomo non riuscirà colle proprie forze. - Altre difficoltà pei Missionarii saranno quelle di aprirsi la via frammezzo a quelle intricatissime foreste vergini e di doversi, almeno da principio, procacciarsi da loro gli alimenti. Ed è per questo che Mons. Lasagna, nella sua lettera scritta da Botucatù e da noi pubblicata nel dicembre scorso, chiedeva l' aiuto di buoni e robusti contadini de' nostri paesi. E quand' anche potessero ottenere gli alimenti dai selvaggi, oh! quali cibi saranno ! Eccitanti e sgradevolissimi oltre ogni dire. Per esempio, il loro pane, che è fatto con farina di mandioca, consiste in certe focaccie fatte cuocere ai raggi del sole equatoriale ; chi lo assaggia per la prima volta si sente stomacare. Eppure il Missionario dovrà adattarsi a mangiarlo, perchè sovente non potrà averne di meglio, e poi anche per il gran pericolo che vi è d'incorrere il loro odio, rifiutandolo quando viene offerto. La loro principale bevanda è il caoccin, assai spiritosa e fatta col mais o granoturco fermentato. È ributtante, ma anch'essa bisognerà rassegnarsi a berla.

Ecco, o benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici Salesiane, la nuova copiosissima messe che il Signore nella sua misericordia volle riserbare ai Figli di Don Bosco. Ecco dove andranno a finire l' elemosine dei ricchi e l'obolo del povero. Continuate pure l' opera sommamente cristiana ed umanitaria di sovvenire i Missionarii, che in ogni parte della terra si sacrificano alla conversione dei popoli ancor sedenti nelle tenebre e nelle ombre di morte; affinchè possano vieppiù estendere la loro missione e presto abbia da venire quel giorno avventurato, in cui le parole del divin Redentore : « Fiet unum ovile et unus Pastor » abbiano ad essere una consolante realtà. Fiat, fiat!

Lettera-Pastorale del Vescovo di Cuyabà

Carlo Luigi d'Amour, per grazia di Dio e della S. Sede Apostolica, Vescovo della Diocesi di Cuyabà, Conte Romano, Assistente al Soglio Pontificio, Prelato Domestico di Sua Santità, Commendatore dell'Ordine di Nostro Signore Gesù Cristo, ecc., ecc.

A tutti i nostri amati Diocesani salute, pace e benedizione in Gesù Cristo Signor Vostro.

RIPIENI di vivissimo giubilo, vi comunichiamo, Figli dilettissimi, una gradita e importante notizia : S. Ecc. R.ma il Vescovo di Tripoli, Mons. Luigi Lasagna, degnissimo

Superiore delle Missioni Salesiane del Brasile , Uruguay e Paraguay, in una sua lettera che ci scrisse da S. Paolo colla data dei 2 di dicembre p. p., così si esprime : « Domani, 3 del corrente, s'imbarca a Genova Mons. Cagliero col personale che deve accompagnarmi al Matto Grosso. Se non accadranno difficoltà impreviste, io ritornerò a Montevideo verso la metà di gennaio, e in aprile partirò per Cuyabà. »

Ci congratuliamo adunque con voi, amati Figli, per la certezza che presto si troveranno fra di noi i degni figli di Don Bosco, i quali traversando l'immensità de' mari e sopportando i disagi di un sì lungo viaggio, vengono per incaricarsi di catechizzare e civilizzare i nostri Indii ed in pari tempo per coadiuvare noi in tutto ciò che riguarda il bene spirituale e temporale di questa Diocesi e di questo Stato. E noi vi supplichiamo fin d'ora, Figli amatissimi, che vi degniate non solamente di fare a cotesti ottimi Missionarii e al loro Superiore, l'Ecc.mo e R.m° Mons. Lasagna, l'accoglienza che si meritano, andandoli a ricevere al porto nel giorno del loro arrivo ed ossequiandoli nel miglior modo che vi detterà la vostra generosità, ma altresì che vogliate prestare la cooperazione vostra alle importanti opere che essi, con la grazia di Dio e l'aiuto del Governo dello Stato, sperano di poter effettuare in questo paese.

L'Ecc.m° sig. Dott. Manuel José Murtinho, degnissimo Presidente di questo Stato, considerando che la Religione è il centro comune, ove si riuniscono le idee di giustizia, di amore e di libertà, assai bene comprende che solo con l'opera de' Missionarii potrà essere una realtà la civilizzazione degli Indii. Noi poi, apprezzando gl'innumerevoli vantaggi che tutti godiamo professando la fede cattolica e vivendo nel seno della vera civiltà, mercè lo zelo di tanti valorosi Apostoli che non indietreggiarono davanti a qualunque sacrifizio per comunicarci la luce del Vangelo, non possiamo non prendere un giusto e vivo interesse per la sorte di quegli infelici che, come noi, nati in questa benedetta terra brasiliana, vagano per monti e foreste, senza nulla conoscere dell'opera divina della loro redenzione, e soffrendo la sete ardente della verità e del bene, trovandosi così vicini alle acque cristalline del Signore!

Con questi sentimenti, ansiosi aspettiamo i detti Missionarii, i quali non si limiteranno a catechizzare gli indigeni, loro recando la parola di vita eterna, evangelizzandoli circa le investigabili ricchezze e benefizii di Nostro Signor Gesù Cristo ; ma altresì si propongono di fondare scuole agricole, come fecero in altri Stati, ed una casa di educazione in questa capitale, ove si insegneranno arti e mestieri a' giovanetti meno favoriti dalla fortuna, senza eccettuare i figli degli stessi Indii; procurando anzi a molti di loro i mezzi di coltivare pure le lettere, e preparandoli a ricevere più elevata istruzione, ove non si contentassero di un'arte o mestiere.

Coteste , per verità , sono imprese grandiose, civilizzatrici e adeguate a' tempi nostri : sono opere di Dio, e per ciò stesso maravigliose, di incontestabile vantaggio , e dalle quali la società ricaverà grandissimo fratto.

Voglia il Signore che noi tutti abbiamo la consolazione e il sommo piacere di vedere presto realizzate queste imprese, come desideriamo per la prosperità di questa nostra Diocesi e di questo Stato. E perchè così avvenga, imploriamo, Figli dilettissimi, l'aiuto divino per la intercessione del glorioso San Francesco di Sales, sotto il cui patrocinio sono le Opere Salesiane, e del quale celebriam oggi la festa.

I RR. Parroci pubblichino la presente Pastorale alla Messa parrocchiale e la registrino nel libro competente.

Data in questa città del Signore Buon Gesù di Cuyabà, sotto il sigillo delle nostre armi, a' 29 di Gennaio 1894.

+ CARLO, vesc. di Cuyaba.

Lettere di S. Ecc. R.ma Mons. Lasagna intorno al primo viaggio al Matto Grosso

I.

Da Montevideo a Cuyaba, capitale del Matto Grosso. - Direzione d'una Parrocchia. - Impianto d'un Oratorio festivo.

AMATISSmIo PADRE DON RuA, Cuyaba, 25 Giugno 1894.

Eccoci finalmente a Cuyabà. Vi siam giunti dopo un lunghissimo e penoso viaggio Essendo partiti da Montevideo i nostri confratelli il giorno 26 maggio sul vapore Diamantino, vi impiegarono 24 giorni di navigazione; ed io che era partito il giorno 8, sul vapore Las Mercedes , col mio fido segretario Don Giovanni Balzola, onde fermarmi qualche tempo al Paraguay, mi unii a loro nel porto dell'Assunzione, e giungemmo tutti felicemente a questa lontanissima cittaduccia, perduta in mezzo alle foreste del Matto Grosso, il giorno 18 di giugno a mezzodì in punto.

Cuyaba ebbe la sua origine dai ricercatori d'oro provenienti dallo Stato di San Paolo, i quali avendone trovato vene abbondanti in questi luoghi, sulle sponde del fiume, vi accorsero numerosi fino da due secoli fa e diedero così principio a questa popolazione. Esaurite le miniere dell'oro, il Governo brasiliano vi mantenne sempre un presidio militare e ne fece una piazza forte per difendere le immense frontiere che lo separano dal Paraguay, dalla Bolivia, Perù ed Equatore.

Questo Stato di Matto Grosso, di cui Cuyabà è capitale, ha una superficie di più di un milione e trecento mila chilometri quadrati ; epperciò egli supera di cinque volte circa in estensione tutta l'Italia nostra. Eppure sulla faccia di questo sterminato territorio si muovono e vivono appena ottanta mila uomini battezzati ; tutto il resto è occupato da tribù selvaggie che lo scorrazzano in ogni direzione dal Nord al Sud e dall'Est all'Ovest.

Ed ora s'immagini lei, amato Padre, il lavoro che troverebbero qui i nostri Missionarii, se volessero internarsi in queste fittissime foreste in cerca di poveri selvaggi , per insegnar loro la dottrina cristiana e battezzarli! ! È un campo ancora affatto vergine, in cui potrebbe esercitarsi lo zelo di una intiera legione di valorosi Missionarii.

Noi, appena arrivati, accettammo come punto di partenza la parrocchia di S. Gonzalo, qui nel porto di Cuyaba. Nella casetta di dove le scrivo comincieremo ad aprire un piccolo asilo poi fanciulli poveri, ed un Oratorio festivo, che fin da ieri, giorno di S. Giovanni, si è già inaugurato col concorso di 27 fanciulli, e che oggi giunsero già a 38. Quindi ci spingeremo ben presto nelle selve , e la prima Missione l'apriremo sulle sponde del fiume S. Lorenzo, a 250 chilometri di qui, per evangelizzare le feroci tribù dei Coroados, che sono appunto quelli che colle loro scorrerie e crudeltà sparsero per tanti anni il terrore e la desolazione tra queste popolazioni.

Il Governo in altri tempi mandò loro contro varie spedizioni militari, e parecchie volte ne fece strage, ma non riuscì mai a sterminarli. Allora pensò di accattivarseli con regali e con viveri e da più anni paga loro tributo di vettovaglie, affine di contenerne i furori ed impedirne le scorrerie; ma non si è punto riuscito ancora ad infondere in loro un bricciolo di civiltà. Ebbene, fra due settimane andremo noi colla croce di Gesù Cristo ad ammansare quei selvaggi che di uomini non manifestano che l'aspetto esteriore.

Ma prima di trattare di proposito della prossima spedizione ai Coroados (1) e di altre imprese progettate, come pure della indole e costumi di queste selvaggio tribù, e delle speranze che abbiamo in cuore di condurli all'ovile di Cristo, permetta, caro Padre, che io mi rifaccia indietro e le dia qualche ragguaglio sull'immensa via percorsa per giungere fin qui.

(1) Coroados significherebbe tonsurati , ed infatti portano sul cucuzzolo una vera tonsura. Che sia il lontano ricordo di qualche Missionario giunto fino a loro ?

Sul Plata. - Un mesto saluto al Collegio di S. Nicolàs. -Visita ai Salesiani del Rosario. - Il fiume Paranà.

Deve dunque sapere che da Montevideo a Cuyabà vi sono più di cinque mila chilometri di distanza e dovendo percorrerli contro la corrente de' fiumi, su vapori piccoli e di poca forza, si impiega nel viaggio maggior tempo che se si dovesse venire da Montevideo a Genova ed a Torino. Pochi dei nostri compatrioti si potrebbero far un'idea della vastità di questi fiumi giganteschi. Il Plata ha una foce di cento miglia. Partendo da Montevideo, si viaggia per un giorno come in un mare di acqua dolce; poscia, lasciando a destra il fiume Uruguay, si entra nel fiume Paranà per una delle sue grandi bocche. La riva a destra di chi ascende è bassa per molta estensione ed il fiume vi straripa spesso e forma paludi senza fine.

Al terzo giorno del nostro viaggio passammo sotto le alte sponde, su cui sorge la città di S. Nicolas de los Arroyos, e da bordo mandammo un mesto saluto ai muri anneriti del Collegio Salesiano, che s'innalza quivi come un vecchio castello medioevale. I nostri confratelli neppur potevano immaginare il nostro passaggio; e siccome il vapore non aveva fermata in quel porto, noi accompagnammo collo sguardo quel caro edifizio finchè si perdette dietro le capricciose giravolte che fa il fiume. La sera, già notte buja, arrivammo al porto del Rosario. Il vapore doveva fermarsi appena due ore per caricare mercanzie, e non aveva ancor gettata l'àncora, che già era accorso a riceverci il caro Direttore D. Piovano con alcuni giovanetti e confratelli.

Salimmo in vettura e corremmo frettolosi al Collegio, dove ci aspettava il restante della Comunità. :È una casa modestissima, ma che deve necessariamente svilupparsi in grande scala. Il Rosario è ormai una città ricca e popolosa, travagliata da sétte e vizi d'ogni maniera, e non v'è chi possa far argine alla corruttela che monta ogni giorno più. Il commercio vi è animatissimo, le ricchezze abbondano , teatri e baldorie assai ; e la poca religione che vi è, la si vede soverchiata dalla febbre di subiti guadagni e dalla bramosia sfrenata di piaceri e passatempi.

Era la prima volta che io metteva piede in quella città composta quasi tutta d'Italiani , e volli pure vedere, foss'anche alla sfuggita, il Collegio delle Suore di Maria Ausiliatrice. Esso occupano colà un vasto terreno ed in poco tempo vi eressero già una bellissima Cappella, ed ora vanno costruendo nuove sale per le numerose allieve che ogni giorno aumentano intorno a loro.

Oh! quanto bene sono chiamate a fare ai nostri emigrati Italiani quelle due Case nascenti ! Io ne ringraziai Iddio, e lasciando loro le mie più tenere benedizioni, ritornai a bordo in tutta fretta per seguire il lungo viaggio.

Quei del Rosario erano gli ultimi confratelli che incontravamo sul nostro cammino, dovendo poi avvezzarci a visi nuovi ed a nuovi costumi. Quindi è che d'allora in poi cominciammo a sentire più triste la solitudine che ci circondava e lo sguardo si fissava più melanconico sul corso maestoso del fiume Paranà.

Che masse d'acqua enormi! Quanti giri tortuosi, quante isolette capricciose fa mai questo gigantesco fiume! I geografi. che hanno misurato il volume delle sue acque, l'hanno calcolato in settantadue volte più grande di quelle che contiene il nostro fiume Po. Giacchè il solo Paranà si calcola trentasei volte maggiore ed altrettanto il fiume Paraguay.

A misura che uno si scosta dal porto del Rosario, andando in su, vede la sponda sinistra abbassarsi, ed alzarsi invece quella di destra. È appunto in quelle vastissime pianure a sinistra che si estendono le celebri colonie di Santa Fe, dove si contano già più di 300,000 emigrati italiani, che fecondano de' lor sudori quelle terre ospitali, traendone dei milioni e milioni di sacchi di frumento e di altri cereali, che i piroscafi portano via e spandono per ogni parte del mondo.

