BS 1890s|1890|Bollettino Salesiano Ottobre 1890

ANNO XIV - N. 10.   Esce una volta al mese.   OTTOBRE 1890

BOLLETTINO SALESIANO

DIREZIONE nell'Oratorio Salesiano - Via Cottolengo, N. 32, TORINO

Sommario.

Ringraziamento e preghiera. - Recitiamo il S. Rosario! - Parole di D. Bosco e nuove grazie di Maria Ausiliatrice. - Mamma Margherita e le provvide imitatrici della sua carità. - Associazione dei Divoti di Maria Ausiliatrice. - Notizie dei nostri Missionari: una visita alle Case dell'Argentina e dell' Uruguay: ancora una visita alla Missione di S. Raffaele nell'Isola Dawson: i Salesiani nell'Argentina durante la Rivoluzione: una nuova Cappella a Puntarenas e della prima visita alla Missione di S. Raffaele: notizie compendiate. - Adorazione universale a Gesù Sacramentato. - L'inaugurazione delle nuove scuole Salesiane a Londra. -- Appendice alle notizie dei nostri Missionari: D. Costamagna in viaggio per l'Equatore. - Cooperatori defunti.

RINGRAZIAMENTO E PREGHIERA.

Mandiamo i più vivi ringraziamenti a tutti i Decurioni e Cooperatori che concorsero coll'opera loro per far che si tenessero e bene riuscissero nei loro paesi conferenze Salesiane nell'occasione della Solennità di Maria Ausiliatrice e nei mesi seguenti. Ammiriamo e lodiamo il loro zelo e li ringraziamo

qui ripetutamente ben di cuore, dopo di averli ringraziati per lettera delle limosine che raccolsero in dette conferenze per venire in aiuto alle spese ingenti che dobbiamo sostenere per le Missioni, per la erezione dell'Ospizio del S. Cuore in Roma, per la decorazione del Santuario di Maria Ausiliatrice e per altri lavori innumerevoli. Ringraziamo poi colla più viva riconoscenza tutti i benemeriti Cooperatori e pie Cooperatrici che nelle conferenze o per lettera ci diedero l'obolo della carità. Il Signore ne li rimeriti copiosamente , ne dia loro il centuplo in questo mondo e la vita eterna nell' altro.

Rivolgiamo poi la nostra preghiera a tutti e Decurioni e Cooperatori e Cooperatrici, affinchè vogliano continuarci la loro benevolenza e la loro benigna cooperazione , mediante la quale speriamo di fare del gran bene a gloria di Dio ed a salvezza delle anime.

Recitiamo il S. Rosario !

Volgeva a termine il secolo decimo secondo, quando travaglio e lutto venivano alla Chiesa di Dio da novelli eretici. Gli Albigesi riempivano di perniziosi errori le contrade meridionali della Francia ed altre regioni del mondo latino. Recavano in tutti i luoghi il terrore delle armi e s'argomentavano, a forza di stragi e ruine, di stabilire largamente la loro tirannide. Contro a siffatti nemici crudelìssimi il misericordioso Iddio suscitò un santissimo uomo, l'inclito Padre e fondatore dell'Ordine domenicano. Grande egli per la purezza della dottrina, per la santità della vita, per le fatiche dell'apostolato, prese a pugnare intrepidamente per la Chiesa, fidando non nella forza, nè nelle armi, ma più di tutto nella divozione del Rosario, che egli stesso istituì, e che egli per sè e per gli alunni del suo Ordine da per tutto propagò. Era lume ed impulso divino quello che guidava Domenico. Come venne quella maniera di pregare adottata ed usata a dovere secondo l'istituzione del santo patriarca, cominciarono a. rinvigorire la pietà, la fede, la concordia, e a cader disfatte per tutto le macchinazioni e le arti degli eretici; e moltissimi erranti furono richiamati a salute; e le armi, impugnate dai cattolici a rintuzzare gli assalti, valsero a reprimere il furore degli empi.

Recitiamo il S. Rosario ! L'efficacia e la forza della stessa preghiera apparve di bel nuovo luminosamente nel secolo decimosesto, quando le sterminate torme dei Mussulmani minacciavano di sottoporre al giogo della superstizione e della barbarie quasi tutta l'Europa. Il Sommo Pontefice Pio V, esortati i Principi cristiani a difendere una causa elle era a tutti comune, s'adoperò anzi tutto con ogni zelo perchè la potentissima Madre di Dio, chiamata colle preghiere del Rosario in aiuto, accorresse propizia al soccorso. Uno spettacolo veramente nobilissimo si offerse in quei giorni al cielo e alla terra, e rivolse a sè le menti e gli animi di tutti. Perocchè, da una parte i fedeli, non lungi dall'istmo di Corinto, pronti a dare la vita ed il sangue per la salvezza della religione e della patria, aspettavano intrepidi il nemico; dall'altra inermi, in pie schiere di supplicanti chiamavano Maria al soccorso, Maria ripetutamente salutavano colle alterne preci del Rosario, affinchè guidasse i combattenti alla vittoria. Rispose Ella alle preghiere; dappoichè, ingaggiata a Lepanto la pugna, la flotta dei Cristiani, senza gran perdita de' suoi, battuto e sgominato il nemico, ebbe una splendidissima vittoria. Per il che lo stesso santissimo Pontefice, ad eternare la memoria del beneficio, decretò che il giorno anniversario della famosa battaglia si celebrasse con solennità in onore di Maria delle Vittorie; il qual giorno Gregorio XIII consacro poi col titolo del Rosario.

Recitiamo il S. Rosario! Nel secolo scorso altre gloriose vittorie si ebbero dei Turchi, a Temeswar nell'Ungheria e presso l'isola di Corfù in due giorni, consacrati entrambi in onore della gran Vergine, e dopo molte preci a lei offerte secondo il pio rito del Rosario. Per la qual cosa Clemente XI volle, che, a significazione di grato animo, la solennità del Rosario si celebrasse ogni anno in tutta quanta la Chiesa.

Recitiamo il S. Rosario! Questa formola di preghiera è carissima alla Vergine, e piena di mirabile efficacia per la difesa della Chiesa e del popolo cristiano, ed efficacissima per impetrare da Dio pubblici e privati beneficii. Il Pontefice Urbano IV attestò che pel Rosario piovono ogni giorno benedizioni nel popolo Cristiano. Sisto IV affermò questo modo di preghiera tornar opportuno sì ad onorare Iddio e la Vergine, sì a tener lungi gli imminenti pericoli del mondo. Leone X lo disse istituito contro gli eresiarchi e le imperversanti eresie; e Giulio III lo chiamò ornamento della Chiesa romana. Del medesimo ragionando S. Pio V, diceva che, al propagarsi di questa divozione, i Cristiani, accesi dalla meditazione dei misteri, infiammati da quelle preghiere, cominciarono a mutarsi ad un tratto in altri uomini, le tenebre delle eresie a dileguarsi, e a diffondersi la luce della cattolica fede. Gregorio XIII dichiarò il Rosario essere stato dal B. Domenico istituito per placare lo sdegno di Dio e per implorare l'intercessione della Beata vergine.

Finalmente il Sapientissimo Pontefice Leone XIII invita tutti i fedeli dell'orbe cattolico alla recita del Rosario fidente che questa medesima preghiera sia per tornare altresì efficacissima ad alleviare le calamità dei nostri tempi.

Recitiamo il S. Rosario! È il libro del cieco, il manuale del povero, il libro del viaggiatore, il compagno del vegliardo, il conforto dell'ammalato.... è la preghiera del divoto figlio di Maria che snocciolando la santa corona pensa a sfogliar rose avanti al trono di Colei che è Madre di Dio, la Mediatrice della nostra pace col Cielo, Rifugio dei peccatori, Consolazione degli afflitti e Potentissima Ausiliatrìce del popolo cristiano.

LE QUINDICI PROMESSE DI MARIA ai divoti del suo Rosario (1).

1. Chi mi servirà costantemente recitando il mio Rosario, riceverà qualche grazia speciale.

2. A tutti coloro, che divotamente reciteranno il mio Rosario, prometto la mia specialissima protezione e grazie grandi.

3. Il Rosarìo sarà un'armatura potentissima contro l'inferno, distruggerà i vizi, dissiperà il peccato ed abbatterà le eresie.

4. Esso farà rifiorire le virtù e le opere sante, farà conseguire alle anime le copiose misericordie di Dio, e tirerà i cuori degli uomini dall'amore vano del. mondo all'amore di Dio, e li solleverà al desiderio delle cose eterne. Oh quante anime si santificheranno con questo mezzo!

5. L'anima che si raccomanda col Rosario, non perirà.

6. Chiunque reciterà divotamente il SS. Rosario colla considerazione de' suoi sacri misteri non sarà oppresso da disgrazie, non verrà castigato dalla giustizia di Dio, non perirà di morte improvvisa, ma si convertirà se peccatore, e si conserverà in grazia, se giusto, e sarà fatto degno della vita eterna.

7. I veri divoti del mio Rosario non morranno senza i SS. Sacramenti.

8. Voglio che i recitanti il mio Rosario in vita ed in morte abbiano il lume e la pienezza delle grazie, ed in vita ed in morte sieno ammessi a partecipare ai meriti dei beati nel paradiso.

9. Io, alla giornata, libero dal purgatorio le anime divote del mio Rosario.

10. I veri figliuoli del mio Rosario goderanno una grande gloria in cielo.

11. Tutto quello che chiederaì per ìl Rosario, impetrerai.

12. Coloro che propagano il mio Rosario, saranno da me soccorsi in ogni loro necessità.

13. Io ho impetrato dal mio Divin. Figliuolo che tutti quelli della Confraternita del Rosario possano avere a loro confratelli tutta la corte celeste in vita, e in morte.

14. I recitanti il mio Rosario sono miei figliuoli e fratelli a Gesù Cristo mio unigenito.

15. La divozione al mio Rosario è un gran segno di predestinazione.

(1) Fatte al Patriarca S. Domenico.

PAROLE DI DON BOSCO e nuove grazie di Maria Ausiliatrice,

Il venerando Don Bosco nell'operetta intitolata : Rimembranza di una solennità in onore di Maria Ausiliatrice, al capo 28°, scriveva le seguenti parole che crediamo opportuno qui riportare

A quelli che hanno ottenuto grazie da Maria Ausiliatrice. - Molti di quelli che hanno ottenuto grazie particolari da Maria Ausiliatrice per giusti motivi non amano che il loro nome sia conosciuto, specialmente se le grazie sono spirituali, che ne formano il maggior numero. Ma niuno deve dispensarsi dai doveri di gratitudine verso la sua Celeste Benefattrice. Questi doveri si possono compiere in due modi : col raccontare ad altri la grazia ottenuta , o promuovere con altro mezzo la divozione verso di questa nostra Madre. Ciò servirà ad altri di eccitamento a fare ricorso a Maria nelle loro necessità ; mentre apriranno per loro stessi la strada per conseguire nuovi favorì. Ma a tutti è poi caldamente raccomandato di compiere le promesse fatte. Le preghiere, le mortificazioni, le confessioni e le comunioni, le opere di carità promesse siano puntualmente compiute : Displicet, dice lo Spirito Santo, displicet Deo infidelis et stolta promissio ; a Dio dispiace la stolta ed infedele promessa.

Si è più volte verificato che la mancanza di fedeltà alle fatte promesse tornò d'impedimento a conseguire la grazia sospirata, e talvolta fu rivocato il favore già ottenuto. Due onorate famiglie desideravano di avere figliuolanza che le rallegrasse ed ereditasse le sostanze paterne. Dio le esaudì; ma nella loro contentezza dimenticarono le preghiere, le pratiche religiose ed un'opera di carità che avevano promesso. Dio volle in modo terribile dimostrare quanto gli dispiaccia la promessa infedele. Ambidue i fanciulli morirono prima che toccassero i dodici mesi, lasciando quelle famiglie nella massima costernazìone. Ad altri ritornarono i medesimi malanni ed anche peggiori. Cercatane la cagione, si trovò che erano state trascurate le obbligazioni assuntesi.

È bene anche quì di notare che Iddio concede le grazie richieste in varie misure. Talvolta bisogna pregare lungo tempo, e la sola perseveranza ottiene. Alle volte si ottiene la totale liberazione da un male; altre volte il male non peggiora, o cessa totalmente, o ne è mitigata l'intensità; oppure dà la rassegnazione ai divini voleri; o finalmente Dio ci libera da altri mali, oppure ci cangia il favore temporale in favore spirituale che riguardi al bene eterno dell'anima. In tutti questi casi la nostra preghiera, portata dalla Santa Vergine al trono dell'Altissimo , fu esaudita , e noi le dobbiamo professare la più viva gratitudine e compiere le fatte promesse. Così facendo siamo certi, come ci assicura il Vangelo, di essere esauditi : Qui petit, accipit; le nostre preghiere non saranno mai senza frutto.

Posuerunt me custodem in vineis. Erano le due pomeridiane delli 14 dello scorso agosto, quando in Casorzo si sentiva rombare il tuono, ed in breve minaccevoli nuvoloni coprivano il cielo. A brevi tratti già cadevano alcuni chicchi di grandine grossi come uova di gallina e lo spavento invadeva l'animo di tutti. Il nostro pensiero volò a Maria Ausìliatrice. La invocammo di cuore, abbiam fatto voti e recitammo le Litanie, il Rosario ed altre preghiere. Maria Ausiliatrice ci esaudì. Territorii limitrofi ai nostri ebbero a toccare danni gravissimi, la grandine vi cadde così impetuosa e grossa da rompere le tegole dei tetti, le nostre campagne invece ne andarono incolumi. Evviva la Protettrice delle nostre campagne ! Evviva Maria Ausiliatrice ! - Unisco l'offerta promessa.

Casorzo, 14 agosto 1890.

MICHELE CALANDRA.

Un'offerta a Maria. - Le invio L. 25, offerta di una pia donna, la quale avendo il marito in pericolo di vita invocò l'aiuto di Maria Ausilìatrice. La buona Madre Celeste la esaudì. Riconoscente ringrazia e manda la detta offerta.

Ranzi Pietra presso Loano, 4 agosto 1890.

D. G. B. PASTORINO, Arciprete.

Maria Protettrice degli operai che la invocano. - Erano tre anni che non poteva più lavorare per sofferenze prodottemi da mali dichiarati ormai incurabili da più medici. Mi venne nelle mani un fascicolo delle Letture Cattoliche in cui v'erano relazioni di molteplici grazie di Maria Ausiliatrice. Mi sentii animato da viva fede, invocai anch'io Maria e guarii. Ritornai ben presto lieto e contento al lavoro e mangio ora il pane saporito che vado guadagnandomi col sudore della mia fronte. Mando anch'io la mia offerta e grido di cuore Viva Maria Ausiliatrice !

Gravagna, 15 giugno 1890.

MAGNANI MARCO.

Guarigione miracolosa. - Il giovane B. M. soffriva da lungo tempo di epilessia. Questo terribilissimo male soleva prenderlo specialmente di notte, sicché il povero giovane correva pericolo di morir soffocato.

Grande era il dolore e il disturbo nella famiglia, perchè, oltre all'essere costretti a levarsi di letto per correre in suo aiuto ogni volta che s'accorgevano essere egli preso dal male, questi era obbligato a starsene tutta la giornata seguente a letto e prostrato di forze.