Peccato che quei laboriosi contadini non abbiano sempre la necessaria assistenza religiosa ! Così si spiega come l'anno scorso si siano lasciati sedurre da audaci mestatori e travolgere in sommosse e rivoluzioni, che il Governo argentino soffocò poscia nel sangue loro. Poveri emigrati! come è dura la condizione di molti fra loro, dover comprare il loro benessere materiale a prezzo della lor fede.

Voglia Iddio favorire e sviluppare la nostra Casa del Rosario in guisa che possa presto aprire delle Missioni regolari fra quei cari nostri compatrioti, onde soccorrerli nei loro bisogni spirituali e far sì che si conservino fedeli alla religione dei loro avi e memori delle patrie tradizioni.

II.

I cacciatori degli Indii. - Incontro di un antico amico.

Il capitano del vapore Mercedes è un vecchio genovese, certo Stefano Nocetti, ottima persona, che da ben 40 anni naviga su per questi fiumi. Prima di comandare questo vaporetto ed altri che ebbe agli ordini suoi, viaggiò con bastimenti a vela ed ascendeva fino al Paraguay, fino a Corumba, ed alle volte sino a Cuyabà, impiegando spesso più di cento giorni per arrivarvi. Era quindi una delizia udirlo raccontare le più stupende peripezie de' suoi lunghi viaggi.

Egli conosce palmo a palmo il grande fiume e tutte le terre adiacenti. Poichè quando navigava a vela, se gli veniva a mancare il vento propizio, gettava l'àncora e scendeva a terra colla sua carabina, buttandosi fra le selve in cerca di cacciagione; e ci assicura che anitre e pernici e cervi e camosci e cinghiali e cento altri animali proprii di questa zona li trovava quasi ad ogni piè sospinto. Ma il peggio era che spesse volte trovava anche quello che egli non cercava punto, cioè selvaggi armati di freccie avvelenate e tigri e leopardi e coccodrilli e serpentacci d'ogni maniera. Racconta infatti delle avventure che fanno drizzare i capelli in testa.

Presentemente le sponde a destra sono già di tratto in tratto colonizzate, e quelle a sinistra fino al Pilcomajo sono così basse che diventano inabitabili, poichè soggette nella maggior parte dell'anno a terribili alluvioni. E poi i passati Governi dell'Argentina furono sempre molto spietati cogli Indii e li hanno quasi tutti sterminati ; cosicche in quell'immenso territorio paludoso che è detto il Chaco Argentino non vi sono più Indii di sorta. Le spedizioni militari li hanno affatto distrutti, o cacciati al di là del Pilcomajo, sul territorio della Repubblica del Paraguay che ne è pieno.

Non nascondo come noi sentivamo una profonda mestizia, pensando che le rive di quel gran fiume erano in altri tempi popolate da numerose razze indigene, di cui non rimangono adesso neppur più le traccia, e che saranno forse condannate a sparire affatto dalla faccia della terra, se i Missionarii non s'affrettano a salvarne gli ultimi avanzi, sparpagliati nelle foreste vergini della zona tropicale. Bisogna proprio confessarlo a nostra vergogna, la così detta civiltà moderna è veramente implacabile con quelle povere creature e le fa spietatamente bersaglio alle palle de' suoi terribili fucili. E non devo faticare molto per addurne qualche esempio. In quei giorni stessi il mio arrivo al Paraguay coincidette con quello di uno Svizzero , che faceva parte della spedizione del signor Muller per l'Esplorazione al Chaco, ed era conosciuto appunto coll'orribile soprannome di « Cacciatore d'Indii » , ed era da tutti esaltato perchè la sua carabina non aveva mai colpito in fallo, e nel Chaco Argentino aveva già visto impavido cadere fulminati ai suoi piedi più di cento sciagurati indigeni. Cose orrende a dirsi, ma che qui più non eccitano stupore in nessuno

Ma è meglio che io continui la narrazione del nostro viaggio, poichè non mi mancherà agio di raccontare a suo luogo dei curiosi aneddoti.

Il giorno dunque 12 di maggio il vapore si doveva arrestare qualche ora nel porto di Diamante per caricare 400 sacchi di farina. È quello un villaggio in via di progresso e diventerà forse fra breve una città importante, poichè ne' suoi dintorni si sono già fissate varie colonie di Europei, ed il suolo suo produce abbondantemente un frumento che è ricercatissimo sui mercati come il migliore dell'America meridionale.

Credendo io di poter poi arrivare ancora della sera stessa e di giorno al porto della città di Paranà, desiderava annunziare con un telegramma la mia visita al venerando Vescovo di quel luogo, già inoltrato assai negli anni e molto sofferente di salute. Scesi perciò a terra col mio segretario, e mi diressi alla parrocchia per visitare il SS. Sacramento e pigliare informazioni dal Parroco. Ed ecco che con mia grandissima sorpresa mi vidi venire incontro l'ottimo Don Giuseppe Gonzales che diciott'anni fa era stato vice-parroco a Las Pìedras, quando noi accettammo la direzione di quella parrocchia. Egli mi fece le più cordiali e festose accoglienze e non si staccò più dal nostro fianco. Egli è il solo sacerdote al servizio di una popolazione di più di 20000 abitanti dispersi sopra una superficie sterminata. Volle che visitassi la famiglia del signor Pagella, genovese, venuto da piccolo e povero assai in quei paesi, e che negoziando in frumento è giunto ad essere milionario. Volle pure che visitassi un vasto edifizio governativo che doveva servire per scuola navale e la cui costruzione fu interrotta in sul meglio.

Fa pena il vedere quello stupendo edifizio già condotto a buon punto, lasciato adesso in un completo abbandono, colle sue pareti nuove già quasi crollanti... V'è chi desidererebbe offrirlo ai Salesiani perchè vi stabilissero una scuola agricola per fanciulli poveri, ma per adesso mi sembra che ciò sarebbe a noi impossibile per mancanza di personale.

Nella Diocesi di Paranà. - Le rovine di antiche meraviglie.

Ritornati dunque a bordo, seguimmo la nostra navigazione, ma avemmo la disgrazia di arrivare a notte avanzata nel porto di Paranà. Il Vicario Generale ci aveva attesi lungamente sul molo; ma sopraggiunta la notte, s'era ritirato, incaricando chi mi consegnasse una lettera, nella quale mi dava gentilmente il benvenuto, e mi autorizzava, a nome del Vescovo, ad esercitare il ministero ove io scendessi in qualcuna delle terre di quella sconfinata Diocesi.

È dessa la più vasta della Repubblica Argentina, ed il suo Vescovo, malgrado ogni zelo, non potrebbe percorrerla tutta, salvo che Iddio gli prestasse le ali di un angelo. - Senza contare i vasti territorii di Rosario e Santa Fe, dove la popolazione è così densa, essa abbraccia l'immensa zona che è chiusa dal fiume Paranà e dal fiume Uruguay, divisa nelle provincie di Entre Rios e Corrientes e nèl così detto Territorio di Missiones, che si spinge tra il Paraguay e Brasile e che è appunto ancora tra loro in litigio. Tanto che per risparmiare una guerra inevitabile, vuoi il Brasile, vuoi l'Argentina hanno sottomesso d'accordo le loro ragioni all'arbitrato del Presidente degli Stati Uniti di Nord America e se ne attende dì per dì la sentenza.

Oh! quante volte rimontando l'Uruguay, per visitar Paysandú, io spingeva mestamente lo sguardo su quelle vaste Provincie, da cui mi separava appena il corso del fiume, e salutava da lontano le belle cittaduccie di Gualeguaychú, di Concepción, S. José, Concordia ed altre, ne' cui territorii sono sparsi tanti e tanti Italiani emigrati , senza sacerdoti, senza guida e senza conforto ! Sarà egli giunto il momento di soccorrerli?

L'attuale Presidente della Repubblica Argentina, Luigi Saenz Pena, uomo di gran cuore e vasta esperienza, è ammiratore entusiasta dell'Opera di Don Bosco, ed avendo saputo da Monsignor Cagliero che io avrei intrapreso questo lungo viaggio , volle vedermi, e colmandomi di cortesie, mi fece le più vive istanze perchè non tralasciassi d'introdurre i Salesiani in quelle regioni. Mi munì di lettere commendatizie pei Governatori di quei luoghi e mi promise ogni suo appoggio personale ed ufficiale per lo stabilimento dei Salesiani in quelle terre.

Navigammo ancora tre giorni interi prima di giungere a Corrientes, capitale della Provincia dello stesso nome , soggetta ancora, come dissi, al Vescovo di Paranà.

Appena il vapore gettò l'àncora, venne a bordo a ricevermi l'egregio senatore Carlo Avalos, col sacerdote D. Arachevaleta, spagnuolo, che mi accompagnarono gentilmente a visitare il Presidente della Provincia, signor Virasoro, al quale consegnai la lettera di Saenz Peña. Conversammo lungamente dei bisogni della Provincia e dell'Opera di Don Bosco, ma non credetti bene prendere per allora impegni di sorta. Poichè il servizio religioso nella città e fuori è prestato con zelo da due conventi di ottimi Padri Francescani , che io visitai. L'uno è composto di religiosi italiani, dipendenti dalla Congregazione di Propaganda di Roma. S'immagini che consolazione il trovarci insieme a quella enorme distanza dalla patria comune.

Fu una vera festa per loro ed un gran conforto per noi. Avrei anche veduto con sommo piacere il nostro caro Adamo, quegli che ci fu compagno nel 1876 alla prima spedizione per l'Uruguay e che oggi si trova in quel convento a finire in pace la sua vecchiaia ; ma in quell' ora ci si trovava fuori a pigliar aria, ed io dovetti in fretta ritornare a bordo per continuare il mio viaggio.

Dopo tre ore, lasciammo a destra il fiume Paranà, che si interna prima tra l'Argentina ed il Paraguay e poscia si piega più ad oriente, fino a perdersi nelle foreste del Brasile e giungere alle sue fonti, tra le catene de' monti che corrono vicino all'Oceano Atlantico. Dalla città di Corrientes in su la navigazione del Paranà è difficile per due giorni e poi diventa affatto impossibile pei frequenti salti e maestose cataratte ed orribili precipizi.

Ed è appunto colà che cominciano le sue sponde ad essere popolate da numerose tribù selvaggie. È colà che i Gesuiti nei secoli passati operarono quei prodigi di zelo e di senno che sono e saranno sempre l'ammirazione del mondo. All'entrata di quelle foreste si scorgono ancora i ruderi dei loro celebri collegi, le rovine sparse delle chiese dorate e delle superbe torri. Ma invano cerca il cuore di risvegliare l'eco di quegli inni e di quei canti che s'alzavano un dì al cielo da migliaia di cuori semplici come fanciulli; invano cerca lo sguardo quei campi e quei frutteti coltivati da migliaia di Indii, dal loro zelo inimitabile guadagnati alla religione ed alla civiltà.

Tutto è ora distrutto, tutto sterminato. Gli Indii si sono rinselvati e tra quelle maestose e solitarie rovine si accovacciano le tigri e strisciano velenosi serpenti.

(Segue).

I dodici Missionari partiti da Torino nel maggio scorso. - Ai primi di agosto già erano tutti giunti a loro destinazione. Il viaggio di Don Unia fu il più lungo : durò dal 29 di maggio fino al 6 di agosto, Il Salesiano che lo accompagnava , con lettera in data 18 agosto ci dà contezza delle festose accoglienze ricevute ad Agua de Dios dai poveri lebbrosi , i quali sembrano ora rivivere per l'arrivo tra di loro di chi amano come un grande benefattore.

Gli altri, partiti da Bourdeaux sul grosso vapore inglese detto Britannia alla volta di Montevideo, Puntarenas e Valparaiso, oltre all' aver dovuto per ben due volte distaccarsi da qualche amato confratello , ebbero a soffrire un' altra spina ben dolorosa nella persona del loro capo.

Così ci scrive uno di essi, il caro Francesco Fossa: « Era stabilito che D. Scavini, il capo della nostra carovana diretta a Valparaiso, non dovesse entrar nella valle del paradiso senza passare pel purgatorio. Durante il viaggio gli si era manifestato un foruncolo proprio sulla rotella del ginocchio sinistro. Pareva cosa da niente. Ma col freddo di Puntarenas cominciò ad infiammarsi, e continuò sempre più via via finchè giunse al punto da fargli perdere completamente il sonno e cagionargli spasimi acutissimi. Il medico di bordo si provò a far qualche cosa, ma sarebbe stato meglio che non gli avesse fatto niente. Giunto a Coronel, non ne poteva proprio più ; scendemmo dal vapore e pigliammo la ferrovia per Concezione, dove fummo accolti come sanno accogliere i confratelli salesiani. Quivi Don Scavini voleva fare da sè la scala per ascendere alla stanza; ma a metà dovette cedere al dolore e lasciarsi portare. Chiamato il dottore, protestò che il male era gravissimo, e che in coscienza non poteva proseguire il cammino. Dovette quindi mettersi a letto ; e partimmo noialtri per Valparaiso , dove arrivammo felicemente il 17 luglio. Ma intanto il nostro capo soffriva, e il male cresceva, a segno che il dottore non si azzardò più a curarlo da solo , ma volle se ne chiamasse un altro. - Però, in mezzo ai suoi dolori , D., Scavini ebbe la consolazione di vedere quanto sia grande la carità dei Salesiani di Concezione. Sono in tutto quattro preti che devono mandare avanti un collegio grandissimo, e prestare inoltre la loro opera in più d'una chiesa della città. Eppure, con tutto questo sanno moltiplicarsi a misura che moltiplicano i bisogni: e D. Scavini ebbe a dire che non fu mai lasciato un momento solo nè di giorno nè di notte, e che gli prodigarono tutte le cure immaginabili, con quanto sacrificio delle loro persone Dio solo lo sa. D. Scavini però, a vista di tanta abnegazione e del loro piccolo numero, non potè a meno di sentirsi obbligato a scrivere una lettera a Valparaiso, chiamando il Ch.° Richetta e lo scrivente perchè andassimo a dare una mano in caso di bisogno. Partimmo difatti, e arrivammo a Concezione il 23 luglio, avendo la consolazione di trovare il nostro superiore in uno stato di convalescenza. - Un altro non piccolo conforto per Don Scavini fu il vedere quanta stima ed affetto si abbia da tutti per i Salesiani. Appena a Concezione si sparse la notizia che egli era infermo, S. E. R.` il Vescovo e moltissimi altri del clero e del laicato si fecero una vera premura di andarlo a trovare. In mezzo alle sue sofferenze fu certo questa una bella consolazione. - A detta dei medici, egli l'ha proprio scampata bella. Fortuna che a Coronel gli venne la buona inspirazione di discendere; che, se per disgrazia fosse andato avanti, il male si sarebbe convertito in cancrena e sarebbe stato irremissibilmente finita per lui. Grazie alle premure dei medici e dei confratelli ora è fuori di pericolo e spera fra pochi giorni di poter andare davvero a Valparaiso, terminato che abbia completamente il suo purgatorio ».

Questa lettera portava la data del 28 luglio; ulteriori corrispondenze ci annunziano la perfetta guarigione di D. Scavini e come egli siasi recato infatti a Valparaiso ad assumere la direzione di quel nuovo Collegio d' arti e mestieri.

Il povero D. Unia. - Mentre stiamo ordinando la materia di questo numero , una corrispondenza da Agua de Dios ci annunzia come il povero Don Unia, dopo qualche mese che si trovava coi suoi cari lebbrosi, fu di nuovo assalito dalla sua antica malattia e che per ordine dei medici si dovette trasportare a Bogotà con grande dispiacere suo e dei lebbrosi. Alle incessanti preghiere che questi innalzano al cielo per la sua guarigione, uniamo pur le nostre , o cari lettori, sempre però rassegnandoci ai divini voleri.

Il Presidente dell' Uruguay. - Il giorno 29 luglio scorso, il Collegio Pio di Villa Colon presso Montevideo fu in gran festa per la prima visita che vi faceva il nuovo Presidente della Repubblica Orientale dell'Uruguay, sig. Juan Idiarte Borda, accompagnato da ministri, senatori. capitani, ufficiali e da varii altri suoi amici. - Partito da Montevideo alle ore 9 del mattino, l'Ecc.mo Presidente veniva ricevuto alla stazione di Colon dalla banda popolare, che suonò l'inno nazionale, dalla moltitudine di quegli abitanti e dai Salesiani. Salito sopra di un breck, si diresse tosto verso il Collegio Salesiano, scortato da due picchetti di guardie urbane a cavallo. Arrivato al Collegio, visitò minutamente tutto lo stabilimento, ed in modo particolare l'Osservatorio Metereologico. Alle undici passò al refettorio della comunità, adornato con semplicità e gusto, con ghirlande di fiori artificiali e trofei di bandiere, tra cui appariva il ritratto dell'illustre ospite, che con vera compiacenza si assise alla stessa tavola dei Salesiani e loro alunni. Finita la modestissima colazione, il Direttore del Collegio, D. Ambrogio Turriccia, diede principio alla serie dei discorsi. Parlarono i Salesiani, parlarono gli alunni loro , e fecero sentire pure la loro eloquente parola senatori e ministri. A tutti rispose l' illustrissimo Presidente. - Come ricordo di tale festa, gli alunni del Collegio gli presentarono un suo ritratto, tutto inghirlandato di fiori artisticamente dipinti, e messo in una splendida cornice; ed il direttore di quell'Osservatorio una collezione completa di tutte le pubblicazioni metereologiche di quell'Osservatorio stesso. - Intorno alle ore 15, si passò nel teatrino del Collegio, ov'erano già raccolti molti invitati, e quei giovani rappresentarono il bellissimo dramma le Pistrine del Sac. Lemoyne, recitando fra i cinque atti poesie e prose, ed eseguendo scelti pezzi di musica e di canto in omaggio all'ottimo Presidente, il quale ritornando in sulla sera alla capitale colla sua nobile comitiva, vi riportava le migliori impressioni del Collegio Pio dei Salesiani di Villa Colon.

- E tanto ottime furono davvero le impressioni che l' attuale Presidente dell' Uruguay riportò quella prima volta dal Collegio Pio di Colon, che pensò di tornarvi ben presto una seconda volta. Apprendiamo infatti da' giornali come egli vi si recava colà al due di settembre, col Dott. Julio Herrera ex-presidente di quella Repubblica, col Ministro della guerra ed altri magnati, per celebrare coi Salesiani la solennissima festa di S. Rosa di Lima. In quel giorno s'eseguì nella chiesa del Collegio Pio, coll'accompagnamento d'orchestra de' migliori professori di Montevideo, una grandiosa Messa a quattro voci, opera recente ed ancor inedita del Missionario Salesiano D. Pietro Rota.

Gli Universitarii dell' Uruguay e dell'Argentina.- L'Osservatorio Metereologico di Villa Colon, diretto dai Salesiani, pare sia divenuto una meraviglia per quella Repubblica. Imitando l'esempio del capo della nazione, il giorno 30 agosto, vi si portavano colà ben più di 200 studenti dell'Università di Montevideo, con una Commissione dei rappresentanti delle Università di Buenos Aires e di Cordoba. Quegli arditi giovanotti, speranza della nazione, visitarono minutamente i gabinetti elettrosismico e magnetico, ammirarono la copia di strumenti ivi raccolti e partendo entusiasmati salutarono i Salesiani con un fragoroso unanime urrà.

Per Mons. Aneiros. - La mattina del venerdì 5 ottobre u. s. nella chiesa parrocchiale di S. Giovanni Evangelista alla Boca in Buenos Aires, i Salesiani celebrarono un solenne funerale di trigesima in suffragio dell'anima del compianto loro benefattore Mons. Leone Federico Aneiros , Arcivescovo di quella città e diocesi. Pontificò Mons. Giovanni Cagliero, appositamente venuto dalla Patagonia, e vi assistette Mons. Espinosa , vescovo di Tiberiopoli , ed un numeroso clero proveniente da diverse Case Salesiane di Buenos Aires, La Plata e Bahia-Bianca. Dopo la Messa pronunciò l' orazione funebre il Sacerdote Salesiano D. Giovanni Isabella , dimostrando quanto Mons. Aneiros fosse dilectus Deo et hominibus , cuius memoria in benedictione est : orazione che venne poi pubblicata per intero nel Cristoforo Colombo del 7 ottobre. In seguito vi furono le assoluzioni.

Nel mattino tutte le Associazioni cattoliche della Boca avevano fatto una Comunione generale in suffragio dell'illustre estinto, e fu quella una bella dimostrazione di quel quartiere che seppe riconoscere i meriti e le virtù del buon Prelato.

In tutte le altre Case Salesiane dell'America e specialmente dell'Argentina e Patagonia si fecero speciali suffragi per l'anima di un tanto Pastore e Padre.

GLI ANTICHI ALLIEVI sulla tomba dell'amato loro Padre.

IL 25° ANNIVERSARIO della 1a Dimostrazione di filiale riconoscenza degli antichi Allievi dell'Oratorio Salesiano al loro Maestro e Padre D. GIOVANNI BOSCO.

L'anno 1870 alcuni antichi allievi di D. Bosco si accordarono insieme ed andarono la mattina del 24 giugno a visitarlo. Gli lessero un breve componimento di augurio e gli presentarono un mazzetto ed un piccolo ricordo come segno dell'imperitura riconoscenza che sentivano pel loro padre e maestro. Egli gradì questa manifestazione di figliale gratitudine e li invitò seco a pranzo. Negli anni seguenti il numero degli aderenti alla dimostrazione e partecipanti alla festa andò man mano crescendo, e dopo la morte dell'impareggiabile educatore, l'adunanza continuò intorno all'ottimo successore di D. Bosco.

Quest'anno adunque ricorreva per la 25a volta la festa degli antichi discepoli dell'Oratorio Salesiano, e vi fu chi propose di dare alla memoria del buon Padre un attestato particolare di affetto col raccogliersi in buon numero intorno alla sua tomba a pregare per l'anima sua e per quella dei compagni defunti. A questo scopo venne fissata la domenica 21 ottobre.

La mattinata era bellissima, verso le 9 un 115 antichi condiscepoli tra sacerdoti, professionisti, industriali ed artigiani si raccolsero nella Chiesa del Collegio di Valsalice. Il M. R. D. Piano, curato della Gran Madre di Dio in Torino, celebrò la Messa: l'altare vagamente adornato a festa, splendeva per molti lumi e l'orecchio era deliziato dalle dolci note di un harmonium, e dalle voci di un gran numero di giovanetti. La maggior parte dei presenti si accostarono con esemplare divozione alla Mensa Eucaristica, mentre l'aria intorno risuonava del soave canto dell'O salutaris Hostia! Dopo la Messa, il celebrante ricomparve all'altare e pronunciò un bellissimo discorso di occasione. E impossibile rappresentare a chi non l'ha udito la maestria e l'affetto con cui evocò la cara immagine del comun Padre.

Narrò alcuni commoventi episodi per mostrare con quanto affetto D. Bosco accogliesse gli orfanelli per farli buoni cristiani e buoni cittadini. Encomiò la pietà degli uditori e li consigliò a visitare frequentemente la tomba di un tant'uomo, da cui avrebbero attinto sempre nuove forze per mantenersi quali voleva fossero i suoi figli, cioè uomini nel miglior senso della pa rola. Augurò poscia a tutti di ritrovarsi in Valsalice di quì ad altri 25 anni, affine di celebrare solennemente il cinquantenario della istituzione degli antichì allievi, oppure di fare in modo di andarlo a celebrare con D. Bosco e molti antichi compagni in Cielo. Seguì il canto delle Litanie in musica e poi la Benedizione del SS. Sacramento impartita dal medesimo Teol. Piano, assistito da altri due sacerdoti della stessa comitiva.

Erano le 10 1/2 quando finì la bella funzione. Allora alcuni si sparsero pei cortili discorrendo amichevolmente degli anni passati insieme all'Oratorio, altri visitavano il Museo delle Missioni o il Gabinetto di Fisica, mentre una parte approfittava di quella limpidissima mattinata per fare alcuni passi lungo il pendio di quelle apriche ed amene colline.

Intanto s'avvicinava mezzodì e tutti si aggrupparono alla porta del collegio per salutare D. Rua che arrivava da Valdocco. Finite le accoglienze che durarono più di mezz'ora, si andò a tavola. Le mense erano imbandite in una amplissima sala addobbata appositamente. Ornavano le pareti i ritratti di San Francesco di Sales, del Sommo Pontefice, di Mons. Arcivescovo di Torino, di D. Bosco e di D. Rua, e di altri personaggi.

Verso la fine del pranzo si alzò il Teol. D. Reviglio, parroco di S. Agostino, uno dei primi allievi di D. Bosco, membro solerte del Comitato promotore, e con voce commossa rivolse il fraterno saluto a tutti i commensali; ringraziò D. Rua ed il Rettore di quella Casa per la gentile accoglienza ed il lauto banchetto ; commendò l'eloquenza ed il buon cuore che aveva dimostrato poc'anzi in Chiesa il suo collega ed amico D. Piano, rivolse parole di lode all'ottimo Presidente della Commissiono sig. C. Gastini ed a' suoi coadiutori, e tenne l'uditorio per lungo tempo attento ed allegro, infiorando il suo dire con bei motti e facezie che provocavano frequenti applausi. Il Can. Berrone prese quindi la parola per salutare anch'esso i convenuti ed invitarli a rivolgere il pensiero ai compagni assenti. Mostrò particolare dispiacere per non vedere presente l'egregio segretario della Commissione, prof. A. Fabre, traslocato poco prima da Torino ad Ancona. Fu applaudita la sua proposta di spedirgli per telegrafo un cordiale saluto con voto di non lontano ritorno nella nostra città. - Il Sig. Fumero , altro membro della Commissione, fa anch'egli un bel discorsetto collo scopo di invitare gli astanti ad offrire qualche piccola somma pel Monumento che sta per essere innalzato a D. Bosco in Castelnuovo d'Asti, sua terra natale. Mentre tanti e tanti ammiratori del caro nostro Padre si vanno adoperando in vario modo per renderne più gloriosa la memoria, quelli che crebbero e furono educati nella sua casa, alla sua scuola se ne resteranno indifferenti spettatori? - Si accetta l'invito, e parecchi piatti portati in giro accolgono le offerte collettive che produssero la somma di Lire 65,15, restando inteso che ciascuno in particolare manderà con suo comodo un'altra offerta a Mons. Rossi, Parroco di Castelnuovo d'Asti.

Il prof. Mignone improvvisò alcune parole piene di affetto e gratitudine per D. Bosco e per tutti i Salesiani. Poco stante in mezzo alla più viva aspettazione, ecco alzarsi D. Rua : si mostrò come sempre sorridente e gaio qual soleva essere D. Bosco. Rispose a D. Reviglio dicendo che alla sua volta ringraziava prima lui che aveva fatto la proposta di una festa così bella e poi tutti gli altri che l'avevano approvata e messa ad effetto. Nel 1870, al tempo della 1a dimostrazione figliale degli antichi allievi, l'Opera Salesiana consisteva nell'Oratorio di S. Francesco di Sales, nel Collegio di Mirabello ed in quello di Lanzo. Quanto progresso in questi 25 anni! Accenna alle molte case sorte in Italia, in Francia, in Inghilterra, in Ispagna, nella Svizzera, in Austria, nel Belgio, in America, in Africa, ed in Asia, mostrando così come l'Opera di D. Bosco è l'Opera di Dio, a cui dobbiamo render grazie per averci dato sì gran maestro ed ognora mostrarci degni figli di un tanto padre. Prende l'occasione per presentare agli adunati un prete dalla lunga barba nera, certo Rev. D. Jusefidi, il quale appartiene alle Missioni dell'Africa; quindi ne fa alzare in piedi un altro, il Rev. D. Vercauteren, destinato alla Casa di Betlemme, e poi additando il commensale che gli stava a fronte, D. Tomatis, uno dei Missionari Salesiani della prima spedizione in America, lo invita a trattenersi alquanto sulle opere di D. Bosco nel nuovo mondo. Egli accetta ben volentieri l'invito. Benchè non più avvezzo da 19 anni a parlare l'italiano, il suo discorso tuttavia è correttissimo, scorrevole e piuttosto concitato. Si vedeva l'uomo esercitato nel conferire in pubblico, che sa dire molte cose bene in poco tempo. Argomento principale è la stima, la venerazione, in cui D. Bosco era tenuto in America fin da quando vi giunsero i primi suoi inviati. I Salesiani sono nello loro fatiche, quasi si direbbe, preceduti da D. Bosco stesso e quindi molto bene possono fare tra i selvaggi e tra gli Europei che da lungo tempo dimorano in luoghi remoti senza sacerdoti e senza Sacramenti. Parla con affetto speciale dei milioni di nostri compatrioti che accolgono con trasporto il prete salesiano, quando li incontra nelle sue peregrinazioni. Al suo ritorno in America saluterà a nome dei presenti Mons. Cagliero e gli altri antichi compagni che sono oltre l'Oceano; parlerà dì questa festa agli antichi alunni di quelle Caso Salesiano dove esiste come qui in Italia la lodevole consuetudine di radunarsi una volta all'anno per mantenersi sempre uniti e memori dell'educazione ricevuta. Questo discorso che rapì le menti di tutti parve terminar troppo presto, tanto era gradito, coronato da fragorosi applausi. - Restava ancora la parte brillante e sempre piacevolissima che suol fare il simpatico Gastini in cosifatte circostanze. Una lunga serie di rime giocose, parte in italiano e parte in piemontese, tennero tutti quanti in ilarità sempre crescente a cagione delle inaspettate e graziose trovate che uscivano dalla bocca del Menestrello Salesianorum per omnia secula seculorum (1). Indi prende nuova mente la parola D. Rua, tenendo in mano un bel calice nuovo, che i suoi ospiti avevano fatto fare a spese comuni o glielo presentavano come segno del loro affetto e riconoscenza. Ne esamina i fregi, ne legge la dedica cesellata nel piedestallo e dice che quel grazioso oggetto sarà destinato alla cappella della Pietà presso la tomba di D. Bosco e che fra poco sarebbe tornato a Valsalice per celebrarvi la S. Messa adoperando per la prima volta quel calice, sicuro di fare a tutti grande piacere. Le ovazioni e gli applausi, gli evviva a Don Bosco, a D. Rua, agli antichi compagni, ai Salesiani di tutto il mondo furono spessissimi, cordiali, unanimi.