Finalmente , ricordatasi la genitrice delle molte miracolose guarigioni ottenute da Maria SS. Ausiliatrice... venne l'anno scorso in questo tempo dal sac. Michele Rua per raccomandare il figliuolo alle sue preghiere e a quelle di tutti i Salesiani.

Don Rua le promise di pregare e di far pregare, e intanto le diede una medaglia di Maria Ausiliatrice da consegnare al povero sofferente, affinchè se la portasse addosso. Oh miracolo ! miracolo! D'allora in poi non ebbe mai più attacchi di sorta del detto male. Oggi la pia genitrice è venuta a consegnare un'offerta in ringraziamento della ottenuta miracolosa guarigione del figliuolo.

Torino, 7 agosto 1890.

Ch. FRANCESCO TOMASETTI.

Una memorabile novena. - Mia sorella Elena soffriva già da anni una malattia di fegato estremamente dolorosa, che si mostrò tenace all'arte de' più rinomati medici. Nel marzo di quest'anno invocammo l'aiuto di S. Giuseppe, e gli assalti del male diminuirono. Più tardi il male si rincrudì e peggiorò assai, cosicchè l'ammalata era vicina a morire. Noi facemmo una novena a Nostra Signora Ausiliatrice, fummo esauditi. L' inferma guarì pienamente.

Weyer (Prussia Renana), 15 agosto 1890.

SINA, maestra.

Invocai Maria e fui esaudita. - Trovandomi gravemente inferma ed in pericolo di vita, anzi già spedita dai medici, non avendo più speranza che nell'aiuto del Cielo, fui consigliata a ricorrere a Maria Ausiliatrice.

Io di tutto cuore ricorsi a questa buona Madre, promettendo, se guarivo, di far un'offerta per la sua chiesa di Valdocco in Torino.

La SS. Vergine Ausiliatrice volle pienamente esaudirmi, ed ora colma di gioia per una sì segnalata grazia compio la promessa.

Sampierdarena.

GIOVANNA PITTALUGA.

Dallo stretto di Magellano. - Anche in queste remote spiagge la Vergine Ausiliatrice si compiace di operare grandi meraviglie in favore de' suoi devoti. Serva , fra mille altri che potrei contare di simil genere, il solo fatto seguente

Cadeva infermo di rosalia, che poi si cangiò in polmonite ben grave, certo Avila Dioscoro, giovinetto sugli undici anni che frequentava le nostre scuole ed Oratorio festivo. In pochi giorni la malattia precipitò siffattamente che il medico lo diede per ispedito e non andava più a visitarlo, credendo cosa inutile. Si può immaginare qual fosse il dolore della sua povera madre vedova. Donna eminentemente cristiana e di grande fede, tosto pensò a fargli ricevere i SS. Sacramenti, e con raro esempio di perfetta abnegazione e rassegnazione ne aveva fatto in cuor suo sacrificio a Dio per mano di Maria SS. Quando io venni chiamato presso l'infermo, lo trovai in grave pericolo. Egli stesso chiese di confessarsi e di ricevere il S. Viatico. Subito gli furono amministrati questi Sacramenti. Due giorni dopo, peggiorando sempre, gli amministrai pure la Estrema Unzione e la Benedizione papale. Quasi subito dopo entrava in agonia, o specie di letargo, per cui gli raccomandai l'anima e gli lessi il Proficiscere.

Quello che mi rapiva si era il vedere la fede con cui questo povero giovinetto pregava la Vergine che gli ottenesse dal suo Gesù la grazia della guarigione. Voleva guarire per aiutare sua madre, egli diceva. Faceva mille propositì di essere più buono, di accostarsi ai Sacramenti più sovente. Teneva presso il suo letto un'immagine di Maria SS.; la stava sempre mirando e le si raccomandava caldamente per questo. A quanti lo andavano a visitare raccomandava loro che pregassero per lui. Voleva sempre che io stessi a' suoi fianchi e gli suggerissi giaculatorie.

Dopo qualche giorno la malattia prese un carattere normale per oltre a quindici giorni. Sempre coricato sul fianco destro senza poter cangiar posizione tranne sentir acerbi. dolori, tosse violenta e spesso con vomiti, punture al fianco sinistro, febbre ardente, un complesso di mali da non sapersi definire, senza altro miglioramento o peggioramento. Chiamato il medico che venisse nuovamente a vederlo, questi fece le meraviglie che fosse ancor vivo : lo credevo sepolto, disse, da quindici giorni. Venne, ma non seppe qual rimedio ordinargli, oltre il solito calmante. La fiducia dell'infermo non era rivolta perciò che in alto. Vedendolo io così deciso a voler guarire e conoscendo la sua fede, lo esortai a cominciar una novena ad onor di Maria Ausiliatrice. Gli regalai un'immagine ed una medaglia di questa, ed un libretto intitolato : Una Novena ad onor di Maria Ausiliatrice , raccomandandogli tre cose, come soleva il nostro caro D. Bosco fare con quelle persone che desideravano grazie da Maria. La 1a per 9 giorni recitar tre Pater al Sacramento e tre Salve a Maria; la 2a di confessarsi e comunicarsi durante la novena ed appena possa farlo ; la 3a di far un'offerta secondo il suo stato, e questa subito, per impegnar la Vergine ad ottenerle la grazia. Infine: grande fede e confidenza in Maria.

L'infermo compì alla lettera il mio consiglio. Il giorno 23 ottobre incominciava coi suoi parenti la novena e diceva a tutti che per il giorno di Tutti i Santi sarebbe andato in chiesa a ringraziar Maria SS., facendo la santa Comunione. Di fatto, a misura che la novena si avanzava al suo termine, l'infermo acquistava forze e salute : talchè il giorno ultimo del mese era fuori di ogni pericolo, si era alzato dal letto da alcuni giorni, e la festa di Tutti i Santi veniva alla chiesa a fare la santa Comunione con sorpresa di quantì lo conoscevano, chiamandolo tutti il morto risuscitato! Da quel giorno non solo non tenne più il letto, ma stette sempre più bene, ed ora continua a venir all'Oratorio festivo ed alla scuola tutti i giorni come una volta, ed è di esempio agli altri.

Oh! quanto è buona la nostra cara Mamma Maria Ausiliatrice!... Oh! se tutti la conoscessero, la amassero e la servissero, quanti sarebbero più felici!... Quante grazie non otterrebbero per l'anima e per il corpo, pel tempo e per la eternità!... Viva sempre Maria Ausiliatrice !...

Rev.mo signor. D. Rua, quanto le scrivo è la pura verità, ne sono testimoni centinaia di persone che conoscono il giovane Avila Dioscoro e potrebbero confermare il fatto anche con giuramento. Tutti riconoscono col giovane e con me l'intervento divino in questo fatto, e ne danno pubblica lode a Maria. Mi tenga presente nel santo Sacrifizio della Messa, e mi creda sempre col massimo rispetto, amore e riconoscenza

Della S. V. Rev."

um.m° serv. e figlio in G. e M.

Sac. MAGGIORINO BORGATELLO.

Dalla Casa Salesiana di Puntarenas.

Scrissero pure riconoscenti per grazie ricevete da Maria SS. Ausiliatrice i seguenti:

Sac. Francesco Luccianti (San Giovanni Valdorno - Arezzo) - Sac. Massucco per una sua parrocchiana (S. Giorgio Canavese) - Cappa Quintina, maestra (Lessona - Alba) - Antonio Sala (New-York) - Lucarelli Rosa (Coipolo) - N. N. da Villarbasse - N. N. da Bronte - Giordano Margherita (Fossano) - Sofia Antonio (Torino) - Invernizzi Carlo (Torino) - Gregorio Luigi - Caglioni Giuseppe (Trezzo sull'Adda) - Comatti Battista (Trezzo sull'Adda) - Gulminelli Rosa (Bagnacavallo) - A. M. (Ardesio) - G. Giovanni di Savona - Delfino G. Battista (Bernezzo di Cuneo) - Geltrude , Superiora Abb.a (Ivrea) - Marengo Marietta (Carrù) - Becchi Andrea (Castignano) - D. Ciriaco Santinelli (Quito Equatore) - Parodi Maddalena (Nizza Monferrato) - Teresa Filomena - Giovannea Paoluzzi - Asinari Maria (Torino) - Antonietta B. (Genova) - Vignati Antonio (Groppello) - Luigi Olivieri (Verona) - Migliore Adele (Torino) - Rasetti Virginia (Varallo di Novara) - Carlini Albina (Melazzo) - Luigi Lasagna (Montevideo) - Francesco Mariani, (Pavia) - Salvetti Teodoro (Calnso) - D. Mattia Delfrari (Spilimbergo) - Gianola D. Martino (Rueglio) - Ferrero Teresa (Lequio-Tanaro) - Adele Picco (Messina) - Sesto Riccari i (Parma) - Toselli Giuseppe (Roccaforte Val Lnrisia) - Schierano Margherita (Montiglio) - Girando Michele (Bibiana) - Girando Giovanni (Sampegre) - Baroselli Maria (Gauiinara,) - D. Lucca Diversi (Messano) - Felta Maria (Torino) - Bruno Martino (Condove) - Carolina Cena - Cati Vittorio - Griffa Francesca - Amberti Guglielmo - Monasterolo Barbara - Berbero Giovauni - Plassio Pietro (Montanaro) - Ferri Eugenia (Alba) - Bonomo Carlo (F:-lletto) - Raggi Teresa (Genova) - Pautasso Giuseppe (Vigone) - Borgare Clara (Verolengo) - Migliarina Paola (Baldichieri) - Gnenzi Costantino (Casale) - Bargiallo Amen (Salassa) - Bonasso Celestina (Montiglio) - Basano Carlo (S. Damiano d'Asti) - D. Pronetti Giacomo (Voghera) - Trinchero Anna (Torino) - Rua Domenico (S. Giusto Canavese) - Crivello Lucia (Villastellone Carmagnola) - Crevera Giuseppe (Lantignano Asti) - Margherita Giovanni (Castel Rosso) - Verra Caterina (S. Benigno Cuneo) - Capa Maria (Groppello Pavia) - Artero Anna (Vin ovo) - Cazzolini Giuseppina (Trisobbio Acqui) -- Pervetto Catterina (Carignano).

MAMMA MARGHERITA e le provvide imitatrici della sua carità.

Mamma Margherita è un nome notissimo ai primi allievi di Don Bosco, è il nome di quel provvido angelo, di quella insigne benefattrice del nostro Oratorio di Torino , il nome della madre di Don Bosco.

Non parliamo qui delle sapienti e provvide cure ch'ella si prese, della educazione di quel figlio , che doveva un. giorno essere il nostro padre Don Bosco ; ma solo facciamo cenno di alcuna delle molteplici cure, che ella si ebbe del nostro primario Oratorio nei primi anni dalla fondazione.

Viene a Torino.

Con grande sacrifizio Mamma Margherita, per invito fattole dal figlio Giovanni, abbandonava la sua casa e quanti colà vi erano, che tutti moltissimo l'amavano, e veniva a Torino in Valdocco.

Essendo poveri la madre ed il figlio sen vennero a piedi. Don Bosco portava con sè il breviario, un messale ed alcuni quaderni, la madre un canestro di biancheria con entro alcuni oggetti più indispensabili. Dopo un cammino di 30 chilometri, giungevano quasi presso la nuova dimora e s'imbattevano in un caritatevole sacerdote, tenero amico di Don Bosco. Dopo i primi saluti e le prime interrogazioni, il buon amico, fatto meglio consapevole della indigenza in cui trovavasi Don Bosco, non avendo denaro, trae di tasca l'orologio e glielo dà in elemosina. - In casa ho un altro orologio, diceva l'amico a Don Bosco, vendi questo e provvediti del necessario. Io per tornare a casa non ho bisogno di saper l'ora. - Don Bosco lo ringraziò, e rivolto alla madre: - Ecco, disse, una bella prova che la divina Provvidenza pensa a noi. Andiamo dunque fiduciosi.

Discesi pochi passi, essi si trovarono alla nuova loro abitazione. Consisteva questa in due camerette da dormire, una delle quali doveva pur servire da cucina. La suppellettile erano due letticciuoli, due panche, due sedie, un baule, un tavolo, un pentolino , una casseruola con alcuni piatti, e per la prima notte possiamo aggiungere anche un orologio, venduto il domani. Come si veda, vi regnavano da padrone la povertà e la miserìa.

Questa penuria e squallore , che avrebbe rammaricato e sfiduciato qualsiasi persona, rallegrò invece Don Bosco e la madre sua , la quale a lui rivolta sorridendo disse : - A casa fin dal mattino io doveva darmi attorno ad amministrare, assestare e comandare; ma da quanto vedo, qui mi potrò stare molto più tranquilla e con assai meno fastidii. - Poscia di buon umore e contenta si pose a cantare

Guai al mondo, Se ci sente Forestieri Senza niente.

Intanto alcuni giovanetti dell'Oratorio andarono ad appostarsi curiosamente sotto le finestre della casa per vedere Don Bosco ; ed ecco udirono la sua voce accompagnata da quella di sua madre intonar la canzone:

Angioletto del mio Dio. Il canto continuò per più di un'ora.

Primi sacrifizi.

Per vero dire la posizione loro era molto critica. Don Bosco, non essendo più addetto all'Istituto della Marchesa Barolo, non percepiva più alcun stipendio , ed. era tutto sulle spese. Occorrevano mezzi di sussistenza per lui. e per le persone che gli erano indispensabili ; abbisognava danaro per gli affitti; era d'uopo provvedere ben sovente vitto e vestito a poveri ragazzi, sofferenti di fame e di freddo. Difatto molti fanciulli erano ogni giorno all'uscio domandando pane, calzamenta, abiti, camicie, senza cui non potevano recarsi al lavoro, e a lui e alla buona Margherita non reggeva l'animo di mandarli via senza soccorso.

Per la qual cosa in capo a poche settimane già si era dato fondo alla piccola provvigione, fatta venire dai Becchi , e distribuiti gli oggetti di vestiario e biancheria portati con loro. Come adunque tirare innanzi? Con quali mezzi sostenere un'opera che diveniva ogni giorno più gravosa ?

Quantunque avessero collocato la loro fiducia nei granai e nei tesori della divina Provvidenza tuttavia non tralasciarono di fare quanto dipendeva da loro, a fine di non obbligarla sì tosto a dar mano ai miracoli. Perciò Don Bosco prese il partito di vendere e vendette di fatto alcuni pezzi di campo ed una vigna che gli spettava. Nè ciò ancor bastando, la madre si fece mandare il suo corredo di sposa, che aveva fino allora conservato gelosamente intatto , vesti, anello , orecchini, collana. Avutolo, parte vendette, parte ne impiegò a far sacri arredi per la cappella dell'Oratorio, che era poverissima.

Alcune sue vesti servirono a formare pianete ; colla biancheria si fecero camici, rocchetti, purificatoi, tovaglie per l'altare. Ogni cosa passò per mano di Madama Margherita Castaldi che fin d'allora prendeva parte ai bisogni dell'Oratorio. Il prezzo della collana servì a comprare galloni e guarniture pei sacri paramenti.