Un ultimo oratore parlò della convenienza di procurarsi tutti un ricordo di così cara giornata facendosi fotografare tutti insieme per offrire poi una copia del gruppo per memoria a D. Rua. L'occasione è propizia e non si ripresenterà tanto presto. L'amico Deasti tien già pronta nel cortile la macchina fotografica. Si accetta con applausi la proposta e si esce dalla sala.

Durante il pranzo la banda dell'Oratorio di San Francesco di Sales, meritarnente lodata, rallegrava con dolci sinfonie, e attirandosi la gratitudine e la lode dei convitati.

PROF. G. M.

(1) Riportiamo qui volentieri l'ultima strofa della briosa poesia.

Del sommo Poeta della Dimostrazion filiale Viva il suo nome ognor bello ed immortale. E gli Annali della Salese Congregazione Ricorderanno ai posteri un tanto campione. Viva Gastini per ommia secula seculorum Poeta sommo et Menestrelius Salesianorum„ Su, o compagni, un battimano Al Menestrello del Salesiano.

GRAZIE DI MARIA AUSILIATRICE

Ricorso a Maria! - La giovane Panero Giacomina di Cherasco si trovava assalita da un malore così strano, unito ad una tosse sì accanita, che le rendeva intollerabile la vita. Essa non poteva aver un minuto di quiete ne di giorno, nè di notte. Se coricavasi, il riposo era per lei un vero martirio; rimanendo alzata, soffriva dolori insopportabili. Allora una sua amica le suggerì di raccomandarsi a Maria Ausiliatrice, e di far celebrare un triduo di Messe al suo altare. Cosa ammirabile ! nell'ultimo giorno del triduo l'inferma si trovò pienamente libera dal suo male, e piangendo di consolazione per la grazia ricevuta venne a ringraziare la celeste Madre depositando nel suo santuario di Torino una graziosa offerta.

Torino, Agosto 1894.

Sac. DOMENICO BELMONTE.

Oh ! Maria, quanto sei buona e insieme possente ! -Il giorno 25 luglio u. s. verso sera improvvisamente sviluppossi l'incendio in un nostro fienile, ed essendo questo circondato da case, si temeva che anche queste bruciassero. Ma dopo quattro ore circa di lavoro indefesso e di preghiera fervente alla cara Madonna di Don Bosco, all'Ausiliatrice dei Cristiani, si potè spegnere il fuoco. Tutto però non doveva finire li, e il giorno dopo, 26, verso le ore 2 1/2 pomeridiane ecco una voce ci avverte di un altro incendio ad una casa attigua al sopradetto fienile, in centro a molte altre e in istrettissima comunicazione colla nostra. In men che non si dice, il fuoco, favorito dal vento, prese forza e proporzioni sì vaste, che non solo l'incendiata, ma ancora le altre vicine abitazioni si prevedevano distrutte e arse; ma più di tutte la nostra che già nella parte superiore crepitava per le fiamme entratevi e già ogni stanza era sì piena di fumo, da essere impossibile il trattenercisi.

Il terrore da cui fummo invasi è indescrivibile, pensando che in un colla casa ci sarebbero bruciate eziandio la sottostante stalla, un altro fienile, un porticato di legno, sotto cui era riposto tutto il nostro frumento ancora in covoni, la legnaia piena di fascine e legna secca, il pagliaio e tutti i mobili di casa e attrezzi rurali, rimanendo così tutti sul lastrico in quattordici persone tra adulti e fanciulli ! Per alcuni istanti restammo quasi istupiditi, inerti, incapaci di trovare, di pensare alcun rimedio. Ma passato il primo sbigottimento, e chiamato l'aiuto dei compaesani per mezzo della campana e colle grida, ci sorrise una speranza; la fiducia si ripose tutta in Maria. Oh! noi tutti fidenti l'invocammo col cuore sulle labbra : Auxilium Christianorum, ora pro nobis ! E Maria ci aiutò veramente in modo straordinario e di gran lunga superiore ai meriti di noi poveri peccatori. Quasi per incanto il vento deviò direzione, poi si calmò, e la gente fu tanta e con tale slancio di carità operosa, di coraggio e di abnegazione, ch'era una meraviglia; tanto che alle 9 di sera ogni pericolo era cessato, l'incendio diminuito d'assai e il danno limitato ad una sola parte della casa primamente incendiata, restando le altre e la nostra affatto incolumi. E il salvar la nostra casa pareva a tutti dapprima cosa tanto impossibile, che tutti gridarono: È un miracolo ! Dio e la Madonna ve l'hanno salvata ! - Ma qui ancor non finisce il patrocinio di Maria, della nostra cara Madre, verso di noi. Alcuni giovinotti si trovavano sul tetto della casa, quando una trave riarsa si spezza e tre precipitano nella gran voragine del fuoco. Fu questo un momento, che non v'ha penna atta a descrivere. Ma, l'invocata Madre Divina accorse e fe' sì che per miracolo due uscissero illesi, ed uno fosse estratto privo di sensi sì, ma non bruciato, anzi neppure scottato. Apprestato. gli le debite cure e i rimedi dal medico prescritti, chiamato prestamente il Parroco, dopo un paio d'ore di torpore, che assomigliava a morte, egli die' segno di vita, e il miglioramento fu così progressivo e rapido, che alla mattina di poi ebbe forza d'alzarsi senza l'aiuto d'alcuno e girare liberamente per la stanza. E la madre di lui, che al momento della disgrazia pareva impazzita e co' suoi lamenti metteva spavento in chi la udiva, si riebbe anch'essa prestamente, ed ora ambedue godono ottima salute e ringraziano di tutto cuore la Madonna. Ora noi pieni di imperitura gratitudine verso Dio e Maria SS. che, invocata, non sa negar grazie a nessuno, anzi dirò, previene i bisogni e i desiderii dei fedeli che a Lei ricorrono ; noi assecondiamo il voto per noi fatto da una pia giovinetta, accorsa in nostro soccorso, e mandiamo ciascuno, secondo le nostre forze un' offerta a cotesto santuario, acciò per mezzo dell'Augusto Sacrifizìo sien rese grazie condegne dei favori stragrandi e molteplici, di cui ci ha ricolmi questa Madre delle Misericordie ! Evviva Gesù ! Evviva Maria!

Reno di Tizzano, 10 Agosto 1894. CLOTILDE MARCHINI IN GUIDETTI.

Un triduo a Maria Ausiliatrice - Un terribile flemone si formò nel dì 13 luglio alle reni del nostro primogenito, bimbo di 15 giorni appena. Visitato alla sera da valente chirurgo, questi disse trattarsi di cosa gravissima tanto per il carattere maligno ed infettivo del male, quanto per l'età del malato; ed esser necessaria subito un' operazione, la quale fu compiuta verso la mezzanotte. Il mattino seguente il pericolo continuava più che mai, ed il medico affermò esser il caso quasi disperato; nel pomeriggio s' aggravò ancora e da un momento all'altro il piccino sembrava dovesse soccombere. Al colmo del dolore ci venne il pensiero di rivolgerci a Maria Ausiliatrice, alla quale dovevamo tanta riconoscenza per altri segnalati favori ottenuti, ed entrambi incominciammo subito un triduo, promettendo di fare un'offerta e pubblicare la grazia se Maria SS. ce l'otteneva. Come per incanto il bimbo si quetò ed addormentò tranquillo. Alla sera il medico gli trovò un grado meno di febbre, rinnovò quindi l'operazione e ci lasciò con un barlame di speranza. Al 16 luglio si compiva il triduo, e noi proprio in quel dì abbiam avuto la somma gioia di sentirei dire : È fuor di pericolo, è salvo ! Ora è perfettamente guarito. Grazie quindi a Maria Santissima!

Torino, 11 Agosto 1894.

GELSO E LINA CONIUGI GARIGLIO.

*

Miracolosa conversione. - Figlia di Maria Ausiliatrice da dodici anni, non lasciai istante senza chiedere a Dio grazie e benedizioni speciali pe' miei cari. Ma un'anima in particolare mi stava molto a cuore, quella di un mio zio medico. Sacrifizii e preghiere, suppliche e Comunioni, tutto offrivo a Dio ed alla celeste Madre Ausiliatrice per la di lui salvezza! Dalla sua gioventù egli aveva lasciato Dio : conservava solo un ottimo cuore verso i poverelli che beneficava generosamente e dai quali era benedetto. Quando gli si parlava di Dio o dei doveri di cristiano, ei sempre finiva col dire : La Chiesa ! i Sacramenti ! Oh, io morrò bene lo stesso, poichè non faccio male a nessuno... anzi.... Il poveretto era libero pensatore e apparteneva ad un'infame setta. Ma la potente Regina Ausiliatrice, la celeste Madre che m'accolse per figlia, ebbe pietà del mio dolore e del mio affetto, e mi regalò quell'anima cheil demonio crudele godeva d'aver già sua per sempre. E seppe bene Ella rompere gli infernali vincoli ! Il carissimo zio fu colto da siro nell'esofago che lo inchiodò per più mesi in letto con atroci dolori, lasciando la mamma mia, la zia e le due figlie nella massima angoscia. Io soffrivo per lui, per tutti... Era il tempo del miracolo e lo chiesi, unendomi cogli afflittissimi parenti a pregare, ad offrire sacrifizi. Il male peggiorava, i molti consulti erano in disfavore, l'ammalato straziava l'anima e tutti temevamo una certa sciagura. - Come ? non vedrò più mio zio? Oh, Maria, se gli fui divisa in terra, fate che gli sia unita in Cielo! Oh! Maria Ausiliatrice, Madre mia, mostratevi potente qual siete!... Lo so, occorre un miracolo, ma Voi me lo potete concedere... Ottenetemelo, o Maria i ed io lo pubblicherò a tutti, lo porrò nel Bollettino Salesiano... - Tutti temevano; ma io, sebbene ricevessi nuove sempre più dolorose del caro infermo, pure avevo fede in Colei che ottenne da Gesù innanzi tempo il primo mi. racolo : e andavo ripetendo : - Maria, o Madre mia, se tutti mi fossero contro, io crederò sempre che mi farete la grazia. - Poi gettandomi innanzi a Gesù Sacramentato, poneva sull' altare le lettere che scrivevo allo zio ed ai parenti, promettendogli un mese di speciali preghiere, di sacrifizii dolorosi e di aumentare le mie forze per farlo amare. Riprese le lettere, le feci subito spedire, e ben presto ne ebbi risposta che avevano commosso assai il mio caro zio. Intanto io, colle mie allieve e consorelle, pregavo, pregavo di cuore Gesù Sacramentato e M. Ausiliatrice, sempre fiduciosa di ottenere il desiderato favore. Per ventitrè giorni non seppi più nulla da nessuno,... Scrivevo, e nulla.. questo silenzio angoscioso mi straziava il cuore. Avrei voluto volare al letto dell'amato sofferente, dargli la mia vita, la mia fede... ma le mie occupazioni, il mio dovere non mcl consentivano, e offriva a Dio anche questo sacrifizio. Finalmente al 23 maggio, mentre faceva scuola serale, mi si consegna una lettera. L' aprii tosto tutta tremante, ma pur fiduciosa. Era la mamma che mi dava la bella nuova che mio zio s'era confessato, e che sopportava più rassegnato e con pazienza cristiana i terribili suoi dolori. - O Gesù, o Maria, grazie! gridai...

Mio zio s'è confessato. - Feci osservare alle allievo che la grazia era concessa alla vigilia del Corpus Domini e della festa di Maria Ausiliatrice. Non so dire cosa provai nell'anima; solo posso dire che mi sentii vieppiù accrescere nel cuore la fiamma d'amore per Gesù Sacramentato e per Maria Ausiliatrice. - Ma questo non bastava; io volevo che l'amato mio zio facesse pur la S. Comunione. Scrissi tosto raccomandandone la riuscita alla mia buona mamma, raddoppiando le mie fervide suppliche a Maria Ausiliatrice ; ed un mese dopo, ai 22 di giugno, mi giunse l'annunzio che il mio povero zio era partito per l'eternità e che gli si facevano i religiosi funerali. Due giorni dopo una lettera della mamma mi assicura che lo zio aveva fatta una santa morte e che non contento di ricevere lui solo il S. Viatico, volle che anche quei di famiglia facessero insieme con lui la s. Comunione, dopo della quale, fatta prendere in mano la corona del S. Rosario, fece da tutti promettere a Dio su quella di non allontanarsi mai più da Lui, « perchè, son sue parole, lungi da Dio si soffre troppo ! ». - Questa conversione è una delle grazie più grandi che io abbia ricevute, e desidererei che fosse stampata per far conoscere a tutto il mondo quanto è buono Gesù Sacramentato, quanto è potente Maria Ausiliatrice. Oh! sì, grazie al Dio che affanna e che consola! Sien grazie a Colei che sempre benefica i cuori che a Lei s'affidano! .

Nizza Monferrato, 24 Agosto 1894.

SUOR MARGHERITA VEZZOLI.