Per quanto la buona donna fosse distaccata dalle cose del mondo, tuttavia lo spropriarsi di quei preziosi ricordi le costò non poca pena. Una volta, che ne parlava, la udimmo dire : - Quando mi vidi quegli oggetti per l'ultima volta tra mano , e stava per alienarli o disfarli, mi sentii pel rincrescimento alquanto turbata ; ma non appena me ne sono accorta, dissi : Andate là , chè sorte migliore non vi potrebbe toccare, qual'è quella di sfamare e vestire poveri fanciulli e far onore in chiesa allo Sposo celeste. Dopo quest'atto mi sentii così contenta, che se avessi avuti cento altri corredi, me ne sarei privata senza alcun rammarico. -

L'Oratorio si amplifica.

Con questi e simili aiuti Don Bosco si trovò pure in grado di appigionare dal. Pinardi prìma una camera , che venne destinata per la sacrestia, poi altre camere vicine, che riuscirono di grande vantaggio all' Oratorio. Le prime ad approfittarne furono le scuole festive e serali. Da principio per mancanza di spazio dite di. queste si facevano in cucina e nella camera di Don Bosco ; una aveva luogo in sacrestia; altra in coro; varie nella stessa cappella. Non occorre il dire che questi siti si prestavano poco all' uopo. Gli allievi in numero di 300 o guastavano , o mettevano sossopra , e le voci, ìl canto, gli andirivieni degli uni disturbavano quanto volevano fare gli altri. Ma non si poteva fare altrimenti. Ogni domenica poi ed ogni festa una turba di quasi un migliaio di fanciulli, dall'alba fino a notte tarda , riempiva ogni luogo di clamori lietì sì, ma indescrivibili. Pensate qual pazienza eroica dovesse esercitare Margherita in mezzo a tanto tumulto ! Amante della vita casalinga, assuefatta a passare i giorni nella tranquillità di campagna aperta, e la sera in piacevole conversare colla famiglia, certamente dovette sentire molto quel totale cambiamento di vita. Tuttavia per ben 12 anni sostenne sempre ilare tutta quella noia, felice nel riflettere al. gran vantaggio che ne veniva alle anime dei giovanetti per opera di suo figlio.

Principio dell'Ospizio presso l'Oratorio ed occupazioni di Mamma Margherita.

La quotidiana esperienza aveva fatto toccare a D. Bosco con mano che per giovare stabilmente ad alcuni giovanetti non bastavano le scuole e le radunanze festive, ma era d'uopo di un carìtatevole ospizio.

In vista di ciò Don Bosco, acceso dal vivo desiderio di venire in aiuto a quella gioventù pericolante , comincìò dal provvedere un ripostiglio qualunque per alloggiare di notte i più abbandonati. Il ripostiglio era un fienile presso all'Oratorio stesso con un poco di paglia e alcune lenzuola e coperte, e in mancanza di queste un sacco entro cui ravvolgersi alla meglio.

Poscia prese in affitto l'intera casa Pinardi e in poco tempo il numero dei giovanetti ricoverati saliva a trenta.

Col crescere dei giovani cresceva il lavoro di Margherita. Non dava nell'occhio vivendo ritirata, ma faticava continuamente e pregava senza intermissione. Era sola in quei tempi, eppure pensava e provvedeva a tutto. Oltre alla minestra mattina e sera per la comunità, preparava una pietanza pel figlio, ma per ordine suo gliela faceva alla domenica, e servivagli per pranzo e cena sino al giovedì sera. Al venerdì ne confezionava un'altra di magro, e con questa si terminava la settimana. La pietanza era generalmente una torta, e bastava farla riscaldare perchè fosse tosto all'ordine. Margherita si contentava di questo cibo frugale, il quale mentre era suggerito dallo spirito di mortificazione e di povertà, era eziandio giovevole per l'economia del tempo troppo a lei breve, per i molteplici lavori casalinghi.

Infatti quando i giovanetti erano al lavoro in città, toccava a lei a spaccar legna, scopar le camere, sgranare i fagiuoli, pelare le patate. Quindi tagliava e cuciva calzoni e giubbetti nuovi, faceva riparazioni ai panni logori; le camicie, le mutande, le calze erano opera delle sue mani. Spettava a lei assistere le lavandaie. Era sua gloria che i giovanetti andassero convenientemente vestiti nei giorni feriali, e comparissero lindi e puliti alle domeniche. Per gli stessi suoi figli non avrebbe potuto fare di più. Certo questo poter resistere ad una vita così pesante era grazia datale da Dio per la sua nuova missione. Don Bosco però tutte le volte che poteva fermarsi in casa, procurava di aiutarla in queste sue fatiche.

Margherita poneva ogni suo studio nell'indovinare le intenzioni di suo figlio. Nell'ordinamento della casa e nell'economia ne interpretava così fedelmente la volontà , ne preveniva in modo così felice i pensieri, che Don Bosco con sua maraviglia sovente trovava fatta una cosa prima di averne parlato.

Intorno a lei ogni cosa era ordìne ed in lei poteva dirsi personificato l'Oratorio. Infatti in quel primi anni D. Bosco era quasi sempre fuori di casa per visitare carceri , ospedali, ospizi e dettare missioni, tridui , novene in molti luoghi. Alcuni non sapevano capire come quelle assenze così prolungate non recassero danno veruno al buon andamento dell'Oratorìo, anzi maravigliavano nel vedere le cose procedere sempre con perfetta tranquillità. Ma causa di ciò era il fino buon senso di Margherita che valeva un tesoro. Essa scioglieva ogni difficoltà, preveniva ogni inconveniente, rimediava ad ogni sconcio. Non rimaneva mai imbarazzata in nessuna circostanza. Riceveva le visite, trattava occorrendo colle Autorità di qualunque grado fossero, sbrigava qualsiasi affare, comprava, vendeva. Per lei tutto era piano e facile ; di nulla si turbava ; vedeva e vigilava tutto.

Non è a dire quindi quanto fosse sentita dal cuore del figlio Giovanni e da tutti i giovani dell'Oratorio (dei quali i soli interni eran già in numero di 150) la morte della buona mamma Margherita, avvenuta nel novembre del 1856, dieci anni dacchè aveva posto la sua dimora nell'Oratorio.

(Queste poche notizie furon tolte dall' operetta del Sac. G. B. LEMOYNE intitolata: Scene morali di famiglia esposte nella vita di MARGHERITA BOSCO, racconto ameno ed edificante, reperibile presso le Librerie Salesiane).

La carità non è spenta.

La memoria di questa tenera madre e del suo amore per l'Oratorio ci viene di frequente richiamata alla mente dalle provvide cure che dopo quel giorno e sempre vennero prodigate a bene delle opere di Don Bosco da altre insigni benefattrici.

In questi angeli della divina Provvidenza, in queste anime benefiche, prese a rivivere ed a moltiplicarsi la carità di mamma Margherita.

Gli antichi allievi di Don Bosco non dimenticheranno giammai i carissimi nomi della signora Giovanna Maria Rua, madre del nostro Superiore Maggiore , e della signora Margherita Gastaldi, madre del compianto Arcivescovo di Torino. Queste due ottime signore con mamma Margherita incominciarono da quei primi anni a pro dell'Oratorio quella catena di beneficenze che altre pie donne, ricche signore e caritatevoli matrone continuarono a prodigare verso gli Ospizi e gli Oratorii Salesiani ormai moltiplicati in grandissimo numero.

Ci vengono alla mente i nomi e le opere di tanti e tanti di questi angeli di. carità, di queste anime generose che con sacrifizi non lievi si fecero insigni benefattrici delle opere nostre e dei nostri orfanelli.

Ogni giorno preghiamo e faccìamo pregare per loro quantunque più che le nostre preghiere parlino al cospetto di Dio le loro opere.

Tra le umili Suore di parecchi monasteri che lavorano a servigio dei nostri orfanellì e delle chiese e cappelle Salesiane, e le pie donne che mandano tele per biancheria, stoffe per abiti ; tra le buone signore che si occupano in lavori finissimi di ricamo e di ago attorno a sacri paramentali e quelle che con vistose elemosine ci vengono in aiuto per le colossali spese a cui di frequente dobbiamo far fronte, vi hanno nomi che volentieri noi pubblicheremmo a tutto il mondo. Nomi di benefattrici insigni la cui. memoria va unita al cospetto di Dio e dell'amato nostro Padre D. Bosco con quella tanto cara di Mamma Margherita.

Vogliano queste anime generose continuarci la loro carità. Ne serberemo loro sempre la più viva riconoscenza e non si spegnerà mai nei nostri istituti la preghiera che ogni dì sarà innalzata, perchè Iddio ne le ricompensi largamente e le ricolmi di benedizioni spirituali e temporali, per loro, per le loro famiglie e pei loro interessi, per tutta la vita e per la loro felice eternità.

ASSOCIAZIONE de' Divoti di Maria Ausiliatrice.

Quest'Associazione, da molti de' nostri Cooperatori forse ignorata, fu canonicamente eretta nella chiesa di Maria Ausiliatrice in Torino ventun anni fa, subito dopo la consacrazione di detta chiesa, e venne da' Sommi Pontefici arricchita di molte indulgenze. Egli è per vieppiù diffondere la divozione alla Vergine Ausiliatrice, e perchè tanti altri dei nostri Cooperatori possano godere de' grandi favori annessi coll'aggregarvisi, che noi crediamo di qui riprodurne il Regolamento coi rispettivi vantaggì spirituali

REGOLAMENTO dell'Associazione dei divoti di Maria Ausiliatrice (1).

1. Nella chiesa dedicata in Torino a Maria Ausiliatrice, con autorizzazione di S. E. Rev.ma l'Arcivescovo di Torino, è canonicamente instituita una Associazione de' suoi Divoti che si propongono di promuovere le glorie della divina Madre del Salvatore, per meritarsi la protezione di Lei in vita e particolarmente in punto di morte.

2. Due mezzi speciali si propongono : Dilatare la divozione alla Beata Vergine e la venerazione a Gesù Sacramentato.

3. A tale uopo si adopereranno colle parole, col consiglio, colle opere e coll'autorità di promuovere il decoro e la divozione nelle novene, feste e solennità che nel corso dell'anno si compiono ad onore della B. V. Maria e del SS. Sacramento.

4. La diffusione di buoni libri, immagini, medaglie, pagelle, intervenire e raccomandare l'intervento alle processioni in onore di Maria SS. e del SS. Sacramento, la frequente Comunione, l'assistenza alla santa Messa, l'accompagnamento del SS. Viatico agli infermi sono le cose che gli Aggregati si propongono di promuovere con tutti i mezzi compatibili al loro stato.

5. Gli Associati si daranno massima cura per sè e presso le persone da loro dipendenti d'impedire la bestemmia e qualunque discorso contrario alla Religione od al buon costume, e per quanto sta in loro di togliere qualunque ostacolo che possa impedire la santificazione dei giorni festivi.

6. Ogni Associato secondo i consigli dei Catechismi e dei Maestri di spirito è caldamente esortato di accostarsi alla santa Confessione e Comunione ogni quindici giorni od una volta al mese, e di ascoltare ogni giorno la santa Messa, purchè le obbligazioni del proprio stato lo permettano.

7. In onore di Gesù Sacramentato gli Associati ogni giorno dopo le ordinarie preghiere del mattino e della, sera reciteranno le giaculatorie : Sia lodato e ringraziato ogni momento il SS. e Divinissimo Sacramento; ed in onore della B. V.: Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis. Pei sacerdoti basta che nella santa Messa mettano l'intenzione di pregare per tutti gli Aggregati a questa pia Associazione. Queste preghiere serviranno come di vincolo ad unire tutti gli Associati in un cuor solo ed un'anima sola per rendere il dovuto onore a Gesù nascosto nella santa Eucaristia ed all'augusta sua Genitrice, ed a partecipare di tutte le opere di pietà che si compieranno da ogni Associato.

Vantaggi spirituali degli Associati.

1. Tutti gli Aggregati, per darsi vicendevole aiuto a camminare per la strada della salvezza, intendono di fare comunione di tutte le opere buone, che fa ciascuno in privato o nella chiesa di Maria Ausiliatrice, oppure altrove.

2. Parteciperanno eziandio delle pratiche di pietà che si compiono all'altare maggiore di questa chiesa : altare privilegiato quotidiano perpetuo secondo il Breve di S. S. Pio IX in data 26 febbraio 1875. (In questo Breve è concesso un altare privilegiato in ciascuna chiesa della Congregazione Salesiana, da designarsi dall'Ordinario del luogo, per tutti i Sacerdoti regolari e secolari ivi celebranti). A questo altare fra le altre cose ogni mattino circa le ore sei nei giorni feriali, e circa alle sette nei dì festivi, si celebrerà una Messa, colla recita della terza parte del SS. Rosario, con particolari preghiere e colla comunione di tutti quelli che vi possono intervenire.

Il glorioso Pontefice Pio IX con Breve 16 marzo 1869 benignamente concesse 100 giorni d'indulgenza a tutti e per ogni volta che si prende parte a questo esercizio di pietà.

(Questa Indulgenza con Breve del medesimo Pontefice in data 26 febbraio 1875 venne concessa di tre anni ed estesa a tutti i fedeli cristiani ed a tutte le chiese Salesiane).

Ogni sera avrà luogo canto di laudi sacre, lettura spirituale, preghiere, benedizione col SS. Sacramento, cui terrà dietro la recita del SS. Rosario come al mattino.

3. Ogni Aggregato può lucrare l'indulgenza plenaria dai primi vespri al tramontar del sole nella solennità del SS. Natale, della Circoncisione, dell'Epifania e dell'Ascensione di N. S, G. C.; nella Donenica di Pentecoste e nel giorno dei Corpus Domini.

4. Indulgenza parimenti plenaria nelle feste dell'Immacolata Concezione della B. V., della sua Natività, Presentazione al Tempio, Annunziazione, Visitazione, Purificazione, sua Assunzione al Cielo, nella solennità di Maria SS. Ausiliatrice Titolare della chiesa, e una volta all'anno in un giorno ad arbitrio, purché nei detti giorni visiti la chiesa , o l'Oratorio, o l'altare dell'Associazione, pregandovi per la concordia dei Principi Cristiani, per l'estirpazione delle eresie e per l'esaltazione di S. Madre Chiesa. (Pio IX coll'accennato Breve

16 marzo 1869, e del 29 gennaio 1875).

(Tale indulgenza plenaria si può eziandio guadagnare da tutti i fedeli cristiani nelle feste titolari di ciascuna chiesa della Congregazione Salesiana, visitandone la rispettiva chiesa o pubblico Oratorio, e nella festa di S. Francesco di Sales visitando qualunque chiesa appartenente alla medesima, se veramente pentiti, confessati e comunicati ivi pregheranno come sopra. Pio IX con Breve del 9 maggio 1876. Inoltre la suddetta indulgenza plenaria concessa agli Aggregati nelle sette feste principali della B. V. Maria, cioè della sua Concezione Immacolata, Natività, Presentazione, Annunziazione, Visitazione, Purificazione ed Assunzione al Cielo, si può anche lucrare da tutti i fedeli cristiani, purché confessati e comunicati, visitino in detti giorni qualche chiesa della Congregazione Salesiana ed ivi preghino secondo il solito. Leone XIII con Decreto del 28 giugno 1884).

5. La stessa indulgenza plenaria nel giorno che si farà ascrivere nell'Associazione. (Pio IX con Breve 11 marzo 1870).

6. Così pure indulgenza plenaria in articolo di morte, se avrà invocato il SS. Nome di Gesù colla bocca, potendo, od almeno col cuore. (Leone XIII con Rescritto del 15 settembre 1888).