Grazie a Maria ! - Serpeggiando da più di due anni in questo paese la difterite, con sommo dolore vedemmo, il giorno 5 marzo di quest'anno, cadere colpita dal terribile e dolorosissimo male la rispettiva nostra figlia e sorella di anni quindici. Sorpresala nel modo più violento e con forma la più maligna, progredì il male in brevissimo tempo, fino a costringerci ad attendere ormai di istante in istante il momento fatale. Un giorno, ridotti al colmo della costernazione, sparendo ormai anche le ultime speranze di vincere coll'arte il male ribelle, ci rivolgemmo a Maria SS. Ausiliatrice, e avutane l'immagine, la ponemmo su quel letto, che ad ogni ora pareva dovesse diventare capezzale di morte. Da quel momento, oh Vergine Ausiliatrice!... colla fiducia ritornarono i segni della grazia futura. Superata la spasmodica crisi della difterite, vennero non meno minacciosi e spasmodici i postumi del male, e un giorno tra gli altri assalita da insulti violenti di cuore era ridotta a tale, da rendersi urgente amministrarla l'Estrema Unzione. Fu allora che, in tanto frangente, presenti varie persone, postale in fronte l'immagine di Maria Ausiliatrice, cessato all'istante ogni disturbo, venne un benefico sonno, che la restituì alla meraviglia di chi, vistala la sera, più non credeva poterla rivedere al sorgere dell'alba. Ogni nuovo pericolo aumentava la nostra fede, col pensiero dei pericoli superati, ed ora, con stupore di tutti è ritornata alla primiera salute. Il medico, esperto della violenza del male, ci ripeteva testualmente : « Potete farne un quadro. Di questi casi così gravi, ne guarisce uno su cento. » Noi ringraziamo la Vergine SS. Ausiliatrice e ringraziamo cotesta Direzione se vorrà dar luogo nel Bollettino Salesiano alle nostre parole.

Somma Lombardo, 1 Settembre 1894.

TERESA RIPAMONTI ved. RivA e figlio ANTONIO RIVA

Riconoscenza ! - Il M. R. Sacerdote Biellese D. G. B. riconoscente a Maria SS. Ausiliatrice per avergli ottenuta la guarigione da una mortale malattia che l'aveva portato all'orlo della tomba, inviò dapprima una tenue offerta promessa, e poi venne egli stesso al suo santuario in Torino a rendergliene le dovute grazie.

Torino, 18 Settembre 1894.

Sac. ANGELO LAGO.

Confidenza in Maria. - Tormentata da grave malattia di tifo versavo in non leggiero pericolo di vita, quando, avendo conosciute le molte grazie che la Vergine Ausiliatrice concede a chi fervorosamente La invoca, ricorsi a Lei, ed Essa fu la mia salute. Il male ben presto diminuì, ed in breve riconobbi un repentino miglioramento, finchè la mia guarigione fu perfetta. Devotissima e riconoscentissima, mentre faccio tenue offerta, rendo pubblica testimonianza verso la gran Madre di Dio, nostra speranza e nostro rifugio.

S. Michele d'Asti, Settembre 1894. CATTERINA GIVOGRE.

Rendono pure grazie infinite alla potentissima Ausiliatrice dei Cristiani per segnalati favori ottenuti mediante la sua protezione i seguenti

Sac. Bartolomeo Brezza, La Morra (Cuneo) (100). - D. Gio. Battista Bussetti, Novi Ligure - Giovanni Merlo fu Francesco, Lazzaro Reale. - Maria Girodo, Torino. - Maria Metelli. - Carolina Panseri, Ved. Pellegrini, con l'attestazione del proprio Prevosto Vie. For. Chignolo d'Isola (Bergamo). - Sig.ra A. C., Occimiano Monferrato. - Maria Spalasso, Labello Ligure. - E. B. Professore, Torino. - Lucia Mina, Maestra, Villarbasse. - Corinna Luciani, Deniolli, Como. - L. Mainero, Torino -Margherita Schierano, Montiglio - Rosa Ferrando - Sig. Elisa Coopmans Contessa de Yoldi, Castel Carnasino (Como). - Una povera Orfana di Arenzano. - Maria Cerutti, Borgomanero. - C. Salvatore, Castronovo. - Maria Torelli, Costigliole d'Asti, - Ch. Maria Giuseppe Boldilli, Celana. - Sigra N. N., Vizzini (5). - Regina Bertacchi, Torino. - Maria Silva no, Torino - Paolo Chiarena, Igliano. - Carolina Gallio ne, Fontanile. - Orsola Paroiari, Cloz (Tirolo). -Una Cooperatrice di Toscana.- Rosa Pollone Ved. Cominetti. - Paolina Veglia, Beseragienna.-Sigra P. A. Asti. -I Coniugi Angela ed Angelo Grossi, Borghetto Barbera. - Maria Rossi, Torino. - Irene e Roberto Zavattaro, Borgo S. Martino. - Transito Videla, Mendoza (Repubblica Argentina). - Givogri Giuseppe, Foglizzo. - Pagliasotti Domenica, Torino. - Chiaptone Lucia, Carniagnola. - Garrone Giovanni, Baldissero. - Bagnasco Rosa, Torino. - Moutellino Bartolomeo. - Reinaudi Maddalena, Torino - Bretto Margherita, Montanaro- Gola Teresa, Pienezza.-Penna Carlo, Robbio (Acqui). - Truncano Margherita, Torino. - Rolone Giovanni, S Gerinano. - Sacerdote Marchisio per A. C, Borgo S. Martino - Sac. Gallo Pietro Vice-Curato, Trinità - Novaresio Maria, Torino. - Baracco Giovanni Priocca. - Nelva Clementina, Torino - Appendino Maria, Carignano. -D. Bruno, Chivasso. - Barco Carlo, Fresonara (Alessandria). - N. Margherita, Pralormo. - Suor Maria Coletta p. S. S. C. - Tonello Domenico, Cigliano. - Balbo Alessando, Torre S. Giorgio. - Rocca Giorgio, Cherasco. - Carlina Teresa, Racconigi. - Casa Domenica - Mignotti Maria, Nichelino. - Ferrari Antonio, Torino. - N. N., Piova (Castellamonte.)-Mestarini Sostene - Guglielmo Elia, Isolabella. - Cullino Giuseppa, Rivoli - Cavaia Catterina- Ramello Giovanni, Osasio. - Cerutti Maria, Volpiano - Baravalle Carolina Torino. - Gabutti Adelina, S. Germano Vercellese - Barello Vittoria, Torino. - Durando Giuseppe, P-iubes. -Devalle Francesco, Cavallerleone. - Dellarossa Maria idem. - Tomatis Carlo. Maddalena di Possano. - Bogetto Giacomo, Gas te/rosso. - Monticone Margherita, S. Damiano d'Asti. - Tacco Giovanni, Vezza d'Alba. - Rabbino Anna, Villafranca d'Asti. - Frola Bigio, Montanaro. - Gaglione Carolina, Fontanile, -Abellonio Antonio, Priocca. - Pronino Antonio. Moretta. - Berghie Giuseppe, Bruson. - Talloni Lucia, Senni Bernezzo. - Andero Anna, Casalgrasso. - Chiappone Alessandro, Melazzo d'Acqui. - Porta Michele, idem. - Goglier Giacomo, Rovello. - Petigiani Donata, Avigliana. - Signorile Teresa, Rovello. - Banducco Francesca, Saluzzo. - Gallo Catterina, Torre S. Giorgio -. Tenevella Michele, Rivoli - Arduino Francesca, Chivasso. - Fascio Giovanna, Castelrosso. - Ferrero Celesta, Torino - Perucca Angela, idem - Ge D. Ercole Prev. Lornello. - Gibello Pietro, Castelrosso. - Gareggio Maria, Castelrosso. - Gareggio Giuseppa, Castelrosso. -Gareggio Agnese, Cestelrosso. - Bagnati Luigi, Bellinzago. - Giulia Carolina, Bellinzago. - Bianco Teresa, Villanova d'Asti. - Bianco Margherita, Villanova d'Atri. -Bianco Lucia, Villa-nova d'Asti. -Mosso Anna, Villanova d'Asti. - Figazzola Teresa, Occimiano. Caneparo Angelo, Alba. - Dna Paolo, Carntiagnola. - Occello Maria, Carantiagn.a. - Camerauo Cristina, Asti. - Ponte Anna, Bibiana. - Girando Lucia, Bibian,a. - Morandi Maria, Agra - Caaterinn laddalena, Torino. - Fonti Luigia, Torino. - Zucchi Giuseppe, Mogli.aao Alpi - Albina Ved. Ferrara. Torino. -Bovio Carolina, Bellinzago. - Acastello Antonio, Mistrù (A merica del Sud). - Luigi Barberis, Torino. - Emmanuole Lardone. - Catterina Barberia, Pinerolo. - D. Settimio Fiorelli , Chivasso. - Anna Delmastro , Torino.

ECO DEGLI ORATORII FESTIVI.

I.

Abbiamo ricevuto belle relazioni delle feste di S. Luigi celebrate negli Oratorii festivi di Sanpierdarena, di San Gregorio presso Catania e di San Giovanni la Punta pure in Sicilia. Ci rincresce che siano arrivate un po' troppo in ritardo e siano anche un po' lunghette. Noi ci congratuliamo di cuore con quei cari giovanetti che sanno così bene corrispondere alle premure dei loro Direttori e Catechisti.

II.

Gara Catechistica all'Oratorio di Novara - 17 Sett. 1894. È la prima volta, dacchè Novara ha la fortuna di vedere aperta tra le sue mura questa benefica istituzione, che assiste ad una gara catechistica , nuovo genere di trattenimento per noi e interessantissimo. È questa una prova novella che fa conoscere quanto si operi di bene all' Oratorio per la sana educazione della gioventù, ed una ragione di più per muovere i genitori a mandarvi con sollecitudine i proprii figli.

La gara si tenne nel teatro dell' Oratorio ; il palco era tutto pavesato con bandiere : nel mezzo sorgeva maestosa la simpatica figura dell' amico della gioventù, D. Bosco, e bellamente esposti si vedevano i premi che dovevano essere distribuiti ai giovanetti. Presiedeva alla gara S. Ecc. Rev. Mons. Pulciano. Salutato al suo arrivo da un coro di ragazzetti, che cantavano all' harmonium una canzoncina di circostanza , fu letta al suo indirizzo una bella poesia da un giovane assiduo frequentatore dell' Oratorio ; indi, dopo la recita di un dialogo sull' importanza del Catechismo , si die' principio alla gara. A schiere si avanzavano i ragazzi , tutti messi a festa , innanzi a Sua Eccellenza per recitare , e faceva proprio piacere sentirli rispondere francamente alle domande che venivano loro fatte. Si conosceva che l'avevano studiato a meraviglia, e ciò torna a lode non solo di loro , ma ben anche di quei buoni Seminaristi che li aiutarono in sì nobile compito E questi bravi Chierici furono compensati delle loro fatiche dalla splendida prova che diedero i ragazzi in quest' occasione. Eccitavano proprio curiosità e interesse ; scorrevano il Catechismo della Diocesi in tutte le sue parti senza intopparsi menomamente e recitando con senso e precisione.

La gara ebbe un esito felicissimo , e l'amatissimo nostro Vescovo fu pienamente soddisfatto si compiaceva di interrogare e distribuire di propria mano i primi premi , cosa che faceva gongolare di gioia quei buoni ragazzi. Intanto noi ci rallegriamo coll'ottimo Direttore dell'Oratorio e coi buoni chierici che lo aiutano, e auguriamo loro sempre prosperi successi, perchè possano, da questi incoraggiati, continuare alacremente a ben educare la gioventù che tanto ne abbisogna.

P. T. Coop. Salesiano.

VARIETÀ Una preziosa visita.

Il giorno 11 ottobre il nostro Oratorio ebbe l'onore d'essere visitato da S. Em. il Cardinale Michelangelo Celesia, Arcivescovo di Palermo. L'Eminentissimo Porporato, di ritorno da Lourdes, volle da Genova portarsi a Torino por ossequiare l'Ecc.mo Arcivescovo Mons. Riccardi. Quindi visitò la Metropolitana, la S. Sindone, la Consolata ed in ultimo la nostra Chiesa di Maria Ausiliatrice ed il nostro Oratorio.

Il Cardinal Celesia è un venerando vecchio di circa 81. anno, essendo nato in Palermo il 13 gennaio del 1814. Appartiene alla Congregazione Benedettina Cassinese. È insignito della Porpora dal 10 novembre del 1884 ed ha il titolo cardinalizio di S. Marco.

La Scuola di Religione in Parma.

Questa scuola, istituita dalla venerata memoria di Mons. Miotti ed affidata ai Salesiani, va continuamente acquistando ascritti ; divisa in diverse sezioni , essa conta oltre 400 giovani, molti de' quali frequentano le scuole universitarie. È difficile apprezzare, degnamente il bene che fa questa scuola tra la gioventù cattolica. La mia parola è incapace a parlarne come si deve; pur volendo darne un cenno ai lettori del Bollettino, giacche mi è concesso, citerò quanto in proposito scriveva l'ottima Sveglia di Parma nel suo numero 55 del 16 giugno scorso in un articoletto di cronaca, in occasione della premiazione degli alunni di detta scuola.

« Due motivi (così il detto giornale) trassero a Parma S. Em. il Card. Ferrari subito dopo la sua elevazione alla sacra porpora. Dare un segno di affetto particolare alla sua città natale, e appagare un vivo desiderio della gioventù cattolica Parmense. -- Si erano appena chiuse le lezioni di Religione in Episcopio, quando si seppe che Mons. Ferrari era stato eletto Cardinale. Un magnifico pensiero sorse tosto nella mente dei nostri giovani : - avere il novello Cardinale a presiedere quella che per loro doveva essere semplicemente una festa domestica per la distribuzione dei premi, ma che invece riuscì addirittura una festa cittadina, o meglio un nuovo trionfo del Card. Ferrari.

» Noi non possiamo pensare a quella festa senza provare un senso di commozione singolare. Vedere a Parma dei giovanotti che il bel mondo vorrebbe suoi, vedere un mucchio di studenti universitari che avanti ad un pubblico immenso, nuovo a questi fatti, veder quei giovani, dico, a dichiararsi cattolici, ad affermarsi tali avanti ai loro colleghi avversarii, è un fatto così imponente che davvero non ce lo saremmo aspettato a Parma.

L'accademia, se così la si vuol chiamare, era indetta per le ore 20 di venerdì (8 giugno), ma fin dalle 19 1/2 il nostro vasto e bel S. Giovanni cominciava a parere troppo angusto. Sacerdoti, religiosi, monsignori, ufficiali , soldati, signori, signore, giovani e ragazzi : tutti accorrevano a S. Giovanni, talchè alle 20 si fu costretti a chiuderne le porte per impedire inconvenienti. I nostri bravi giovani si moltiplicavano , si centuplicavano per trovarsi dappertutto, e a tutti fare gli onori di casa. Alle 20 arrivò finalmente la desideratissima... luce elettrica e fu uno stupendo colpo d'occhio salutato da un'oh ! sonoro di trecento e più giovani stanchi omai di stare allo scuro. Non mancava più che il Cardinale, trattenuto dalla splendida, spontanea e veramente democratica dimostrazione dei popolani di oltre torrente. Alle 20 e 35 una marcia trionfale sprigionantesi annunzia il Cardinale. Pare che la maestosa cupola del Correggio debba cadere: immensi e fragorosi applausi scoppiano da tutte le parti. E il Cardinale si avanza sorridente benedicendo a tutto quel mondo giovane che lo divora col suoi occhi; e a stento può trascinarsi al suo posto, sotto un magnifico padiglione circondato dalle rappresentanze di tutto il Clero e laicato cattolico della città. Dato sfogo alla prima commozione degli animi, i cantori Salesiani spandono su tutta l'assemblea un'onda di raccoglimento e di religioso silenzio col Bone Jesu di Palestrina. Quindi Mons. Vicario Capitolare, coll'animo commosso, espone all'Eminentissimo ed ai convenuti il motivo della festa, e poi colla tenerezza di un padre presenta e raccomanda al Cardinale i suoi figli, perché glie li benedica e li conforti nel bene. Uno scoppio di applausi coprono le parole di Mons. Vicario. Con gentil pensiero i cantori ci fecero gustare ancora, una volta l'impareggiabile Ave Maria di Palestrina, già eseguita alla Steccata per la commemorazione Palestripiana.

» Ma il clou della serata furono quelle che il modestissimo programma annunziava quali semplici parole dei giovani signori Pio Benassi, Terenziano Marusi e Giuseppe Broli. Parbleu ! se si chiamano parole queste, quali saranno poi i discorsi di questi giovani fatti uomini? Il signor Benassi con esattezza e precisione matematica fece la storia del movimento giovanile cattolico parmense e disse chiaramente i doveri dei giovani cattolici di fronte agli avversarii. La serenità del suo dire fece una bellissima impressione su tutti, e solo il desiderio di non interrompere il suo lindo ragionamento trattenne gli applausi sino alla fine delle sue parole. Al sig. Benassi successe il sig. Marusi, il gentilissimo professore di piano, che a nome de' suoi compagni ringraziò Sua Eminenza dell'alta degnazione avuta per loro ed affermò in modo franco il loro attaccamento al Papa. Il signor Broli poi ottenne un vero successo. Parlò del carattere cattolico con tale accento di convinzione, precisione di idee e slancio giovanile, che i bene, bravo e i battimani si succedevano freneticamente. - Mise un po' di calma negli animi l' Adoramus di Palestrina. I versi letti dal nostro giovane poeta signor Francesco Zanetti ci trasportarono ai primi anni di Sua Eminenza, che ne fu visibilmente commossa. Un generale applauso accolse poi il modestissimo Don Baratta, direttore delle Scuole di Religione, che si presentava a ringraziare Sua Eminenza e a dare l'addio e l'arrivederci a' suoi cari giovani. Mirabile la brevità e chiarezza con cui riassunse a modo di ricordo tutto l'insegnamento di un anno. Il suo modo di parlare e di esporre le cose anche più astruse ci spiegano il trasporto dei giovani verso questo giovane prete.

» Ma l'occhio dei giovani, specialmente dei più piccoli, correva al banco dei premi. Per la munificenza di Mons. Pietro Tonarelli, Vicario Generale, furono distribuiti circa 90 premi in eleganti volumi con ricchissime legature ai giovani più diligenti e studiosi delle varie classi. Ai giovani poi della 1a classe (Universitaria, Liceo, Istituto Tecnico e Ginnasio sup.) era stato proposto un lavoro a concorso per quattro premi speciali in danaro. La Commissione esaminatrice aggiudicò il 1° in lire 100 al sig. Pio Benassi, il 2° in lire 75 al sig. Paride Melloni, il 3° in lire 50 al sig. Camillo Pariset, ed il 4° in lire 25 al sig. Francesco Galli.

» Finita la distribuzione, fra il più rispettoso silenzio si alza il Cardinale e prendendo argomento dalle parole dettegli sul principio da Monsignor Vicario e da alcune altre dei giovani che parlarono , fece uno stupendo discorso, da cui traspariva la larghezza di vedute dell'Eminentissimo Porporato, ma specialmente la bontà del suo cuore. Ringraziò i giovani di avergli fatte provare in quella sera delle commozioni non mai provate in Parma, ringraziò a nome di tutti i figli di Don Bosco che con tanto amore condussero la Scuola di Religione, incoraggiò i giovani a proseguire coraggiosi nella via intrapresa, raccomandò alla loro riconoscenza il fondatore della Scuola di Religione Mons. Andrea Miotti di v. m. e conchiuse con la benedizione, ricevuta da tutti con vivo sentimento di divozione. Gli animi lungamente trattenuti dal rispetto scoppiarono allora in un subisso di. applausi, che uniti alle poderose note della marcia finale producevano una generale frenesia. La gente si riversava sul Cardinale, tutti ne volevano baciare l'anello, molti non potendo sperar altro ne baciavano la Sacra Porpora. Era uno spettacolo commovente. A stento Sua Eminenza potè ritirarsi nella sacrestia in tanto che la chiesa si sgombrasse, per rientrarci poi a gustare lo spettacolo tutto nuovo della cupola del Correggio illuminata a luce elettrica.

» Sul piazzale di S. Giovanni moltissimo popolo aspettava il Cardinale che vollero accompagnare fra gli applausi fino al Seminario. Il Cardinale era commosso. Si voltò e fra un generale silenzio ringraziò i Parmigiani delle dimostrazioni di affetto date alla sua persona, gli assicurò che non gli avrebbe mai più dimenticati e data a tutti la felicissima notte, si ritirò. Tutti erano commossi per la bontà e popolarità del Cardinale. La festa finì senza che alcun inconveniente turbasse la bellezza paradisiaca di quella sera.

» Noi non possiamo finire senza porgere le nostre più vive congratulazioni al Molto Reverendo Don Attilio Tramaloni, curato di S. Giovanni, ai Salesiani e ai nostri giovani che organizzarono una festa così bella. Congratulazioni e ringraziamenti specialissimi dobbiamo poi tributare alle Autorità che in modo inappuntabile provvidero all'ordine interno ed esterno. Sappiamo anzi che Sua Eminenza ebbe parole a questo riguardo. »

Fin qui la Sveglia. Debbo ora aggiungere qualche cosa di mio per mettere in luce l'operato dei Salesiani in Parma 9 - Parmi inutile, poichè si sono citate delle cifre e dei fatti, contro cui ogni eloquenza è un fumo !

UN COOPERATORE SALESIANO.

Da S. Giovanni la Punta a S. Gregorio.

Se è vero che i cavoli trapiantati crescono meglio , ottime speranze si hanno a concepire della nuova Casa Salesiana di S. Gregorio (presso Catania), la quale finalmente si è qui stabilita in un modo fisso, dopo aver fatte ben due tappe, a Nunziata di Mascali ed a S. Giovanni la Punta.

Il giorno otto settembre , festa della Natività di Maria , dopo di aver ringraziata la Vergine SS. dei benefizii ricevuti in S. Gio. La Punta, durante lo scorso anno scolastico, ed implorate le celesti benedizioni sopra del Vicario della Diocesi Catanese Mons. Caff , che loro con isquisita bontà aveva ospitalmente concessa la villa del Seminario, questi cari Salesiani lasciarono quella loro provvisoria abitazione per venire a stabilirsi definitivamente in S. Gregorio , dove furono accolti come in trionfo.

Stavano ad aspettarli fuori del paese il Rev.mo Parroco P. Mignemi , a cui specialmente devesi la venuta tra noi dei Salesiani, l'Ill.mo Sig. Sindaco colla sciarpa tricolore, l' Onor. Giunta Municipale colle due bandiere del Comune, poi la bandiera della Compagnia del SS. Sacramento , la banda musicale ed una folla immensa di popolo. Al por piede sul nostro territorio, il Sindaco pel primo diede loro il benvenuto esclamando ad alta voce : « Siate i benvenuti, o figli del grande D. Bosco ! Su , proseguite festosi il vostro cammino, o buoni Salesiani, giacchè voi siete ansiosamente attesi quali amici, quali fratelli ! » Rispose tutto il popolo con una entusiastica acclamazione a D. Bosco ed ai Salesiani. Intanto si formò il corteo , che , passando in mezzo a due fitte ale di popolo che continuamente acclamava agitando i cappelli e per una via tutta cosparsa di fiori, s'avvicinò al paese seguito dalla banda musicale che alternava melodia a melodia. Giunti al paese scoppiò una salva di moschetteria , le campane proruppero in un concento a festa, e le acclamazioni che salivano alle stelle ed una pioggia continua di fiori da tutte le case accompagnarono questi baldi giovani fin sul limitare della Chiesa parrocchiale. Alle 10 vi fu Messa solenne, cantata dagli stessi giovani salesiani , accompagnati dalla banda musicale. Al Vangelo ascese il pergamo il Rev. D. Piccollo, Direttore della novella Casa, il quale intrattenne per circa un'ora l'affollato uditorio , che tutto riempiva la vasta Chiesa , sul consolante argomento della Natività di Maria che allegrezza portò a tutto il mondo , rivolgendo pure speciali parole di ringraziamento pel cordialissimo e solenne ricevimento loro fatto.

Per ancor di brevità e per non offendere di più la modestia di questi alunni del Santuario, tacerò delle altre dimostrazioni di stima e d'affetto loro date in quella giornata. Solo mi permetterò di far notare un fausto presagio per questa novella Casa, che fortemente corrobora le nostre speranze su di essa. L' apertura di questa Casa si effettuò al mattino : essa quindi crescerà e risplenderà sicuramente come il sole che allora spuntava; l'inaugurazione si celebrò nel giorno solenne della Natività di Maria : come Maria quindi crescerà nelle benedizioni di Dio.

Ringraziamo adunque di cuore Iddio e la Vergine SS. che vollero regalare il nostro paese di grazie sì belle , e dopo Dio . ringraziamo pure pubblicamente il Rev.mo P. Aignemi che nella sua generosità volle dotare la sua patria di questa Casa, di benedizione. Oh! sì, voglia Maria SS., la benefattrice e la protettrice delle Opere Salesiane, ricompensare questo pio Sacerdote e stendere il suo potente visibile patrocinio sopra della Casa Salesiana da lui promossa, per farla davvero crescere e prosperare alla maggior gloria di Dio e pel bene della gioventù di questo e di molti altri paesi.

UN AMICO DEI SALESIANI DI S. GREGORIO.

Anche nella Spagna si va avanti.

Mesi sono, un diario spagnuolo annunziava come pel nuovo anno scolastico i figli di Don Bosco apriranno un nuovo Istituto a Vigo in Ispagna , nella Provincia di Pontevedra, nell' antica Galizia. E questo si deve allo zelo ed alla costanza del Sig. D. Leopoldo Gómez di quella città , il quale si è adoperato per procurar loro la bella estensione di 5128 m. q. di terreno.

I Salesiani al Portogallo.

Un'altra bella e consolante notizia del movimento Salesiano è pur la seguente : L'ultimo sabbato di ottobre partiva dal porto di Genova per via di mare un piccolo gruppo di Salesiani alla volta del Portogallo. Essi toccarono Barcellona e di lì si portarono per terra a Braga, dove erano ansiosamente attesi. Vi andarono per prendere la direzione di un antico Istituto di quell'importante città. Speriamo di poter nei numeri seguenti porgere ai nostri lettori notizie anche da quella regione.

Presso la casa natia di D. Bosco.

D. Bosco fin dai primi anni del suo ministero sacerdotale aveva fatto erigere presso la sua casetta natta una piccola cappella , ed ogni anno vi si recava con alcuni dei suoi allievi a celebrarvi la festa del S. Rosario.

Tale costume si continua tuttora dai suoi figli. Quest' anno vi si predicò tutta la Novena della Madonna del Rosario, e per renderne più solenne la festa, oltre ad alcuni cantori, v'intervenne pure la banda musicale dell' Oratorio di Torino. Essendo troppo piccola la cappelletta, previo permesso dell'Autorità Diocesana, si cantò la Messa solenne nell' attiguo ampio piazzale. Nel pomeriggio, con l'intervento di S. E. R.ma Mons. Rossi Vescovo di Pinerolo, dopo il panegirico , si fece una solenne processione col SS. Sacramento. Quei buoni villici avevano preparato con molto studio e lavoro il passaggio trionfale al nostro Dio Sacramentato tra le loro ubertose vigne. Vi erano accorsi circa tremila fedeli. Al termine della sacra funzione l'Ecc.mo Vescovo celebrante diresse calde parole di occasione all'affollato popolo : bellamente ricordò che cosa erano i Becchi, frazione di Castelnuovo d'Asti, che cosa sono al presente e predisse qual cosa saranno nell' avvenire per aver dato i natali a D. Bosco.

Dopo le sacre funzioni si tenne pubblica accademia per divertimento di quel popolo, il quale ogni anno si tiene felice di potere colà rivedere i figli di Don Bosco.

La dimani i nostri giovanetti si recarono al vicino paesello di Mondonio a far visita alla tomba del pio giovanetto Savio Domenico. Furono accolti paternamente da quell' ottimo parroco. I musici diedero breve concerto, a cui accorse tutto il paesello : ed un nostro sacerdote rivolse agli accorsi brevi parole intorno al compianto caro giovanetto Savio Domenico, fiore bellissimo della Scuola di D. Bosco.

Conferenza Salesiana.

Un corrispondente da Vercelli scrive all'Italia Reale in data 22 ottobre : - Il M. R. Don Pentore Salesiano, che predica in S. Michele il mese del Rosario, tenne ieri, nella parrocchia di S. Agnese, una Conferenza a benefizio delle Opere di Don Bosco. Molti furono gli accorsi e tutti uscirono soddisfatti. Egli fece conoscere appieno i beni che apportarono ed apportano tuttora alla società le Opere suddette, indicando in pari tempo quali mezzi siansi praticati per sostenerle. La verità delle sue parole, e la veemenza onde erano pronunciate eccitarono negli ascoltanti tale entusiasmo, che li avrebbe spinti ad acclamare se il luogo sacro non l'avesse vietato.

Pei Collegi Salesiani.

Per risparmio di tempo e di spesa, chi desidera far accettare giovani nei varii Collegi od Oratorii Salesiani, dei quali demmo l' elenco nel mese di agosto, o voglia avere i rispettivi programmi con maggiori informazioni, sarà conveniente che si rivolga direttamente ai singoli Direttori, i quali soli possono subito dare risposta in proposito.