7. Ogni Aggregato intervenendo alle pratiche di pietà che in questa chiesa compionsi nel corso dell'anno in occasione di tridui o novene può una volta al giorno lucrare l'indulgenza di sette anni e di altrettante quarantene. (Pio IX col detto Breve 16 marzo 1869). - È bene qui di notare che per l'acquisto delle suddette indulgenze plenarie è sempre prescritta la Sacramentale Confessione e Comunione, a meno che l'Aggregato abbia la lodevole pratica di accostarsi ogni settimana alla Confessione. In questo caso si ricerca soltanto lo stato di grazia.

8. Tutte le sopraddette indulgenze plenarie e parziali colla seguente di 300 giorni si possono eziandio applicare per modo di suffragio ai fedeli defunti, eccetto quella concessa in articolo di morte.

9. Inoltre ogni Associato recitando con cuore contrito e divotamente la giaculatoria Maria, Auxilium Christianorum, ora pro nobis, acquista 300 giorni d'indulgenza ogni volta, e 100 giorni una volta al giorno dicendo la sola invocazione Auxilium Christianorum, ora pro nobis. (Leone XIII col Breve del 22 aprile 1879 e Rescritto del 15 settembre 1888).

10. Ogni anno nel primo giorno non impedito dopo la festa di Maria Ausiliatrice si canta una Messa da Requiem con altri particolari suffragi per le anime dei Confratelli defunti in generale, e particolarmente per coloro che fossero stati da Dio chiamati alla vita eterna nel corso di quell'anno.

11. Qualora un Confratello od una Consorella cadessero ammalati, oppure a Dio piacesse di chiamarli a miglior vita , saranno in modo speciale raccomandati alle preghiere che ogni giorno si fanno all'altare di Maria Ausiliatrice, purchè se ne dia avviso al Direttore della chiesa.

Accettazione.

1. Chiunque desidera far parte di questa pia Associazione farà scrivere il suo nome e cognome, luogo di dimora, sopra apposito registro , che si conserva nella sacrestia della chiesa di Maria Ausiliatrice. In quella occasione, se la desidera, gli sarà data un'immagine, una medaglia benedetta (1) col libretto dell'Associazione.

2. I Parroci ed ogni altro che abbia cura d'anime, i Direttori di collegi o delle caso di educazione o di istituti di beneficenza possono aggregare qualunque loro dipendente, purché mandino i nomi degli Aggregati al Direttore della chiesa, che è pure il Direttore della pia Associazione.

3. Non vi è alcuna annualità pecuniaria: ciascuno, se vuole, può fare ogni anno qualche oblazione per sostenere le spese che occorrono nella novena e festa di Maria Ausiliatrice e per tutte le altre sacre funzioni che si compiono nelle varie occorrenze dell'anno nella chiesa dell'Associazione.

Visa supra scripta Statuta seu Capitula a Nobis firmata tamquam praedictae piae Societati ac Fidelium pietati consona approbamus, reservata Nobis facultate eadem variandi, iuxta rerum ac temporum circumstantias.

Datum Taurini, die 18 aprilis 1869. Firmatus + ALEXANDER Archiepisc. Manual. TH. GAUDI pro Cancellarius.

Ita in originali cum quo, etc.

TH. GaUDI pro Cancellarius.

(1) Questo Regolamento fu tolto fedelmente dall'Opuscolo Associazione ecc. stampato in Torino, per cura del sac. Giovanni Bosco e colla revisione dell'Autorità Ecclesiastica, ad uso esclusivo degli Aggregati. Il qual libretto si può avere dal Direttore della pia Associazione a centesimi 20 la copia.

Per immagini, medaglie e statue di Maria Ausiliatrice ciascuno può rivolgersi direttamente alla Libreria Salesiana - Via Cottolengo n. 32.

(1) Si raccomanda a tutti di portare divotamente al collo questa medaglia in ossequio alla Madonna, ed anche per lucrare le molte indulgenze che vi sono annesse.

NOTIZIE DEI NOSTRI MISSIONARII,

Una visita alle Case dell'Argentina e dell'Uruguay.

Villa Colon, 22 luglio 1890.

REV.mO E CAR.m° D. RUA,

Mi pervenne la tua lettera del 6 maggio colla data da Lilla e mi raggiunse in Buenos Aires.

Io ho lasciato Patagones il 10 maggio e dopo tre giorni di vettura, per terra e solo, senza segretario (per ragioni economiche), arrivai a Bahia Blanca. Colà mi aspettava una sorpresa; non furono in tempo a venirmi a ricevere i nostri Salesiani , ma venne la loro avanguardia, i giovani... Ed ecco, dissi subito, le primìzie Salesiane ! Ecco il frutto già raccolto dopo un mese appena di essersi stabiliti a Bahia Bianca i nostri cari Missionarii !

Giunto alla chiesa, crebbe la mia meraviglia. Una bella corona di giovanetti e di fanciulle stavano ansiosi di vedere il Vescovo Salesiano venuto dalla Patagonia. Era la prima volta che, dopo essere stato di passaggio in varie occasioni a Bahia, mi vedeva quivi circondato da fanciulli. Perciò promisi di fermarmi alcuni giorni per prepararli alla prima Comunione ed alla santa Confermazione. E furono sei bei giorni passati con loro e con molto frutto dei piccoli e dei grandi. Don Borghino parroco, Don Cavalli vice-parroco, il maestro Franchini e il mio domestico ceduto per cuoco e sagrestano, fanno del bene assai. Mettono in assetto spirituale quella povera e in avanti abbandonata popolazione!

E gìà abbiamo dovuto mettere mano a fondare due collegi e scuole per ragazzi attigui alla chiesa, e presso questa comprai un terreno per 11,400 piastre o scudi, e se tardava un poco a comprare avremmo dovuto spendere il doppio. Bahia Blanca sarà col tempo il primo porto dell'America del Sud per il commercio col Chilì e colle provincie federali.

Giunto a Buenos Aires col buon D. Vespignani, incominciai la visita delle case di Almagro, della Misericordia, di S. Catterina, della Boca, di Barracas al nord o S. Antonio di S. Isidoro , Moron , di S. Nicolas , della Plata, di Rosario. In quest'ultima città la nostra piccola casa di 120 giovani esterni e di molti altri delle scuole serali artigiani e operai, e quelli delle scuole pubbliche che vengono ad imparare il catechismo, attirano l'attenzione dei buoni e formano la meraviglia degli altri.

Io pregato dal parroco a dare la S. Cresima, perchè il Vescovo del Paranà, vecchio ed infermo, da sette anni non visitava più quella popolazione, feci dettare un triduo di predicazione dai nostri Salesiani e mi fermai sei giorni predicando e cresimando mattina e sera, mentre dodici confessori, tra i quali tre Francescani fatti venire dal vicino convento di S. Lorenzo, lavoravano giorno e notte. Fu una missione straordinariamente benefica per quelle povere anime.

Le Autorità gareggiavano in attenzioni verso di me; le persone più cospicue della città mi visitavano, mentre si pranzava, non essendo possibile in altro momento; e pieni di entusiasmo pei Salesiani, si offrivano a noi per tutto quello che fosse necessario allo sviluppo della nostra nuova casa. In effetto andarono a gara in quei giorni nel provvederci letti, coperte, mobili e commestibili.

I giovani poi si dimostrarono veramente buoni e docili e si prepararono tutti per la S. Cresima. Un giorno ne aveva in chiesa più di mille tra grandi e piccoli e si calcolarono circa seimila cresime date in sei giorni. Per evitare confusioni e tenere in ordine la folla nell'entrare e nell'uscire dalla chiesa parrocchiale, fu messa a mia disposizione una compagnia di soldati guidata da un colonnello e dallo stesso Prefetto della città. Questa compagnia di soldati poi si confessò, comunicò e ricevette in corpo la S. Cresima.

Distinti personaggi e molte signore e matrone vennero anch'esse a ricevere la Cresima nella nostra cappella per quindi essere madrine delle fanciulle. Fu un movimento religioso mai visto e risvegliò la fede in quella nuova città fondata sì può dire con elemento quasi detto italiano. Ebbi molte proposte ed offerte di terreni , ho studiato la topografia di quella futura capitale, ed accetteremo il luogo più adatto.

Nell'andata e nel ritorno mi fermai in S. Nicolas per radunare i nostri buoni Cooperatori e per cresimare gli alunni. Questi Mostri, amici sono quelli che più ci aiutano e però sono i più benedetti dal Signore.

In Buenos Aires si fece la conferenza dei Cooperatori il giorno di S. Giovanni , presente Mons. Arcivescovo , i parroci più influenti e quanto vi ha di più cattolico nella città. Fu un vero trionfo morale per la Congregazione ma, la colletta non potè essere vistosa per la terribile crisi che deprezzò la carta moneta e pel commercio paralizzato. I cattolici più elemosinieri sono i più rovinati perché, si misero a speculare sopra i terreni.

Visitai il Presidente per ottenere alcuni favori per la Casa di Almagro e per quella della Plata, dove fui per la festa titolare del Sacro Cuore. Cambiato il Ministero, fui a vedere il nuovo ministro , dal quale dipendono la istruzione pubblica e le missioni. Io gli raccomandai le nostre scuole della Patagonia;, i nostri artigiani, l'ospedale di Carmen, ecc., ecc., e mi promise aiuto. In effetto vidi pubblicato sui giornali che 35,000 piastre erano state concesse per la prima volta ai Salesiani come tali. Altre 4000 piastre furono promesse alle Missioni per l'interposizione di Mons. Arcivescovo. Con queste risorse potrò pagare in parte l'enorme debito che ho di 10,000 scudi per le provviste fatte e mandate al Rio Negro di commestibìli, di utensili per i laboratorii, di stoffe per vestirci, di letti per dormire ! Ma siccome la piastra nazionale presentemente vale pochissimo (una lira e mezza invece di cinque) e le merci sono aumentato di prezzo , così quanto viene , scappa dalle mani come neve liquefatta.

Ad ogni modo andiamo avanti con nostra ed altrui meraviglia visibilmente protetti ed aiutati dalla divina Provvidenza. Abbiamo comprato un terreno attiguo al collegio di Almagro in Buenos Aires, un altro a S. Isidoro e un terzo a Bahia Bianca, e ciò solo in questo anno. A S. Isidoro, paese vicino alla capitale, le Suore termineranno tra poco la loro casa nuova. Quivi vengono a villeggiare i principali capitalisti.

In Montevideo, dove mi trovo, la conferenza ai Cooperatori fu splendida, e dopo di me parlò stupendamente Mons. Solero. Erano presenti il Clero e la società più alta della capitale, e tra le signore figuravano due expresidentesse. Con D. Lasagna visitai il generale Tojes, presidente anteriore, e ci promise aiuti per la nuova casa di arti e mestieri per la quale già comprammo un terreno che costò 40,000 lire in oro.

Qui viene naturale una domanda: E dove prendere tanti danari ? Sono spese enormi che ci fanno andare gobbi, ma noi abbiamo ferma fiducia in Maria Santissima Ausiliatrice ed Essa compierà il vasto disegno concepito da D. Bosco e del quale si sono tirate finora solamente le prime linee...

D. Savio, di ritorno dal Chilì e dalla Patagonia, venne a Buenos Aires e fu da me incaricato di visitare la Pampa centrale, col fine di evangelizzare quelle popolazioni indigene confinanti col Vicariato dal lato nord; e ciò per contentare Mons. Arcivescovo e anche il Governo il quale pure desidera queste escursioni profittevoli egualmente per la religione, la civiltà ed il commercio.

Ho visitato le case di Colon, Montevideo, la Paz, las Piedras e Canelones. Ed ogni cosa cammina bene, come ivi Buenos Aires e al Chili, col quale sono sempre in corrispondenza, e con la Patagonia, donde mi scrivono ogni settimana.

Il 23 di questo mese partirò con D. Lasagna pel Brasile, e daremo notizie di quella nuova Repubblica federale e informazioni sulle nuove proposte che ci fa l'Internunzio Pontificio.

Qui si spera che il nostro carissimo Rettor Maggiore visiterà in persona le case d'America nel venturo anno. Oh sì, caro D. Rua: Veni visitare nos in pace. Il gran giorno del tuo arrivo sarà memorabile nei fasti delle nostre Missioni.

Termino presentandoti i saluti e le proteste di affetto e di obbedienza di tutti i Salesiani d'America.

Aff.mo in G. C.

GiovANNI, Vescovo.

Ancor una visita alla Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson.

Puntarenas (Stretto di Magellano), 31 maggio 1890.

CARISSIMO SIG. D. RUA,

Prima di tutto viva l'Onomastico di Don Bosco e viva il carissimo Sig. D. Rua ! Vivano D. Bosco e D. Rua nei nostri cuori, ed il Signore ci dia la grazia di poterli imitare.

Venendo a dar conto di quanto si fece in questo mese, incomincierò dal dire che ho visitato la Missione di S. Raffaele servendomi del Vapore Nazionale Toro appartenente al Governo del Chili, e con me vennero due suore per vedere dove potevano stanziare la loro dimora. Portava con me tutto l'occorrente per innalzare la nuova Casa della Missione, quale legname, lastre di ferro scanalato, chiodi, ecc., farina, galletta, fagiuoli e quanto poteva occorrere per i nostri confratelli e gli Indi. Portai pure una rete per facilitare la pesca.

Il vapore che ci portava era lo stesso che era andato, tempo fa, alla Missione, ed aveva presi prigionieri quattro assassìni. Al suo apparire perciò vi fu tale spavento che quasi tutti gli Indi abbandonarono le case e fuggirono a nascondersi nel bosco.

Non valevano le parole di D. Ferrero, le mie grida per trattenerli. Come fummo sbarcati, io chiamava gli Indi col loro nome, diceva che portavo loro galletta, faceva segno col fazzoletto bianco ed ottenni che si fermassero alquanto. Quindi si avvicinarono tranquilli.

Poscia li visitai tutti, ascoltai le loro pene, e li assicurai che a tutto si sarebbe rimediato a poco a poco e raccomandai molto che avessero cura dei loro ragazzi.

Un Indio di nome Ambrosio additandomi il bastimento mi diceva : Malo vapor, malo vapor, capitan malo; e toccandomi dolcemente sulla spalla sinistra: Vos buen capitan, vos muy bueno (tu buon capitano, tu molto buono). Mi disse che non desiderava che i ragazzi loro venissero a Puntarenas; e s'esprimeva nella sua lingua con tanto affetto verso i suoi figli da commovermi profondamente. - No, gli risposi, no, i ragazzi non li porteremo a Puntarenas, ma staranno qui nella Missione. Qui faremo una casa grande, una Chiesa, una scuola e i piccoli (pechenini) staranno sempre qui con noi e con te. - Si congedò contentissimo ed andò a ripetere tutto alle madri ed ai compagni.

Aggiustate tutte le cose, dato il disegno della casa, approvate tutte le osservazioni dei quattro falegnami per la casa della Missione, mi imbarcai per Puntarenas, ove si doveva benedire la nuova cappella di Maria Ausiliatrice.

A metà di Giugno andrò alla Capitale del Chili, par ottenere dal Governo la concessione definitiva dell'Isola, e qualche soccorso dal medesimo e dai Cooperatori; mi preme andare adesso, perchè colla venuta dei Salesiani colà, non solo non sarà facile ottenere soccorsi per noi, ma non sarà neppur prudente domandarne. Spero essere di ritorno alla fine di Luglio e darle relazione del risultato del mio viaggio.