Rimembranze di D. Bosco.

Leggiamo con piacere riprodotte dall'Ill.mo Commendator Luigi Dell'Oro di Giosuè nell'ottimo suo periodico : « Il Setaiolo o la ricchezza d'Italia » alcune belle rimembranze della vita di D. Bosco. Noi ne ringraziamo con la più sentita riconoscenza questo esimio nostro benefattore. Figli dell'incomparabile D. Bosco, non possiamo fare a meno che provare giocondissima soddisfazione ogni volta vediamo ricordato con affetto il nostro carissimo Padre. - Auguriamo pertanto sempre maggior diffusione al sullodato periodico, che sebbene sia solamente trimestrale, tuttavia ha una tiratura di quasi centomila copie. È una vera provvidenza per quanti vogliano occuparsi di bachi da seta. (Direzione : - Milano, Via Silvio Pellico, N. 12.).

Gli Italiani In Francia.

La Ciotat. (Bocche del Rodano). - Nella cappella (detta dei Penitenti) di questa città, officiata dai Salesiani, si celebrò dalla colonia italiana ivi residente la festa solenne dell' Assunzione di Maria , con vero trasporto di divozione.

Alle 6 del mattino vi fu Messa della 1a Comunione di sette poveri fanciulli, i quali si prepararono a questo grande atto con esemplare edificazione. Poscia altra Messa in musica verso le 7 1/2. Alla sera Vespri solenni, e prima accettazione delle Figlie di Maria fatta dal Rev. Signor Parroco di questa città. Il degnissimo pastore ebbe parole di grande incoraggiamento per le associate animandole a perseverare nel bene incominciato. Gli italiani profittarono di questa circostanza per manifestare pubblicamente al Rev. Signor Parroco tutta la loro riconoscenza per la paterna sollecitudine che addimostra per il bene delle anime loro.

Un bell'inno di circostanza in onore del suddetto sig. Parroco chiuse la cara festa lasciando in tutti la più soave rimembranza.

La Ciotat, il 16 Agosto 1894.

UN AMMIRATORE delle Opere Salesiane.

La Pia Associazione dell'Adorazione quotidiana universale.

Con piacere abbiamo appreso come questa Pia Associazione, già da parecchi anni canonicamente eretta in Torino, e della quale parlammo più volte nel nostro Bollettino, con Breve Apostolico del 21 agosto scorso fu dal S. Padre Leone XIII elevata alla dignità e titolo di Arciconfraternita, avente, siccome Primaria, la facoltà di aggregare a sè simili Associazioni di altri luoghi, nei confini però dell'Italia, e di comunicare loro tutte le Indulgenze ad essa concesse.

Quest'atto del Sommo Pontefice chiaramente ci manifesta il suo vivo desiderio che dappertutto si estenda un'Opera tanto proficua, qual'è questa che ha per iscopo di ravvivare in tutte le classi sociali la fede pratica nella reale presenza di Gesù Cristo nella SS. Eucaristia.

Eco della voce e dei desiderii del Papa, il Congresso Eucaristico di Torino, il XII Congresso Cattolico italiano tenutosi in Pavia ed il I Congresso Francescano di Novara raccomandarono caldamente la diffusione della santa pratica dell'adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato, facendo voti ch' essa diventi generale ed abituale fra i cristiani. Inoltre fecero un caloroso appello ai Rev. Parroci, ai sacri Oratori, ai Membri di Congregazioni, Sodalizi, Associazioni Cattoliche, ecc., affinchè volessero estendere il loro santo apostolato a favore di quest'Associazione che devo potentemente contribuire alla tanto sospirata cristiana ristorazione della società.

Mentre godiamo di questi onori resi ad un' Opera in apparenza tanto semplice, eppure tanto vantaggiosa tra i fedeli, noi facciamo umile preghiera a tutti i nostri Cooperatori e Cooperatrici perchè vogliano farsi zelanti propagatori di essa appresso i loro parenti, amici e conoscenti.

Per erigere quest'Associazione e per particolari informazioni bisogna rivolgersi all'egregio Direttore centrale della Pia Associazione, sig. Prof. D. Amato Scala, Via Principe Amedeo, 26, Torino.

Per aggregarvisi basta far iscrivere il proprio nome e cognome nel registro di qualunque Chiesa ove sia costituita l'Associazione.

L'impegno che si assume ogni inscritto è d'una visita giornaliera al SS. Sacramento, anche della durata di un sol minuto, senza però che si commetta colpa alcuna trascurandola anche senza motivo.

Per l'insegnamento religioso nelle scuole.

L' Opera della Conservazione della Fede nelle scuole d'Italia (che ha sede in Brescia) ha stampato una petizione da presentarsi ai Municipii per ottenere l'insegnamento religioso nelle scuole. Ciascuna petizione è capace di N. 68 nomi e si spedisce gratuitamente a chiunque ne faccia richiesta. Importa sollecitare questo lavoro, importa far presto ed avere il maggior numero di firme dei padri di famiglie , perciò in tutta Italia si faccia un plebiscito solenne , grandioso come grande è la fede degli Italiani , perchè la scuola sia conservata cristiana. Quest' opera ha un proprio Bollettino mensuale che si spedisce gratuitamente a tutti i collettori dell'Opera. Detto Bollettino, che si pubblica in Brescia , è redatto per bene ed è destinato per far conoscere agli Italiani l' Opera , il lavorio delle sètte per scristianizzare la scuola : pubblica i fasti delle scuole laiche, i frutti conseguiti dai cattolici di altre nazioni nel campo dell' istruzione. Lo si raccomanda in particolar modo ai Rev. Parroci e Presidenti di Associazioni Cattoliche. Per quelli che non possono occuparsi dell'Opera il prezzo di abbonamento annuo è di L. 2,00 , che si devono spedire al Rev. Bongíorni Prof. D. Emilio presso la Curia Vescovile, od all'egregio Avv. Cav. Tovini Giuseppe, Via Antiche Mure 497 pure in Brescia.

Contro i bestemmiatori.

Togliamo dalla Croix, che l'alcalde di Teverga (Spagna) ha imposto in virtù dell'articolo 586 del Codice penale colà in vigore un'ammenda di 5 a 25 lire a tutti i cittadini e forestieri che sulla pubblica via , in un'osteria o in altro pubblico stabilimento proferiranno bestemmie o parole scandalose. Ordinò inoltre che i recidivi in questa materia sieno messi a disposizione dei tribunali per vedersi applicate le pene che si meritano. - Esempio da imitarsi!

Uomini di Chiesa illustri per beneficenza.

Dalla cronaca contemporanea del quaderno 1051 - 7 aprile 1894 - della Civiltà Cattolica togliamo quanto segue: « Un giornale cittadino, la Voce della Verità, nel n° del 9 marzo passa in rassegna alcuni di questi uomini di Chiesa viventi , i quali si resero assai benemeriti colla scienza e colle arti utili e sono : D. Michele Unia, Salesiano che ad Agua de Dios, non lungi da Bogotà, nell' America meridionale, è a capo d'un grande ospedale di lebbrosi ; Mons. Sebastiano Kneipp, Curato di Worishofen in Baviera, il noto igienista che ha propagata la cura dell' acqua; l'Abate Anelli, l'inventore dei forni economici per diminuire il prezzo del pane alla povera gente; l'Abate Candeo, Curato di Mestrino (Padova), che con intelligenza ed amore cura le malattie delle viti che ascendono a circa 130; l' Abate Oaudéran, successore dell'ab. Richard, noto idrogeologo francese ; il Fratello Orsenigo dei Fatebenefratelli di Roma, illustre nell'arte dentaria e vera provvidenza dei poveri sofferenti ».

Un Attestato di lode.

Con piacere pubblichiamo il seguente Attestato di Lode rilasciato ad un nostro Cooperatore di Sicilia per aver promosso assai bene l' insegnamento religioso nelle scuole del suo paese. Mentre ci congratuliamo di cuore con lui, vorremmo che il suo esempio fosse seguito da tutti gli insegnanti della nostra bella penisola. Ecco il documento in data 6 agosto 1894:

« Il Sacerdote Giambattista Anzaldi, Vicario Foraneo di Butera, Diocesi di Piazza Armerina (Sicilia) assunte le funzioni del Rev. Parroco cha trovavasi assente ed avendo, a norma della legge, assistito agli esami di Religione, sente il dovere di rendere un meritato encomio ai giovanetti della 5' classe elementare di detto Comune, diretta dall' Egregio Prof. e Cooperatore Salesiano Sig. Enrico Riggio, i quali la mattina del 20 luglio u. s. essendo stati interrogati sulla materia, risposero con tale prontezza di spirito ed in un modo così esatto da farne provare una piena soddisfazione. L'esame versò sul Catechismo dell'Ecc. Mons. Mariano Palermo, Vescovo della Diocesi ; e lo scrivente è ben lieto di poter affermare che dalla prima fino all'ultima domanda nessuno degli allievi lasciò nulla a desiderare. Or, mentre egli ne fa plauso ai detti alunni, a loro incoraggiamento e a stimolo di emulazione dei compagni, non può non tributare la sua sincera espressione di stima, di riconoscenza è di affetto al prelodato Sig. Riggio , uno tra i pochi , che sentono l' importanza della missione di educatore in Italia, il quale sì è adoperato cotanto e con la parola e con la stampa a pro dell'insegnamento religioso, fondamento unico di morale e civile progresso. Possa egli avere degni imitatori in questa santa missione pel bene della gioventù e della patria ! »

BIBLIOGRAFIA

PANEGIRICI E DISCORSI INEDITI DEL CARDINALE ALIMONDA. - Parte Apologetica. - Vol. I. pag. XL-611. Tipografia Saleslana - Torino : prezzo Lire CINQUE a beneficio della Chiesa di S, Gîoachino in Torino.

Opera assai commendevole va compiendo Mons. Raffaele Forcheri nel pubblicare gli scritti lasciati dal Cardinale ALIMONDA di sempre veneranda memoria. Fecondo di immaginativa, ricco di dottrina, maturo di senno, ridondante di affetto, l'Alimonda possedeva tutte lo doti pel ministero della parola; e quindi va giustamente lodato per felice abilità nel tratteggiare con mano sicura la tela dei suoi discorsi , nel colorirla con leggiadra varietà di tinte , nel dire maestoso accoppiato alle grazie dello stile. Del che se già non avessero data luminosa prova i volumi delle Conferenze e dei Panegirici pubblicati negli anni scorsi, basterebbero a darvela gli scritti contenuti nel recente volume.

In questo (dopo l'elogio funebre del Cardinale stesso letto in Torino con tanto plauso da Mons. Allegro vescovo di Albenga) si porge il panegirico della SS. Trinità, il cui pregio si rivela dalla sua partizione stessa , all' arditezza della quale corrisponde la dottrina teologica ampia, sintetica e bellamente intrecciata con l' eleganza del dettato. La maestria dell'oratore, resa più industre e dignitosa dall' ardenza del santo amore , si rivela nei discorsi intesi a dimostrare : 1° che Gesù Cristo trionfa nei secoli ; 2° per qual mezzo Gesù Cristo trionfa nei secoli. Con arte non meno ingegnosa e nobile l'oratore ci fa vedere Maria tipo della Chiesa cattolica, sublime concetto di santo Agostino , svolto con rara finezza d'ingegno, con lunga copia di dottrina. - Sant'Eusebio di Vercelli, San Gaetano Tiene, San Filippo Neri, San Vincenzo do' Paoli dànno occasione al venerato Cardinale di stendere in ampi discorsi la difesa della divinità di Gesù Cristo, la difesa del Vangelo, il rinnovamento degli Apostoli, lè bellezze dell'Associazione Cattolica.

A vago ornamento de' gravi scritti enunciati , altri non mancano alle circostanze presenti opportunissimi e l' apologetica natura del volume ha degno compimento nella illustrazione dei memorabili giubilei, Episcopale di Pio IX e Sacerdotale di Leone XIII.

Insomma questo volume si può riguardare come una ricca miniera di dottrina sacra, da cui il clero segnatamente potrà cavare grande profitto , purchè lo legga e rilegga con calma e ponderazione.

Merita un elogio la Tipografia Salesiana , che fedele al suo buon proposito, seppe procurarcene una edizione accurata, bella, elegante.

Silvano d'Orba, 21 Settembre 1894.

PROF. D. G. LANZA

Indirizzare le domande al Can. RAFFAELE FORCHERI, Torino, Via Corte d'Appello N. 2.

L'Eucaristia e il Rito Pasquale ebraico moderno. - Rivelazioni di Rocca d'Adria. - È un interessante opuscolo, che destò grande impressione al Congresso Eucaristico di Torino, ove il noto pubblicista cattolico ha fatto le sue rivelazioni: è arrivato al sesto migliaio in una sola settimana. Tutti i giornali cattolici ne hanno parlato e ne parlano con entusiasmo. - Prezzo dell'Opuscolo    cent. 20

Calendario della buona stampa. - L'Opera in aiuto della buona stampa, visti i salutari effetti ottenuti lo scorso anno, ha risoluto di diffondere a migliaia e migliaia di copie in tutta Italia, anche in quest'anno, i più autorevoli e savi ammonimenti per allontanare i fedeli dalla compra e dalla lettura di cattivi libri e periodici, infervorandoli invoce all'acquisto e alla lettura di buoni libri e di cattolici giornali. E perchè questi ammonimenti meglio si imprimano nelle menti, riunirli ad un calendario composto di tante grandi pagine quanto i mesi, da restare sospese alle pareti ed esposte alla vista di tutti, sicchè adempiano, per tutto l'anno, alla loro sacra missione. Tutti coloro adunque che manderanno almeno una lira, avranno diritto a chiedere 10 copie del detto Calendario, per, diffonderle nelle famiglie loro conoscenti. Quei che manderanno maggiore somma potranno chiederne un numero maggiore in proporzione. Per CENTO copie, Lire CINQUE soltanto, per dar agio alle Società cattoliche di farne larga distribuzione. Si prega che tali offerte siano mandate per cartolina-vaglia che è il mezzo più economico insieme e sicuro all'indirizzo: Libreria Arcivescovile per l'opera della buona stampa, Genova, ovvero all' indirizzo del Direttore dell'Opera Pr. Luigi Bottaro, Salita Passero, 6, Genova. Nella parte della cartolina riserbata allo scrivere si potrà dire il numero delle copie che si domanda. Raccomandiamo a tutti di secondare con zelo questa proposta che può far tanto bene.