Riceva gli ossequii ed i saluti specialmente dal convalescente F. Forcina, il quale è scampato da una seria polmonite mediante una grazia di Maria Ausiliatrice.

Ci benedica tutti, ed in particolare il sempre suo

Aff.mo figlio in G. e M. SAC. Gius. FAGNANO Pref. Apostol.

I Salesiani nell'Argentina durante la Rivoluzione.

Buenos Aires, 2 agosto 1890.

Dal giorno 18 luglio mi trovo a S. Carlos in Almagro in compagnia dei nostri cari confratelli.

D. Stefanelli in Roca cominciò la Chiesa e dicono che le fondamenta sono già fuori di terra. In Guardia Pringles per la scarsità del locale non possono accettare tutti i giovani che vorrebbero entrare. Le alunne delle nostre Suore frequentano i santi Sacramenti ed ogni Domenica o festa di precetto cantano l'uffizio della B. V. In Viedma durante il mese di Giugno vi fu buona frequenza ai ss. Sacramenti, di modo che in quel solo mese le comunioni arrivarono circa ad un migliaio. Colà la nostra casa conta anche un buon numero di alunni esterni. Le Suore contano 40 pupille, di cui la maggior parte sono indigene o semi-indigene. Ho avuto qualche volta occasione di assistere alle sacre funzioni, ed udire i loro religiosi cantici. V. S. Rev.ma già saprà che, per opera e zelo del nostro carissimo Monsignore sei mesi fa, in Viedma si è aperto in un appartamento annesso alla Casa dei Salesiani un ospedaletto, in cui una dozzina d'infermi sono puntualmente assistiti nel corpo e nell'anima, e quelli che muoiono se ne vanno all'eternità pieni di rassegnazione, dopo di essersi riconciliati con Dio e confortati coi santi Sacramenti. In Bahia Blanca, grazie a Dio, vanno a poco a poco aumentando le persone che frequentano la chiesa. E ciò si nota specialmente nei nostri Italiani, dei quali non pochi avevano defezionato seguendo l'indifferenza che caratterizza la gente di questo paese. Durante il tempo pasquale più di mille hanno compiuto il santo precetto, inclusi quelli della campagna per la maggior parte adulti.

Sono venuto ad Almagro per provvedere gli arredi necessari ad una Cappella provvisoria, costrutta ultimamente in Tornquist. Se Dio vorrà la benedirò tra pochi giorni. In S. Carlos, alla Boca a Barracas, a S. Nicolas, a S. Isidoro ed al Rosario si sta lavorando con grande impegno.

Durante la rivoluzione scoppiata in questa Repubblica, di cui avrà lette notizie nei giornali, dalla casa di Almagro in numero di quattro Salesiani ci siamo recati sul campo di Marte, che era nel centro della città, per assistere i feriti e, grazie a Dio, ne abbiamo riconciliati col Signore un buon numero. Lo stesso fecero altri sacerdoti e forse anche Salesiani delle altre nostre case di questa città accorrendo in soccorso dei moribondi. D. Savio ed io eravamo insieme. Ci trovammo anche in mezzo alla zuffa e senza quasi saperlo ci vedemmo tra fuoco e fuoco... le case come per incanto si serrarono. Allora non ci fu più altro rimedio che ritirarci. Dopo di aver percorso un cammino di circa 200 metri, due signori, dalle finestre mi fan cenno di entrare nella loro casa ed obbedisco. Ma dissi subito D. Savio dove sarà? Mi era scomparso di vista. Forse egli si troverà in pericolo, e come posso io qui star solo al sicuro? Mi permettano, dissi a quei buoni signori, andrò a cercare il mio compagno. E in ciò dire fuggo e corro dove supponeva fosse rimasto : ma non lo trovai più. Ciò mi fece credere che si fosse ritirato in qualche casa e ritornai ove era prima. Lungo il cammino altri mi scongiuravano dalla finestra a voler entrare nelle loro case. Dopo due ore, cessato il fuoco, di nuovo m'incontrai con D. Savio e continuammo la nostra assistenza ai feriti, amministrando loro i Sacramenti della Confessione e dell'Estrema Unzione. Ora che si è fatto la pace, termino anch'io.

V. S. Rma voglia benedire

Il suo aff.mo in G. e M. SAC. MILANEsIO DOMENICO.

Una nuova Cappella a Puntarenas, e della prima visita alla Missione di S. Raffaele.

Puntarenas, 29 maggio 1890.

Finalmente anche noi poveri Salesiani di questi remoti lidi abbiamo una chiesina in Puntarenas dove possiamo radunarci a pregare il buon Dio. Era in voto da molto tempo, ed oggi è un fatto compiuto. In luogo di una stanza qualunque messa a Cappella, insufficiente al bisogno nostro e della popolazione, come prima avevamo, ed ancora disputata tra noi è le suore di M. A., ora possiamo contare con una bella chiesina della lunghezza di 19 metri, per 6 di larghezza, con un altro braccio, o Cappella sfondata, per le Suore, di 6 metri per 4, e la Sacrestia attigua di 4 m. per 4. La facciata della chiesa è sormontata da bel campanile terminante a piramide acuta, con tre campane. L'interno è di una sola navata a volta. Essa è tutta di legno, come sono tutte le case del luogo, ma al di fuori è foderata di lastre di zinco, come pure il tetto, e l' interno è coperto di tela con carta ricamata assai preziosa. Ripara abbastanza il freddo ed è meno indegna della precedente di albergare il Re del Cielo e della terra. Campeggia sull' altar Maggiore la graziosa statua di Maria Ausiliatrice , di grandezza naturale, fatta venire da Parigi, in terra cotta dorata. Essa è la nostra cara Patrona titolare della Chiesa. Possiamo asserire senza tema di mentire che Maria aedificavit sibi domum. Senza un centesimo abbiamo elevato questa chiesa in poco tempo, che costa una bella somma, e si è quasi interamente pagata senza sapere da che parte venissero i soccorsi: il paese non ci aiutò per nulla, ma Maria pensò a edificarsi la sua casa. A buona ragione adunque l'abbiamo posta a Protettrice. Il giorno 18 corrente, Domenica fra l' ottava dell' Ascensione, con gran pompa e solennità si benediceva, secondo il rituale romano. V'intervennero tutte le Autorità del luogo, il Governatore Generai Samuele Valdiviesso, nostro grande amico, tutti i soldati, e molti Signori invitati. Don Fagnano ne fece la funzione coadiuvato da altri sacerdoti e numeroso clero di giovanetti , dopo la quale celebrò il S. Sacrificio e fece un bellissimo discorso di circostanza. Tutta la popolazione era lietissima di poter, assistere ad una sì bella, e commovente funzione e vedere un tempietto innalzato in poco tempo come per incanto, dove poteva stare meno a disagio nei giorni festivi e pregare con più fervore. Questa Chiesina per intanto serve di parrocchia; appena se ne potrà fabbricare un'altra. più ampia, questa servirà di cappella pei nostri orfanelli.

Lo scorso mese fui col nostro Prefetto Apostolico D. Fagnano a visitare la Missione di S. Raffaele nell'isola Dawson. Era la prima volta che ci andava, e mi toccò subito fare da becchino. Giacche essendo ivi morto in quei giorni un Indio, né essendovi ancor cimitero, dovetti mettermi alla testa di due altri Indii e diboscare un tratto di terreno e farvi scavare la fossa. In due giorni si preparò tutto e sepolto ivi il povero Indio battezzato negli ultimi momenti, si piantò la prima croce.

La sera della vigilia del Patrocinio di S. Giuseppe , volli fare insieme col catechista Tarable una escursione nell'isola per conoscerne i luoghi. Prendemmo per la parte del bosco un cammino nuovo che D. Ferrero aveva fatto, poc' anzi tracciare. Camminammo molto bene fimo alla baia Willes B. Nel ritorno Tarable volle farmi prendere un altro cammino vecchio, che egli diceva conoscere bene , per accorciarlo di molto. C' inoltrammo in esso e per un'ora circa venimmo molto bene , ma poi soppraggiuntaci la notte e fattosi buio pel fitto degli alberi , perdemmo il sentiero, unico tratto pel quale si può dar un passo in quel labirinto. Si andava tastoni tastoni da una parte e dall'altra cercando la smarrita via, ma invano. Di qui un pantano che ci sprofondava fin sopra le ginocchia, di là acqua stagnante, più lungi un rigagnolo che ci attraversava il cammino, tutto all'intorno un bosco fitto fitto, ed alberi di grosso fusto coricati al suolo gli uni sopra gli altri alla rinfusa. Tarable aveva una scattola di fiammiferi ed io per caso aveva meco alcuni giornali ed un libretto. Accendevamo un foglio per volta di questa carta per rintracciare il sentiero. Tentammo di accendere un gran falò per scaldarci ed illuminare tutto all'intorno, ara con tutto l'impegno possibile in quel frangente non potemmo riuscire malgrado tanta legna che ci circondava; tutta era bagnata o verde, o marcia. Intanto la carta era scomparsa, i fiammiferi finiti, e noi ci trovammo in perfetta oscurità.

Chi non conosce cosa sia foresta vergine non se ne può fare una idea : se non si è sulla via non si può fare un passo. - Che cosa facciamo ora?... ci domandavamo a vicenda; dobbiamo passar qui la notte; non vi è altro rimedio. - Pazienza! Ci sedemmo sopra un tronco d'albero la cui lanuggine molto alta formava come un cuscino, decisi di passar colà la notte. Ci provammo gridare molte volte coatto, soccorso, ama invano; la nostra voce si andava, perdendo nella foresta. - Che dolore sarà pei nostri confratelli, dicevamo, non vedendoci comparire ! Che cosa penseranno di noi?...- Questo era il pensiero che più ci affliggeva. - D. Fagnano starà certo inquieto e ci manderà a cercare. Ma come dar nei nostri passi?! - Due oro erano così trascorse : noi recitavamo il S. Rosario e ad ogni decina di Ave Maria gridavamo a squarcia, gola : aiuto, soccorso, un lume! Recitato l' intiero Rosario gridavamo con più slancio, parendoci di udir cani ad abbaiare. - Non siam lungi da casa, coraggio. - Quand'ecco sentiamo un tiro di fucile questo ci animò grandemente, perchè pensammo che veniva qualcuno sulle nostre traccie. Ma come rispondere?. - Se avessimo anche noi un'arma, ma non abbiamo che un bastone. - Gridammo più forte e ci risposero alcune voci. - Siamo salvi! - Di fatto per buona pezza era un botta e risposta fra noi e altri uomini, che certo venivano in nostro aiuto. Ma le voci man mano si andavano allontanando sempre più finché non le udimmo per molto tempo. - Avran preso il cammino nuovo, ed allora poveri noi, chi sa quando ci incontreranno ! - Di fatti sapevano che noi, avevamo preso quel cammino. - Dopo un quarto d'ora sentiamo nuovamente a risponderci. Questa volta le voci si facevano più chiare e distinte indicando che venivano alla nostra volta. Di fatto dopo un dieci minuti giungevano a noi tre uomini mandati da D. Fagnano in nostro soccorso , provveduti di arme, lumi ecc. Ringraziammo Iddio e seguimmo il nostro cammino giungendo a casa a notte inoltrata. Non è a dire l' affanno di D. Fagnano e di tutti i confratelli di casa in tutto quel tempo di notte che passammo fuori : facevano mille congetture. - Si saran perduti?.... Si saranno impantanati?... Avranno incontrati Indi che loro abbian fatto qualche brutto giuoco?.. - Più noi ritardavamo più cresceva il loro timore. Fu viva la loro gioia quando ci videro finalmente ritornare, cantando quei versi di Dante:

Nel mezzo del cammin di nostra vita, Mi ritrovai per una selva oscura; Ché la dritta via era smarrita!...

Ringraziammo ancora una volta insieme Iddio e Maria Ausiliatrice e mettemmo tutti il cuor in pace.

SAC. MAGGIORINO BORGATELLO.

NOTIZIE COMPENDIATE

Bogotà -- (Colombia). - Non si è ancor potuto aprire l'Ospizio per ricevere convittori, si spera tuttavia di aprirlo quanto prima e si lavora di buona lena a tale intento. Già da più mesi si è aperto un Oratorio festivo che fiorisce mirabilmente. Grande concorso di fedeli alla nostra Chiesa specialmente per la frequenza ai Sacramenti della Confessione e della Comunione.

Montevideo - (Uruguay) - Ci giunge ogni mese dal nostro Collegio Pio di Villa Colon (Montevideo) il Bollettino Mensuale dell' Osservatorio Meteorologico di quel collegio redatto con molta cura da Salesiani.

Riportiamo qui il sommario del Bollettino dello scorso Giugno:

Sumario - Contribucion al estudio del clima del Paraguay. - El clima del Brasii. - Las nieblas de las ciudades. - Método facil para reducir el Barómetro á O.° C. - Observatorio en Madagascar. - Granizo Colosal. - La velocidad del viento, - Canze de publicaciones. - Apuntes Metereológicos. - Villa Colon. Punta Arenas. - Nuestras tablas. - Estados y curvas.

È del formato del Bollettino Salesiano, di pagine 24 con copertina e due ampie carte per le Curve Meteorologiche. La stampa non lascia nulla a desiderare. - Le associazioni si ricevono all'Osservatorio del Collegio Pio al prezzo di L. 6 all'anno nell'Uruguay, più le spese di posta per l'estero.

Paysandú - (Uruguay). - Ci scrivono da Paysandú

Questa città conta un secolo di esistenza e fu fondata da alcune famiglie d'Indii guaranies ed eretta in parrocchia l'anno 1805. D'allora in poi si sviluppò progressivamente per la sua vantaggiosissima situazione , ma fu anche agitata da grandi disgrazie e da grandi lotte politiche. Per ben due volte fu quasi distrutta, cioè negli anni 1846 e 65. La prima volta fu incendiata ed i suoi abitanti in grandissimo numero sgozzati. Nel 1865 fu assediata e bombardata dall'esercito brasileno alleato del general Flores.

La parrocchia nella sua estensione di 14 mila kilometri quadrati non ha che una sola Chiesa, la quale, quando nell'82 giunsero per la prima volta i preti di D. Bosco, era in pessimo stato. Alla chiesa non si veniva che per battezzare, ed alle sacre funzioni non si vedevano che pochissimi uomini e qualche dozzina di donne. La frequenza ai SS. Sacramenti era lettera morta. Coll'aiuto di Maria Santissima Ausiliatrice bastarono 8 anni per trasformare quasi tutto e i figli di Don Bosco raccolsero abbondantissimi frutti spirituali. Giornalmente si celebra la S. Messa nella Chiesa parrocchiale, nella Cappella del nostro collegio, nell'Ospedale di Carità, nella Cappella di Maria Ausiliatrice, collegio delle nostre Suore, e ora nella Chiesa di S. Raimondo.

Ogni giorno vi sono almeno 100 comunioni e nelle feste ascendono a parecchie centinaia. Può dar fede di ciò Monsignor Cagliero che l'anno scorso nel dì della Madonna del Rosario distribuì il pane eucaristico a più di 800 persone.

Quando sono arrivati qui i Salesiani non trovarono che collegi laici, e Società anticattoliche... Ora già abbiamo la Confraternita di S. Giuseppe, il Circolo Cattolico di Operai, il Circolo di S. Vincenzo de' Paoli, la Compagnia di San Luigi, la Società de' Cooperatori e Cooperatrici Salesiane; la Congregazione del Sacro Cuore, del Carmne e due fiorenti Società di Figlie di Maria. Riguardo all'educazione della gioventù, più di 200 giovani assistono tutte le feste alla spiegazione della Dottrina Cristiana, più di 250 frequentano il Collegio Salesiano di Nostra Signora del Rosario e più di 100 il nuovo Collegio « Don Bosco. » Le nostre Suore impartono istruzione religiosa a più di 200 bambine e le Suore dell'Orto dirigono un asilo maternale di 300 fanciulle.

Ciò che più consola è il vedere che tutti gli anni facciamo nuove e maggiori conquiste ; si vanno consolidando sempre meglio le antiche, e si vedono in generale tendenze molto buone. (Sac. Albanello).

Canelones - (Uruguay). - Viva la Divina Provvidenza ! Nell'incendio che distrusse la nostra Cappella non solo rimase intatto meravigliosamente il quadro di Maria Ausiliatrice, ma avemmo di più un mirabile risveglio di carità a vantaggio nostro. Potemmo comperare la casa che prima avevamo in affitto, e si ripararono ben presto i danni prodotti dall'incendio che mano nemica aveva dato a danno nostro.

Viedma - (Patagonia). - In un viaggio da Viedma a Pringles, lungo 100 chilom. Monsignor Cagliero ed il Direttore della nostra casa di Viedma corsero grave pericolo. Ecco come ne scrive egli stesso in una lettera al Rev.mo D. Rua : « ... Avevamo scelto una vettura, o meglio carretta a due ruote. Speravamo un buon viaggio coi nostri cavalli da tiro, ma è pur vero che periculis in mari periculis in terris, come disse S. Paolo, ed io debbo dire periculis in equis, periculis in curribus. Avendo sperimentato nelle Cordigliere le matterie del mio cavallo che mi gettava tra sassi, scelsi in questo viaggio la carretta di campo per esser più sicuro. Eravamo già ad un terzo del cammino quando in una discesa ripida il carro trabalza ed in men che non si dice ci trovammo sbattuti al suolo.

Grazie al Signore ed a Maria Ausiliatrice, che sempre invochiamo nei viaggi, specie quando andiamo in Missione, non riportammo gravi ferite. Riprendemmo subito il cammino che proseguì felicemente. All'ora in cui eravamo attesi giungemmo a Pringles ove potemmo lavorar quanto volevamo a bene di quella popolazione stanziata colà nel bel mezzo di uno sterminato deserto.

Carmen de Patagones - (Patagonia). - Da una lettera di Monsignor Cagliero apprendiamo pure con vivo piacere che il nostro Missionario D. Milanesio, indefesso apostolo dei Patagoni e che parla il loro linguaggio come un di loro (tant'è che lo chiamano il prete Indio), nelle varie missioni dell'anno scorso battezzò più di 500 indigeni. Questa notizia consolerà i benefattori e le benefattrici delle nostre Missioni.

S. Paolo (Brasile). - Ci scrivono da San Paolo : In una delle feste religiose celebratesi nel corrente anno scolastico intervennero nel nostro Liceo Salesiano tre Vescovi e l'Internunzio Apostolico Mons. Spolverini. I tre Vescovi erano Mons. José Pereira de Barros, Mons. Lino e Monsignor Antonio de Macedo Costa, illustre apostolo del Gran Parà.

Per la seconda volta si trova qui fra noi il Rev.mo Fra Sabino da Rimini, intrepido Missionario Cappuccino, che da solo ha già passato 20 anni in mezzo a diverse tribù di Indii dell'interiore del Brasile, specialmente lungo i due grandi fiumi Araguava e Tocantius, e di indolenti e feroci che quelli erano, li rese laboriosi e pacifici. È curioso ed interessante sentirlo raccontare i principali fatti della sua vita di missione; il modo con cui entrò per la prima volta in questa od in quella tribù, la maniera con cui si cattivò la loro affezione, i pericoli corsi più volte di essere ammazzato o dagli uomini o dalle fiere, i lunghi e penosi viaggi in mezzo alle foreste vergini od in fiumi ancora sconosciuti ed interrotti ad ogni tratto dà, cascate pericolose ; i diversi e strani costumi dei poveri selvaggi, la loro eredenza religiosa , le loro feste sacre e profane , il modo che hanno di cacciare e pescare, le guerre accanite fra una tribù e l'altra e mille altre cose assai utili a sapersi. In questi ultimi mesi fece un'escursione nell'interiore di questo Stato di S. Paolo, lungo le rive del fiume Paranapanéma, e visitò qualche nuova tribù di Indii. Ora è tornato qui alla capitale per trattare col Vescovo e col Governo i negozi della sua nuova missione. Ciò che ha osservato di più notevole in tutte le tribù che sinora ha visitato si è che non ve n'ha alcuna, per barbara che sia, la quale non abbia qualche idea, almeno in confuso, di Dio, dell'immortalità dell'anima e dell'eternità.

Ch. CARLO GRaGLIA.

Patagonia. - Ci giungono dalle parrocchie e cappelle Salesiane della Patagonia bellissime e consolanti relazioni dell'esito felicissimo che ebbe colà in quest'anno la celebrazione del mese di giugno, consacrato al Sacratissimo Cuore di Gesù. Vi fu un grande risveglio di fede e di divozione, frequenza mirabile alle chiese e specialmente ai santi sacramenti della Confessione e della Comunione. La festa poi del Sacro Cuore di Gesù nei principali centri della popolazione fu un vero trionfo.

I nostri Missionarii si ripromettono di ottenere da questo grande sviluppo di divozione frutti più copiosi e durevoli.

ADORAZIONE UNIVERSALE GESU' SACRAMENTATO

in riparazione delle continue offese e dell'abbandono in cui è lasciato.

(Dalla Crociata, periodico mensile di Torino).

È generale nel popolo cristiano il sentimento della necessità di riparare con atti di pietà e di virtù le iniquità che allagano e desolano la terra. E, pur troppo, i mali religiosi e morali vanno ognor crescendo ed il pervertimento dilaga ognor più , invadendo ormai tutte le classi sociali , sicchè le leggi di Dio e della Chiesa non solo sono poste in dimenticanza, ma molte volte sono calpestate con furore satanico.

Tutti convengono che un sì increscioso stato di cose non può prolungarsi, ed i buoni vivono in apprensione per i castighi che stanno sospesi sul capo della povera umanità, se non si risarciscono le incessanti e molteplici offese che si fanno alla Divinità oltraggiata.

Il sentimento della riparazione va facendo strada nel cuore dei cristiani; ed è perciò che, specialmente in questo scorcio di secolo, sono sorte, nel seno della Chiesa, opere egregie per il santo scopo, quali : « la Comunione riparatrice, la Guardia d'onore al Sacro Cuore di Gesù, l'Adorazione notturna, i Nove Uffici del Sacro Cuore di Gesù, la Lega di Riparazione, il Carnevale santificato, ecc., ecc. »

Ma queste eccellenti pratiche sono per lo più ristrette ad un manipolo di persone , e formano d'ordinario il privilegio delle sole anime più ardenti. Era quindi mestieri aggiungere un'altra opera che fosse alla portata di tutti i buoni cristiani, grandi e piccoli, giovani e vecchi, padroni ed operai, uomini e donne, e che per ciò stesso potesse più agevolmente diffondersi per ogni dove.

Ed a così sentito bisogno pensarono due pie terziarie torinesi, e la Crociata è lieta di farsi l'eco di questa novella pratica riparatrice che non mancherà certo di tornare assai gradita al Cuore adorabilissimo di Gesù, e che per la sua semplicità può, senza difficoltà, introdursi in ogni parrocchia o chiesa dove Egli sta Sacramentato.

Ecco ora alcuni cenni intorno al movente ed allo scopo della pia pratica, stilla quale richiamiamo la particolare attenzione dei lettori.

Tanto nelle città quanto nelle campagne, il Divin Redentore è dai cristiani lasciato per una buona parte della giornata in abbandono nel SS. Sacramento dell'Altare, L'amabile Gesù se ne sta chiuso e solo nelle chiese per lunghe e lunghe ore. - Nel santo Tabernacolo Egli dimora come prigioniero. Non bastò per Lui il patire e morire sulla Croce, il dare la vita e fin l'ultima goccia del suo Sangue prezioso per amore degli uomini. Questi, sconoscenti ed ingrati a così grande bontà, lasciano il buon Gesù così dimenticato, senza considerare la pena che Egli prova per tanto abbandono !

E la pia pratica di riparazione si propone appunto di ravvivare la fede nella divina Eucaristia , centro e sìntesi della religione cattolica, procurando il maggior numero possibile di adoratori a Gesù Sacramentato, non solamente durante le quarantore, ma in ogni epoca dell'anno ed in particolar modo nelle ore in cui le chiese sono lasciato deserte.

Gli ascritti all'opera non si assumono alcun obbligo di fermarsi per lungo tempo in chiesa per l'Adorazione; per chi non può sofferriarsi nè per un'ora nè per mezz'ora, possono bastare pochi minuti. Ognuno è perfettamente libero di regolarsi secondo il tempo delle sue occupazioni e de' suoi impegni. L'essenziale è che si faccia strada nei cristiani un santo impegno di non passare avanti le chiese, anche recandosi al lavoro, o venendone, senza entrarvi e rivolgere un saluto di riconoscenza e di amore a Gesù Sacramentato , che sta qui come padre, come amico, come fratello per ricevere i cristiani e compartir loro le grazie di cui hanno bisogno.

Con quest'atto di adorazione quotidiana l'Opera di riparazione forma l'intenzione di risarcire l'adorabilissimo Cuor di Gesù non solo delle freddezze ed ingratitudini degli uomini, ma ancora dei disprezzi e dei peccati di un gran numero di cristiani, ed in particolar modo delle bestemmie, per la profanazione delle feste e per le irriverenze e sacrilegi di cui si rendono pur troppo colpevoli taluni, accostandosi, senza le dovute disposizioni, alla Mensa Eucaristica, massime nel tempo pasquale.

Siccome poi, in molte località, le chiese sono chiuse per il pericolo di profanazione, rimanendo deserte per una buona parte della giornata, così gli ascritti all'Opera si propongono, d'accordo coll'Ecclesiastica Autorità, di ovviare a tale inconveniente ed al pericolo temuto sia mediante custodia della chiesa per parte di persona fidata, sia collocando una cancellata in ferro al fondo della chiesa, come è già costume per taluni Ordini religiosi ed in alcune località di campagna. Del resto, quando non si possa far diversamente, e la prudenza lo consigli, le stesse persone adoratrici possono sorvegliare perchè non succedano inconvenienti nelle chiese.

Inoltre, col medesimo spirito di fede e di riparazione, gli ascritti fanno promessa di adoperarsi perchè ritornino in fiore nelle famiglie gli usi cristiani, delle preghiere del mattino e della sera, dell'Angelus Domini e del segno della croce prima o dopo il cibo.

Speriamo che questi rapidi cenni invoglieranno i buoni cristiani a farsi apostoli dell'Opera dell'Adorazione riparatrice loro proposta e si adopreranno perchè essa sia senza altro iniziata nelle chiese da essi frequentate.

I Terziari e gli ascritti alla Compagnia del SS. Sacramento, del Sacro Cuore di Gesù, i membri di Società Cattoliche, Pie Unioni, ecc. devono essere le prime reclute dell'Opera stessa, sulla quale non potranno certo a meno di scendere copiose le benedizioni del Signore.

In Torino la pratica dell'Adorazione riparatrice, sebbene finora iniziata in semplice via privata, conta già oltre un migliaio di membri ; e noi siamo sicuri che non tarderà a prendere un notevole sviluppo, non appena sia un po' più conosciuta.

Per dare un carattere di stabilità all'Opera dell'Adorazione quotidiana a Gesù Sacramentato, sarà bene che in ogni chiesa, in cui la medesima verrà iniziata, si tenga nota, in un piccolo quaderno o registro, del nome delle persone che aderiscono a praticare tale adorazione, dando, per ora, avviso di tale istituzione alla Direzione della Crociata in Torino.

Intanto, a comune eccitamento, soggiungiamo che fra non molto la chiesa di Sant'Antonio in Torino, officiata dai PP. Minori Osservanti, sarà aperta al pubblico per l'intiera giornata, affinchè i fedeli abbiano comodo a far la visita a Gesù Sacramentato in qualunque ora.

Questa Chiesa formerà come il centro dell'Opera dell'Adorazione riparatrice. - Si ha poi fondata speranza che l'esempio di S. Antonio sarà seguito in altre chiese.

Presentemente le chiese di Torino aperte per l'intiera giornata, cioè senza alcuna interruzione, sono (oltre quelle in cui si praticano, per turno, le quarantore) le seguenti : Corpus Domini, Consolata e Sacramentine. Buona parte delle altre chiese rimangono chiuse soltanto da mezzogiorno alle due pomeridiane.

Sarebbe desiderabile che un discreto numero di adoratori si trovassero nelle chiese aperte, specialmente nell'intervallo dal mezzogiorno alle tre, sia per tener compagnia a Gesù Sacramentato nelle ore in cui maggiormente ha patito e sofferto, come anche per sorvegliare che non succedano inconvenienti.

Esterniamo fin d'ora la nostra riconoscenza a quei sacri oratori che, per dar gloria al Cuore dolcissimo di Gesù, volessero benignarsi di tener parola al popolo cristiano sulla, necessità di una generale riparazione a Gesù Sacramentato.

Del pari saremo riconoscenti a quei periodici cattolici che riproducessero questo ed il seguente articolo

RACCOMANDAZIONI per l'adorazione riparatrice a Gesù Sacramentato.

L'argomento, accennato nel precedente articolo, è già stato toccato, con mano maestra, dall'illustre Padre Franco della C. d. G., nel suo libro Il Clero ed il Sacro Cuore di Gesù (Tip. Speirani; Torino).

Ecco le parole dell'esimio Oratore e Scrittore , che leggonsi a pagina 273 e seguenti

« Un'altra cosa che pure non vuol dimenticarsi è l'adorazione privata. Il nostro Gesù si compiacque di prendere in terra dimora stabile, tanto da passare con noi i giorni e le notti; ragion vorrebbe pertanto che Gesù dal popolo cristiano non fosse almeno fra giorno dimenticato.

» Ora, tanto siamo lungi dall'adorarlo, che in molte terre e città non pur è più possibile una tale adorazione : e come ciò? Molte chiese rimangono aperte alcune ore del mattino, e poi sono chiuse tutto quanto è lungo il giorno , oppure si aprono per qualche altro momento in sulla sera, onde, anche quelli che il volessero, non possono andarlo a visitare.

» Oh povero nostro Gesù, rilegato fuori del consorzio di quei fedeli che sono tutto il suo amore e che non può intrattenersi con quelli per cui ha istituito a bella posta questo Sacramento !

» Intanto, come si sa essere chiusa la chiesa, più nessuno vi si accosta, se no perde l'uso, le visite a Gesù Sacramentato paiono cose straordinarie e quasi un'affettazione di pietà, ed il popolo si aliena sempre più dal suo Salvatore. So bene che si dice non esservi comodità per custodire tutto giorno la chiesa, ma so ancora che, se non vi e, converrebbe ad ogni modo trovarlo. Troppo grande affronto si fa a Gesù coll'istrapparlo dal suo popolo, e troppo grave danno si fa al popolo collo strapparlo dal suo Gesù.