Foglietti Volanti. - La Sezione Giovani dei Comitato Diocesano Milanese ha ripresa la pubblicazione dei Foglietti Volanti allo scopo di diffondere fra la gioventù ed il popolo le sane idee cattoliche, per mezzo di brevi e vivaci articoli scritti con stile chiaro e popolare. - I Foglietti Volanti non usciranno a date fisse : però ogni mese se ne pubblicherà almeno un numero illustrato, che verrà sollecitamente spedito ai signori offerenti e benefattori. - L'offerta minima stabilita in L. 0,50. Chi farà la offerta di una lira riceverà per tutto un anno cinque copie di ciascun Foglietto Volante. - Per maggior offerte maggior numero di copie in proporzione. - Chi desiderasse numeri di saggio ne faccia richiesta a mezzo cartolina con risposta pagata. - Dirigere le offerte, a mezzo cartolina-vaglia al cassiere della Commissione - Sig. Luigi Ferrario - Via S. Maurilio, 21 - Milano.

Il Monitore Liturgico. - È questo il titolo di un Periodico bimensile, che già da molti anni si pubblica in Macerata, e che ha riscosso l'approvazione universale del Clero Italiano ed Estero. In questo Periodico, che è stato concordemente lodato da tutta la stampa cattolica e specialmente dalla Civiltà Cattolica e dall' Observateur Français, oltre un completo Trattato di S. Liturgia, scritto appositamente dal Direttore, si riportano tutti i Decreti che vengono emanati dalla S. Congregazione dei Riti , non che le spiegazioni e i commenti alle Rubriche e ai Decreti dei più celebri Liturgisti. La Direzione del Periodico inoltre risolve gratuitamente tutti i quesiti, che in materia Liturgica possono esser presentati dagli abbonati, e in ogni fascicolo propone allo studio degli associati tre casi Liturgici e dei precedenti riporta le soluzioni. - Il prezzo annuo di abbonamento è di L. 3,50 per l'Italia e di L. 4,50 per l'Estero. - Rivolgersi al Rev. D. ARISTIDE GASPARRI , Direttore del Monitore Liturgico in MACERATA (Marche).

La Scuola educatrice. - È un nuovo bel periodico pedagogico didattico delle Scuole primarie, preparatorie e normali, che sorge di questo mese in Roma sotto la Direzione dell' illustre Prof. A. Avóli. Siccome la Scuola per essere educatrice dev'essere informata alla Religione, a quella Religione che fa miti gli animi e li lega in vincolo di amore, che insegna e aiuta a vincere le passioni e addestra al sacrifizio generoso , che desta i cuori alle più nobili virtù e solleva a Dio, a quella Religione insomma che ci ha insegnato Gesù Cristo ed ha per capo venerando il Sommo Pontefice, così questo nuovo periodico, mentre s'occuperà di pedagogia e di didattica, mentre avrà di mira l'istruzione, la morale ed il diletto, s'inspirerà agli alti ideali di questa Religione che rende i popoli veramente civili, educati. Si pubblica tutti i sabati. - Associazione annua è per l'Italia in L. 7; per l'estero L. 9; ogni semestre Lire 4 e 5. - Rivolgersi: Libreria Paravia, Piazza SS. Apostoli; oppure : Libreria Cattolica A. Colangeli, e G. Fabbri, Piazza S. Luigi dei Francesi, 22 - Roma.

Cooperatori defunti nel Luglio e Agosto 1894.

1. Gibellini Giovanni - Castelvetro (Modena).

2. Giriodi Achille - Savona (Genova). 3. Ghione D. Giovanni - Terzo (Alessandria).

4. Guglielmotti D. Ambrogio - Monasterolo (Torino).

5. Jachino D. Carlo - Alessandria.

6. Imperatori Maria Angelica, religiosa - Saluzzo (Cuneo).

7. Lanfredi Don Giovanni Battista - Villarelli (Genova).

8. Lega Ch. Luigi - Loyni (Torino). 9. Lizza Don Leonardo - Isola della Giudecca (Venezia).

10. Longa Raima - None (Torino).

11. Lons. D. Michele - Conato (Bari). 12. Lualdi Maria - Sacconago (Milano).

13. Mascarelli Prof. Giulio Cesare - Torino.

14. Matis Giuseppina - Torino.

16. Mattone D. Giuseppe - Miroglio (Cuneo).

18. Meneghini D. Bernardo, parroco - Formeniga (Treviso).

17. Monaldi D. Giuseppe - Venarotta (Ascoli-Piceno).

18. Morandi Don Giuseppe, parroco - Amora (Bergamo).

19. Munari D. Antonio, Curato - Lastebasse (Vicenza).

20. Muzioli Don Cristiano, preposto - Ravarino (Modena).

21. Ortu D. Vincenzo - S. Vero Congius (Cagliari).

22. Parro Giacinto - Alba (Cuneo).

23. Passini D. Annibale - Gioiello (Perugia)24. Peretti D. Lorenzo - Vigone (Torino).

25. Pernati Conte Alessandro di Momo - Torino.

26. Petitti Secondina - Torino.

27. Petrino D. Francesco - Oddalengo Grande (Alessandria).

28. Pini D. Giovanni Battista - Gabbiano (Firenze).

29. Pranzini D. Eugenio - S. Alber di Piano (Bologna).

30. Rossi D. Onorato, Prevosto - Valle Lomellina (Pavia).

31. Roveri D. Pietro, Arciprete - Sarezzano (Alessandria)

32. Rozza Mare Prosdocimo - Lodi (Milano).

33. Salvatori Elisabetta - Pederzano (Tirolo).

34. Santoro Don Vincenzo - Militello Rosmarino (Messina). 35. Sardù D. Nicola, parroco - Nureci (Cagliari)

36 Savini D. Vincenzo, piovano - Pre. milcuore (Forlì).

37. Severi Dottor Gaetano - Sassuolo (Modena).

38. Scolari Domenica vedova Zanoni - Carzogo (Brescia).

39. Silvani Pietro Medico - Cherasco (Cuneo).

40. Sobri Ch. Luigi - Brescia.

41. Soresini Don Antonio Arciprete - Quartiano (Milano).

42. Spada D. Gabriele, parroco - Cavolo (Verona).

43. Suino Maria - Torino.

44. Timolati Don Andrea - Lodi (Milane).

45. Toajari D. Egidio Riccardo - Engazzà (Verona).

46. Vettori Martino - Greve in Chianti (Firenze).

47. Vettura Don Giovanni, parroco - Fiastra (Macerata). 48. Widman D. Matteo - Cassullo (Tirolo).

49. Zannini D. Giov. Battista -- Bron zola (Padova).

50. Zavaglia Angelica - Molinella (Bologna).

51. Zocco Domenico - S. Orsola Falciola (Padova). 52. Zotti Don Pietro - Gargallo (Novara ).

53. Zulberti Don Antonio - Loveno (Como).

Cooperatori defunti nell' Agosto e Settembre.

1. Andresoli Don Giuseppe - Scortichino (Ferrara).

2. Angelucci D. Augusto Francesco - Pergola (Pesaro Urbino).

3. Antonini Marina- Porcia (Udine). 4 Avanzini Comboni Vienna - Padova.

5. Baima Alonso - Volvera (Torino). 6. Baroncelli D. Felice Canonico - Faenza (Ravenna).

7. Bardelli D. Francesco - Pallanza (Novara).

8. Berta Carolina -- Castellinaldo (Cuneo).

9. 13ortoni Pietro-Alfianello (Brescia). 10. Bianco Anna - Torino.

11. Bonelli Margherita - Racconigi (Torino).

12. Bortolotti Avv. Comm. Pietro - Modena.

13. Caccia Annunziata - Gandino (Bergamo).

14. Carrozzini Gustavo - Verona.

15. Canali D. Alberto - Palazzolo (Milano).

16. Carlevato Rosa fu Antonio -S. Anna Boschi (Torino).

17. Carlevato-Savoia Giovanni - Colleretto Castelnuovo (Torino). 18. Carlevato-Savoia Domenico id. id. 19. Carta Mena. Giovanni - Cagliari. 20. Cavalieri Sac. Francesco - Modena.

21. Ceccarelli D. Bernardo , Pievano - Gallicano (Massa Carrara). 22. Cionini Sac. Tommaso - Modena. 23. Clementi Francesco   Malo ( Vicenza).

24. Colbacchini Umbellina - Bassano (Modena).

25. Colombara D. Bartolomeo - Boca (Novara).

26. Cornaglia Margherita ved. Verani - Alba (Cuneo).

27. Corporandi d'Auvare Barone Luigi, Capitano di Cavalleria in ritiro - Rio Janeiro.

28. Cristofeli Letizia - Sequals (Udine).

29. Crovato Ermenegildo - id. id. 30. Del Boca Don Francesco - Boca (Novara).

31. De Luca D. Giuseppe - Pozzo di Gotto (Messina).

82. Dezzi Bardoschi D. Francesco - Montariolo (Firenze).

83. Dho Giuseppe - Fontanetto d'Agogna (Novara).

34. Duretto Francesca - Costigliole d'Asti (Alessandria).

85. Falli Maria ved. Marenco - Acqui (Alessandria).

36. Ferrazza Catterina - Ghemme (Novara).

37. Ferri D. Giovanni Battista - Colma (Novara).

38. Furlanetto Sebastiano - Caerano di S. Marco (Treviso).

39. Galli D. Giov. Batt., Canonico - Omegna (Novara).

40. Gallo Maria di Carlo - Colleretto Castelnuovo (Torino).

41. Gandino Don Carlo - Mottalciata (Novara).

42. Garassini Don Giov. Batt. - Carcare (Genova).

43. Garbasso Domenica - S. Anna Boschi (Tori w).

44. Gasparoli Noè - Milano.

45. Geloni Rosa in Rossi - Broni (Pavia).

46. Girardongo D. Giovanni - Castel lar Guidobono (Alessandria).

47. Givogre Teresa - Bosconero (Torino).

48. Gobbato Domenico - Sernaglia (Treviso).

49. Grani Lidonia - Racconigi (Torino).

50. Gritti D. Stefano - Venezia.

51. Guassone Giuseppe - Trino (Novara).

52. Guglielmotti P. Alberto - stoma. 53. Ivaldi Giov. Batt. - Grognardo (Alessandria).

54. Lanfranchi Angela - Desenzano (Brescia).

55. Legala Cattorina - Irmo (Brescia). 56. Lenatti Marianna - Chiesa (Sondrio).

57. Lenzini Sac. Giuseppe- Maranello. 58. Levis D. Andrea - Codroipo (Udine).

59. Lionne Cav. Ing. Alberto - Ceresolo (Cuneo).

60. Loro Luigi, Stuccatore - Torino. 61. Lostia di S. Sofia Com. Gioachino Tenente Generale - Quarto S. Elena (Cagliari).

62. Lovo Luigi- Montagnana (Padova). 63. Lucarelli D. Carlo - Pergola (Pesaro-Urbino).

64. Luciani D. Nicola - Diolo (Parma). 65. Luppie Giovanni - Mirandola (Modena).

66. Marchia-Veglio Domenica - Serralunga (Cuneo).

67. Martini Guglielmo - Pamparato (Cuneo).

68. Massa Saluzzo Maria - Torino. 69. Minelli D. Gaetano - Mussomeli (Caltanisetta).

70. Molinari Cav. Dott. Domenico - Corio Canavese (Torino).

71. Mollari Giovanni - Torino.

72. Muramonti D. Rodolfo - Milano. 73. Musoni Mons. Giovanni - Cividale (Udine).

74. Mutti D. Ambrogio - Pavia.

75. Nannini D. Sante - Montecenere (Modena).

76. Noccarini Dott. Raffaele - Lucca. 77. Ognibone Diac. Gaetano - Campogalliano.

78. Orlandi Costanza - Seguals (Udine).

79. Ottone Don Gaudenzio - Agnona (Novara).

80. Paiasotti Maria - Bosconero (Torino).

81. Pecchia Stefano Bordina - Settimo Torinese (Torino).

82. Pellegrini Angola - Villatalla (P. Maurizio).

83. Penino Don Antonio - Brozzolo (Torino).

84. Perino D. Ignazio - Airale (Torino).

85. Polito Rosario, R. Notaio - Acireale (Catania).

86. Ponzone Mons. Leopoldo - Savona (Genova).

87. Radicati di Marmorito Contessa Giustina nata Larissié - Passorano (Alessandria).

88. Reghini-Piva Maria - Valdobbiadene (Padova).

89. Itegazzini Ancilla - S. Brigida (Bergamo).

90. Rizzi D. Giuseppe Plesio (Como).

91. Roetto Margherita - Barbarano (Vicenza).

92. Rocchi Alfredo - Napoli.

93. Rossi Cav. Carlo Colonnello - Battigliera d'Asti (Alessandria).

94. Rossi Don Domenico - Nibbiano (Piacenza).

95. Rossi Cav. Massimiliano - Parma.

96. Rovatti Sac. Giuseppe- Can. Prof. - Modena.

97. Sartini D. Francesco -Montegiusto (Firenze).

98. Sartori D. Cristiano, Arciprete - Salvezzano (Padova).

99. Sassot Francesco - Colleretto Castelnuovo (Torino).

100. Savoia Lucia - Id. Id.

101. Seyssel d'Aia e di Sommariva Contessa Giulia - Sommariva Bosco (Cuneo).

102. Simondi Antonio - S. Antonio (Torino).

103. Solari D. Giov. Batt. Arciprete - Rovereto (Genova).

104. Sommatis Francesca - Collaretto Castelnuovo (Torino).

105. Stoppani Angela - Ghemme (Novara).

106. Stura Delfina - Torino.

107. Tarra D. Edoardo, parroco - eremia (Como).

108. Teggi D. Gaudenzio - Carlo (Modena).

109. Tirindelli Catterina - Vittorio (Treviso).

110. Trevisan Maria - Vicenza.

111. Variato Tommaso - Chioggia.

112. Vignati Orsola - Sacconago (Milano).

113. Wernor Pietro - Zona (Tirolo).

114. Zarpelloni Angela ved. Colbacchin( - Bassano (Vicenza).

115. ZunittiD. Giuseppe - Monteaperto -   (Udine).

I nostri-lettori vorranno nei loro quotidiani esercizi di pietà ricordarsi delle sante Anime di questi cari che in vita ci furono congiunti coi dolci e forti vincoli della carità. I Sacerdoti facciano ogni giorno un memento di esse nel santo Sacrifizio della Messa; gli altri offrano Comunioni, preghiere speciali e buone opere pel loro eterno riposo. Ricordiamoci sempre che questi suffragi ci verranno ripagati ad usura dalle sante Anime del Purgatorio, e che questa fiorita carità che noi usiamo verso di esse, altri la userà poi con noi medesimi dopo la nostra morte.