» Questa credo io essere una delle prove più delicate d'amore che possa un sacerdote dare al suo Dio : trarre a Lui le anime dei fedeli, mentre Gesù avendo molte cose da comunicar loro, ha bisogno perciò di averli a sé, d'intorno. Gesù ha da suggerire a quelle fanciulle pensieri ed affetti di mondezza, a quei giovani sentimenti di pietà e di religione, a quegli uomini attempati l'amore della giustizia e della moderazione, a quelle madri la sollecitudine e la custodia della famiglia, a quei poveri peccatori ha da ispirare il suo timore ed il suo amore ; e poi ha da illuminare molti ciechi, consolare molti afflitti, corroborare molti tiepidi, promuovere molti giusti a più alta perfezione : chè tutto questo lo fa certo per mezzo de' suoi ministri, ma molto più lo fa da se stesso colla sua luce, colle sue aspirazioni , colle sue grazie, cogl'influssi del suo buon cuore ; perché dunque impedire a Gesù un trattenimento colle anime che gli è sì caro?

Oh dunque, dilettissimi confratelli, se amiamo Gesù, prendiamo ad onorarlo in tutte le guise ; ma come per la sua bontà l'abbiamo sempre presente nel divin Sacramento , più particolarmente a Lui rivolgiamoci, ed a Lui conduciamo il popolo cristiano : questo sì che sarà dare al suo Cuore una dolcissima soddisfazione !

L'INAUGURAZIONE DELLE NUOVE SCUOLE SALESIANE a Londra.

Battersea (Londra) - 9 settembre 1890.

REV mo SIGNOR D. RUA,

Secondo che le avea accennato giorni sono, nel giorno 2 settembre abbiamo fatto con una solenne accademia l'apertura delle scuole. Tutti i nostri Cattolici vi presero parte , ed anche Monsignor Butt nostro amatissimo Vescovo era presente. Si suonarono e si cantarono bellissimi pezzi di musica, e tutto andò con pienissima soddisfazione. Monsignore essendo venuto alquanto prima del l'ora dell'accademia, ebbe tempo a visitare le nostre scuole e ne fu soddisfattissimo. Visitò anche la povera baracca di ferro che serve di Chiesa, e disse essere di somma necessità l'incominciarne una nuova. L'assicurai che questo pure è il nostro pensiero e che appena saranno pagati i debiti delle scuole, confidando nella Divina Provvidenza si darà principio alla tanta sospirata Chiesa. Dopo venne in casa, ove l'attendevano alcuni Cooperatori Salesiani. All'Accademia Monsignore fu ricevuto con un fragoroso e generale battimani. I nostri cari parrocchiani si ricorderanno lungamente di questa festicciuola, che è la prima di tal genere ma non sarà l'ultima.

Gradisca i miei profondi ossequii con quelli degli altri suoi figli di Londra.

Suo aff. ed umil. figlio in G. C.

Sac. CARLO MaCEY.

APPENDICE alle Notizie dei nostri Missionarii

D. Costamagna in viaggio per l'Equatore.

Valparaíso, 24 aprile 1890.

CARISSIMO E VENERATISSIMO PADRE MIO D. RUA,

Sono sulle mosse per imbarcarmi sul Pacifico alla volta di Guayaquil e Quito dove Mons. Cagliero vuole che faccia una visita dopo questa delle Case nostre del Chili.

Prima di rispondere alla pregiatissima lettera di V. S., che m' ordina di avvicinar Mons. Arcivescovo di Santiago, e concretare le cose riguardo alla nuova spedizione pel Chili che si dovrà fare nel p. f. novembre, mi permetta di darle breve ragguaglio del mio viaggio dall'Argentina al Chili e mia permanenza in quest'ultimo.

Due mesi dopo d'esser arrìvato d'Italia, e appena dopo d'essersi fondate le Case di Rosario e di Barracas al Norte, Monsignor Cagliero ordinommi di partir pel Chili , Equatore e Bolivia. Mi portai subito a Mendoza, accompagnato da un chierico.

Colà fummo ricevuti fraternamente dai RR. PP. della Compagnia che, secondo soglion far coi poveri Salesiani, ci trattarono nel modo più squisito. Essi vogliono che si faccia colà una fondazione, e ne danno i mezzi.

Da Mendoza (la città de' terremoti) a Santiago - Avventurosa attraversata delle Cordigliere - Bravi Chileni! - Due trafori e due bocche d'inferno.

Mendoza è, com'ella sa, la città dei terremoti. Nel 1861, essendo l'ultimo giorno della missione che i detti Padri avevan predìcato con gran frutto, nel mentre in chiesa la gente si stava confessando , un terremoto terribilissimo atterrava tutta Mendoza, restandovi circa 12 mila vittime, fra le quali il Parroco stesso ed uno dei confessori. E fu gran misericordia di Dio quella d'aspettarli a penitenza e dar loro quel colpo tremendo quando già s'eran fatti suoi amici. Mendoza risorse vicino ai ruderi che ancora si scorgono al presente, ma ora le sue chiese sono abbandonate, non v'è religione, l'indifferenza domina dovunque.

Il nostro viaggio delle Cordigliere non fu scarso di avventure. La prima notte la passammo sulle mule, facendo strada al chiarore della luna, e recitando continuamente Ave Maria, Angele Dei e Requiem. Il nostro arriero o guida era preso dal vino, e invece d'esser guidati, dovemmo guidar lui e sostenerlo tutta la notte, perchè non cadesse nei precipizi di cui è seminato l'aspro sentiero. Arrivammo alle 4 1/2 del mattino a Villavicencio, e ripartimmo tosto per Uspallata, dove più morti che vivi arrivammo alla sera del giorno stesso. Colà mi fu rubato l'orologio ! Ripartimmo al mattino, passando sopra il famoso ponte de los Incas e giugnemmo a notte inoltrata a Punta de las

Vacas, dove le ultime vacche argentine trovano un po' d'erba, ché il resto è tutto nudo macigno. In questa traversata fui assalito da un vero brigante (italiano!), e potei difendermi con uno stratagemma che mi suggerì la Madonna, a cui recitai in fretta un'Ave Maria. Da Punta de las Vacas camminammo un'altra giornata, e valicando le più alte Cordigliere di quel passo, scendemmo, schiaffeggiati dai venti e dalla neve, a Ojos de agua (occhi di acqua). Questo sito è così chiamato perchè due grandi fontane, l'una vicina all'altra, eruttano al pie' d'una rocca tale una quantità d'acqua da formar tosto un fiumicello. Volli bere di quell'acqua limpidissima e salutare, e sperando d'averla per un po' di tempo a compagna di viaggio, ne investigai la corrente ; ma ecco che a un duecento passi quell'acqua sì limpida e sì buona s'unisce col rio Aconcagua dalle acque giallognole e fangose , e il povero mio Ojos de agua non è più da vedere. Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei. Quel brutto Aconcagua seguita precipitandosi nel vallone, e a quanti rivi e ruscelletti d'acqua cristallina scendon festosi ad incontrarsi in lui , tutti insudicia e travolge nel suo impetuoso corso. Vi trovai dipinta la rovina di tanta gioventù, che rivela l'innocenza del suo cuore in quel due occhi sereni e puri, come l'acqua dell' Ojos de agua finchè sta coi buoni, o rìtirato, ma che perde tutto il suo candore e purità nell'atto che s'accosta a certi rovinosi torrenti di vizio, i rei compagni.

Continuammo a scender per tutto un giorno, osservando i lavori preparativi del tunnel che i bravi Chileni stan facendo per comunicare coll'Argentina. Tutti i lavoranti chilevi al nostro passare ci salutano rispettosi, col cappello di paglia in mano , e col dolce saluto sul labbro : Buen día, señor, oppure Buenos días le dè Dios. Qual diversìtà tra l'Argentina e Chile. E pensare che se l'emigrazione s'estenderà anche a Chile, come pur troppo i due trafori la realizzeranno , tutta questa pietà la si vedrà svanire come nebbia al sole !

Dissi due trafori, perchè oltre questo de los Andes, se ne sta cominciando un altro più verso il Sud che comunica Buenos Aires, la Pampa e Norquin con Antuco tra gli Indi Araucani, Concepcion, ecc. Ma se non si faciliteranno i mezzi di comunicazione a' Missionari , col tempo si apriranno pure due bocche d'inferno all'indifferenza religiosa ed all'empietà, e si dovrà dire allora : Povero Chile

Verso la sera dello stesso dì arrivammo a Santa Rosa de Los Andes, dove il caro Don Tomatis era arrivato un quarto d'ora prima ad aspettarci. Egli sperava trovare una legione di Missionarii, e, poveretto ! ne trovò uno solo. Il Parroco di Santa Rosa, che già assaporando gli amari frutti del traforo trema sull'avvenire della sua vastissima parrocchia, vuol assolutamente colà una Casa di Salesiani.

Da Santa Rosa scendemmo alla capitale Santiago, dove i carissimi Padri Cappuccinì, che son tutti Italiani , ci trattaron proprio da fratelli. Non essendo ancor arrivato d'Europa Monsignor Arcivescovo, salutati i principali Cooperatori di Santiago, partimmo per Talca, non senza ammirare le bellezze di tante chiese, tra le quali primeggia la Cattedrale, dove predicano i più famosi oratori, i quali però, se nel loro dire oltrepassano d'un minuto la mezz'ora, una forte scampanellata li fa tacere nell'atto.

Visita alla Casa di Concezione e Talca - Pioggie periodiche e prati aerei - Religione di questi paesi.

Avendo in animo di passar il tempo pasquale in Talca , dopo alcuni giorni di permanenza in questa nostra Casa, andai avisitar quella di Concezione.

Colà si sente ancor vivamente la partenza di D. Rabagliati. Ohi quanto l'amavano e quei di casa e quei di fuori ! Il Collegio è povero, ma il suo edifizio non lascia nulla a desiderare. Una bella statua domina e par benedica l'ampio cortile dove corrono e saltano quei nostri ragazzi di Concezione, una parte dei quali non vuol saper di portar le scarpe, e se non si sta attenti, alcuni son capaci di venir scalzi anche a servire la Messa. Già una dozzina di essi studiano il latino e presero parte ai ss. Spirituali Esercizi che abbiam avuto nel tempo della visita.

I pretì nostri, oltre al Collegio, attendono pure al bene spirituale del vasto sobborgo dove è situata la nostra Casa, e sovente tocca loro trovarsi in certe catapecchie dove il malato giace sul nudo suolo, e dove tanta è la miseria che regna, che D. Daniele suol dire potersi comprare con pochi soldi e casa e masserizie e tutto ciò che appartiene a questa povera gente.

Da Concezione, dove il clima assai umido regala dei buoni reuma a tutti, e volle pure offrirne uno a me in una gamba, passai di nuovo a Talca. Talca è situata quasi al pie' d'una collina verdeggìante. È città di circa 18 mila abitanti. Qui come quasi in tutto Chile, non piove per circa 7 mesi, ma negli altri cinque è una pioggia quasi continua. La gente , che è ancor molto data alla religione , battezza con nomi santi i fenomeni della natura. Quindi è che, come chiama Veranito de S. Juan Bautista l'interruzione momentanea della pioggia circa il 24 di giugno, alle pioggie dirotte di giugno e luglio dà il nome di lagrimones de San Pedro e di sollozos de la Magdalena, e chiama penitenacia de San Francisco de Asís il negro tempo di settembre. Nei mesi di siccità tutti i tetti delle case si copron di terra e di semi che i venti trasportano dai colli vicini, ma nei mesi di pioggia questi tetti si cambiano in prati, ove l'erba è sì alta da farsi chiamar fieno.

Anche Talca , come Concezione , si può chiamar la terra dei terremoti. In questo mese l'udimmo già ben quattro volte. I nostri ragazzi saltan giù dal letto come scoiattoli, e da buoni cristiani invocano la misericordia di Dio e vogliono confessarsi.

Nel 1835 ne venne uno così forte che atterrò Concezione. In Talca la sola chiesa

che stette in piedi allora fu quella ceduta poi a noi; ma sette muratori che stavan lavorando per terminare il basso campanile furono gettati sulla via e morirono tra le macerie.

Per resistere a questo nemico, tutte le case sono assai basse, colle muraglie assai spesse e fatte in generale non di mattoni cotti nella fornace, ma solo seccati al sole. Tali mattoni son preparati con molta paglia mischiata a fango ; sono grossi almeno venti volte più dei nostri, si piegano alla scossa e non cedono del tutto.

In Talca, oltre gli interni e gli esterni , abbiamo una bella chiesa pubblica e sì frequentata che in tempo pasquale dovemmo confessare parecchi giorni dalle 5 del mattino alle undici di notte. bisogna vederli questi buoni popolani circondar l' altare e pregare per lunga pezza, poi entrare in sacrestia e aspettar le ore intiere finchè venga il loro turno ! Quanta fede in quella buona gente! Come si vede che non han lavorato invano i Missionarii! Venivano a confessarsi dalla campagna facendo quattro o cinque giorni di viaggio.

Prima di partir da Talca abbiam fatto i santi Spirituali Esercizi, alla fine dei quali due Talchini, coadiutori, si fecero ascrivere alla nostra Pia Società. Sono i primi frutti chileni. In Talca, volendo emulare quei di Concezione, si comincia adesso lo studio della musica strumentale, e aspettano con ansia il signor D. Rua per festeggiarlo.

Tre nuove fondazioni Salesiane. - Il vero ideale del regno della carità.

Ma egli è tempo che le mandi quelle speciali notizie che si riferiscono alla lettera che V. S. si degnò mandarmi.

Arrivato S. E. l'Arcivescovo, gli notificai gli ordini ricevuti da lei e la mia missione nel Chili per ordine di Mons. Cagliero. Mi chiamò tosto a sè, non in Santiago, sì bene in Panquehue, dove riposava per alcuni giorni col suo amico Massimiano Erràzuris, padrone di quasi tutto il popolo di Panquehue. Vi andai tosto con D. Tomatis, e colà giunto mi disse che appunto in Panquehue pensava e desiderava si facesse questa terza fondazione chileno-salesiana. Abbiam disputato assai, e visitato e casa e paese, e posizione morale e materiale, tutto insomma, e finimmo per accedere. Ma Monsignore con quei benedetti sei Salesiani che V. S. gli promise vorrebbe fondare tre case, cioè la 1a in Panquehue, la 2a in Chuchunes, borgo di Santiago, la 3a in Valparaiso, di dove le scrivo io la presente.

In Panquehue si vorrebbe una colonia agricola, ed il sito si presterebbe assai per questa. Ma per ora sarà sufficiente applicarci alla chiesa ed alle scuole annesse.

Oltre a tanta gente sparsa nelle campagne, i Salesiani dovranno attendere a 1800 persone che vivano tutte a spese del sig. Massimiano, il quale in una pianura immensa ha loro fatte tante casette assai belle dove non mancano di nulla. Il signor Massimiano è ricco sì, ma è più caritatevole ancora. Non v'è opera pia in Santiago che non soccorra largamente, e in Concezione i nostri Salesiani lo chiamano il nostro papà, perchè è colui che cancella i debiti continui, che non son pochi, di quella nostra Casa. Questo signore poi è amante del prossimo perchè è amantissimo di Gesù ; Gesù riceve ogni dì colla massima devozione al cospetto del suo popolo, che è l'ideale d'un popolo ben ordinato.

Ma questo popolo giace nell'ignoranza, e il suo re e padre, il signor Massimiano, che, quando sa che uno è malato, tosto corre a soccorrerlo e gli fa da medico e da infermiere, conosce che ci vogliono dei Missionarii a diradar le tenebre di quella sua gente, e però dà la chiesa e la casa in proprietà ai Salesiani.

Il clima di Panquehue è tale che i tisici di 1° grado risanano affatto. Il paese è tra le montagne, tutto messo a vigneti e prati. Venga a vederlo, signor D. Rua, per impiantarvi una duplice colonia agricola, corporale cioè e spirituale. Il signor Massimiano possiede lettere di Don Bosco, ma vorrebbe avere la fortuna d'aver colà D. Rua per qualche giorno almeno.

Mons. Arcivescovo , al lasciarci , mi incaricò di salutar tanto il Capitolo Superiore, e specialmente V. S. ed il signor Don Durando.

Ma intanto là in Chuchunes si grida : Vengano presto i Salesiani, e qui in Valparaíso vennero piangendo alcune signore, e facendo rimostranze, perchè son ben tre anni che Donna Antuca , morendo, lasciò ai figli di Don Bosco e casa e terreno, e i monellucci di giovani abbondano, e le carceri rigurgitano, e i Salesiani non si muovono. I Padri della Compagnia ci fanno ressa perchè facciamo presto, Mons. Arcivescovo insiste... Insomma la ci pensi , signor Don Rua, e provveda, se può.

Io intanto seguito il mio viaggio, pericoloso assai, perchè sono solo soletto. Il chierico che venne meco mi accompagnò fino a Talca, dove D. Tomatis lo fermò a lavorare. Ne ho ancora per ben tre mesi. Ho ben pregato i confratelli di Chile che mi prestassero i loro Angeli Custodi per questo tempo, affinchè porgessero aiuto al mio, che avrebbe diritto di non aiutarmi a causa d' averlo fatto tante volte disperare, ma chissà poi se me l'avran mandato. Se posso tornar sano e salvo a Buenos Aires, sarà segno che m'avran fatto una tanta carità.

Finisco perchè devo prepararmi alla partenza, ché il vapore inglese Puno già sta scaldando la sua macchina.

Preghi il buon Dio per me, affinchè non m'accada nessun sinistro nella lunga e penosa via. Iesus, Ioseph et Maria, semper sint mecum in via, dirò io con Cristoforo Colombo, e Lei, buon Padre, cambi il mecum in tecum, ed allora quis contra me? Mi benedica e mi creda suo

Aff.mo figlio in G. C. D. GIACOMO COSTAMAGNA.

Porto di Lima, 8 maggio 1890.

Oggi è gran festa per noi Salesiani. L'Apparizione di S. Michele, che la S. Chiesa celebra, ci ricorda il nostro carissimo Superiore D. Michele Rua, ed io, amatissimo Padre, lontanissimo da lei col corpo, sebbene assai vicino col cuore, tento di presentarmi con questa mia seconda lettera ed offrirle in omaggio questa mia qualunque descrizione del viaggio da Valparaíso a Lima, viaggio che, la Dio mercè, fu felice come quello da Buenos Aires al Chilì.

Da Callao a Lima. -- Un naufrago che trova il vero porto di salute. - Le miniere- Tratta nefanda di Cinesi.

Comincio la lettera mentre il vapore Peno, che ci porta all'Equatore, comincia a muoversi lentamente in questo mar di latte che è il porto e la baia di Callao-Lima. Ma mi dissero testè che nel 1740 questo stesso mare, stanco di starsi in pace, ne fece una grossa assai. Trangugiò in un boccone solo e in un attimo nientemeno che tutta la città antica di Callao. Questa inaudita sciagura, che fece tante vittime, fu causata da un terribile terremoto.

Adesso la nuova Callao, che conta 20 mila anime, è situata sulla nuova sponda del mare, che s'addentrò sul continente, e dista da Lima una mezz'ora di ferrovia. Ma veniamo alla narrazione delle particolarità viste nel viaggio.

Due grandi consolazioni ebbi prima di lasciar Valparaiso. La prima fu nel veder tanta pietà ne' fedeli che accorrono alla chiesa dei Figli di S. Ignazio. La seconda si fu nell'accomiatarmi da Mons. Donoso , Vicario di Valparaíso. Questi mi presentò un giovane inglese, sui 25 anni, che doveva ricevere il battesimo fra pochi minuti. Questo fortunato giovane, che io vidi ancor tutto pallido, anzi giallo pei patimenti, era un naufrago del piroscafo Golfo de Aden, il quale, nelle vicinanze della Terra del Fuoco, era andato a fondo pochi giorni prima. Perirono quasi tutti i viaggiatori e quei dell'equipaggio. Ma il giovane inglese, che, trovandosi nella barca di salvataggio, vide morir di fame sette dei suoi undici compagni, fece ferma promessa al Signore di farsi cattolico se riusciva a salvarsi. Il buon Dio, che vedeva la sincerità della sua promessa, l'esaudì , e gli fe' trovare il vero porto nello stesso naufragio, salvandogli e corpo e anima.

Veniamo adesso al viaggio. Il vapore Puno è assai comodo, ed ha tre coperte, la prima delle quali è riservata in gran parte per vacche, buoi , agnelli, maiali, ecc. che da Valparaiso si trasportano ai paesi littorali del Pacifico , i quali non hanno nè acqua manante nè piovana. In cinque giornì di viaggio non vedemmo un albero, non un fil d'erba, ma tutto era pietra ed aride roccie. Eppure la costa è seminata di paeselli e grossi borghi e città. Ma quali sono i mezzi di sussistenza per tanta gente ? Le miniere. Il paese di Caldera e Chañaral de las animas, per esempio, han miniere di rame ; Taltal e Antofagasta hanno miniere d'oro , d'argento e salnitro; Iquique, Arica, Mollendo, Kilca, ecc. hanno oro e salnitro. Quasi ognuno di questi paesi ha una piccola ferrovia che comunica colle miniere, e noi dal piroscafo che continuamente costeggia vediamo di quando in quando serpeggiando su pei monti le locomotive, le quali ci dànno l'aspetto di tanti topacci neri neri.

Le nominai Iquique. Questa è una città di 20 mila anime, che i Chileni han tolta con altre ai Peruviani, come tolsero Antofagasta ed altre ancora ai Boliviani. La chiesa d'Iquique è la più bella di tutto il littorale da Valparaíso a Lima. E sa lei chi l'ha fatta costrurre ? Il nostro D. Camillo Ortuzar , che, prima di farsi Salesiano, era nientemeno che Vicario Apostolico di Iquique. In quella bella chiesa potei dir Messa e ringraziar la Madonna che mi lasciava cominciare il suo mese (era il 1° di maggio) ìn una chiesa eretta da un Salesiano. L'attuale Vicario mi fece mille feste, del che lo ringrazio ben di cuore.

Il 2 di maggio potei scendere in Arica, fortezza inespugnabile, che tuttavia i Chileni presero ai Peruviani, per tradimento dicono questi, per bravura e con spargimento dì tanto sangue rispondono quelli. Arica è soggetta ad un plebiscito che fra tre anni deciderà se dovrà esser chilena o peruviana. Per ora il potere civile è chileno, l'ecclesiastico è peruviano. Io celebrai all'altar del Cuor di Gesù.

Dopo Arica toccai Mollendo, Kilca, Lomas e Pizco, dove potei celebrare e rallegrarmi col primo verdeggiar dei campi ubertosi, seminati a zuccheri, a cotone, a platani e tante specie di altri alberi fruttiferi tropicali. L'uva era appunto giunta a maturità.

Partendo da Pizco, passammo tra l'arcipelago di Chicas, famoso pel suo guano formato dagli escrementi di tanti uccelli. Stormi di pellicani dal becco lungo più d'un palmo passavano dal continente alle isole, obbedendo a uno di loro che volando più in alto ne dirigeva i movimenti. In Pizco montò un Cinese, giovane sui 34 anni che da dieci anni sta nel Perù, e nissuno lo battezzò ancora. Accettò una medaglia dì Maria Ausiliatrice, e sentì volentieri un poco di catechismo, promettendo farsi battezzare. Da lui seppi che migliaia di schiavi furono, tempo fa, condotti in tratta nefanda dalla China al Perù, e che solamente dopo la guerra col Chili ebbero la libertà. Portano ancora tutte le loro treccie, e vivono col desiderio di tornar in patria, la qual cosa è di grave ostacolo al Battesimo.

Da Pizco passammo a Cerro Azul, e finalmente giungemmo a Lima.

Loquacità dei Limesi. - Gli inutili frati! - Sacre memorie di S. Rosa.

Lima è città di 120 mila anime , fondata da Francesco Pizzarro ai pie' d'una montagna e attraversata in parte dal fiume Rimac, dal quale la città prese il nome, modificandolo un tantino. Questo fiume poi chiamasi Rimac, che in idioma quichoa vuol dire parlatore, perchè scende da un paese delle Ande chiamato Pachacama (Dio grande), nome che il paese si ebbe dall'idolo colà adorato, che dava pur troppo molti responsi; ed appunto perchè parlava assai fu chiamato Rimac, cioè il Dio che parla. Lima vuol dunque dir parlatore. Ma non è mica per questo che i Limesi d'adesso parlano assai, e molto correttamente. Se essi superano assai e gli Argentini e i Chileni nella castigatezza dell'idioma spagnuolo, si è perchè ebbero per molto tempo la Corte del Vicerè di Spagna e una famosa Università, retta dai frati, gli inutili frati. Lima ha ancora adesso sessantasei chiese e moltissimi conventi, fra i quali giganteggia quello di S. Domenico e più ancora quello dei Francescani. Di quest'ultimo si narra che, stanco il Vicerè di tante domande che le signore di Lima e i Francescani gli presentavano per aver un terreno centrale dove erigere il convento, disse: Concedo quanto terreno i frati saranno capaci di munir con pareti di cinta in 24 ore. Ma i frati che erano assai numerosi lavorarono il dì e la notte, sì che circondarono un terreno grande come un paesello. Basti il dire che ai tempi di S. Francesco Solano i frati erano in numero di settecento.

In questa città di S. Rosa, di S. Francesco Solano, del B. Gio. Maxias, del B. Martino Porras il male è assai grave, le sue radici sono profonde. I soli Redentoristi nei sei anni della loro vita apostolica in questi paesi aggiustarono già cinque mila matrimonii. Coi Redentoristi. lavorano i Gesuiti ed i Padri dei Cuori di Gesù e di Maria, e si vorrebbero ad ogni costo anche i Salesiani. Un buon signore mi diceva che tanto lui come i suoi compagni , i Soci della Beneficenza, quando trovano i ragazzi abbandonati, e si trovano ad ogni pie' sospinto, che van vendendo i biglietti del lotto, loro dicono : Verranno i Salesiani, li venderanno i figli di D. Bosco.

Ma chi più di tutti ci desidera sono i buoni PP. Redentoristi. Essi mi han rubato il cuore. Mi vollero in casa loro, diedero un piccolo convito a varii Monsignori e Benefattori per celebrare l'arrivo del povero figlio del gran Don Bosco, e poi mi accompagnarono dappertutto, con una carità veramente da santo. Si è per loro che potei veder le reliquie di S. Francesco Solano, e la croce davanti la quale pregava, il suo rosario, il luogo dove attraeva gli Indii e consolava i poveri schiavi. Furon essi, i buoni Redentoristi, che m'accompagnarono al convento di S. Domenico, dove potei veder le reliquie del B. Giovanni Maxias e del B. Martino Porras , e potei celebrar all' altare di S. Rosa , sotto cui v'è una preziosissima effigie in marmo bianco che rappresenta la Santa nella posizione in cui fu trovata morta, regalo di Filippo II di Spagna; mi potei quindi inginocchiare nello stesso luogo dove S. Rosa udì Gesù che le diceva: Rosa del mio cuore, io voglio che tu sia mia sposa. Furono questi buoni Padri che mi procurarono l'ineffabile piacere di visitar la casa di S. Rosa, convertita in chiesa, ed il famoso orto, dove si sta erigendo uno stupendo santuario. Là vidi il pozzo dove la Santa gittò la chiave del lucchetto col quale s'era chiusa una catenaccia attorno alla vita ; là le piante di rose della Santa , e specialmente la celletta ancora intatta che Rosa, aiutata da suo fratello, si costrusse in fondo all'orto per star sempre col suo Dio. È una cella di mattoni crudi, d'un metro e 20 cent. di larghezza per 1,50 di lunghezza. Colà pure ho visto il luogo dove nacque, occupato dall'altar maggiore, il terribile chiodo dove s'appendeva per le treccie ad una croce, rigettando lo sgabello di sotto i piedi; vidi i capegli, l'anello del desponsorio con Gesù, il Crocifisso chiamato N. S. de los Portentos, davanti al quale Rosa chiedeva ed otteneva tutto pei suoi poveri ; vidi varie ossa del suo santo corpo, e l'orribile corona di acciaio colla quale martoriava il suo capo ; e finalmente un quadro bellissimo rappresentante la Madonna col Bambino in braccio. Narra la storia che S. Rosa aveva questo bel quadro nella sua stanzetta, e che parlando e conferenziando sull' amor divino con varie sue buone compagne, il Bambino, che prima aveva le labbra al petto di Maria SS. in atto di lattante, voltò benigno e sorridente la faccia, e continuò tre ore nella stessa posizione.

Insomma io devo molto a quei buoni Padri. Prima di partire mi regalarono varii libretti, immagini, ecc. che porto meco e distribuisco all'uopo nel viaggio.

Voleva ancor parlarle della prìma chiesa di Lima, ben conservata, fatta costruire da Francesco Pizzarro, ma il vapore barcolla, è notte e non ci vedo più... Mi benedica.

Suo Aff.m° figlio

Sac. GIAC. COSTAMAGNA.

Quito, 26 maggio 1890.

Eccomi finalmente nell'antica capitale dell'impero degli Incas Huainaiàpac ed Atahualpa, nella bellissima Quito, prima città della Repubblica Equatoriana. Deo et Mariae gratias, chè il viaggio fu relativamente felice.

Le scrivo, amatissimo D. Rua, dal nostro Collegio del Sacro Cuore , situato proprio alle falde della Pichincha. Gode di posizione sì alta, che tutta Quito stendesi a' suoi piedi, nel mentre che il Pichincha sollevasi alle sue spalle, ostentando le sue belle cascate di acqua che di giorno rallegrano la vista e di notte rompono la monotonia del sobborgo.

Le scrivo, sentendo una tal qual difficoltà di respiro, che mi durerà, dicono, 15 giorni, come accade ad ogni forastiero, causa l'altezza di questa città sul livello del mare, e sto combattendo col freddo che quasi sempre qui regna (temperatura media 10 gradi cent.). Dissero che Quito è una primavera continua. Non lo credo affatto. Io lo chiamerei piuttosto un autunno eterno , e freddo assai. Basti il dire che tutti i nostri preti e chierici vestono quasi continuamente il pastrano. Altri mi disse che questo cambio di temperatura lo si deve ripetere dall'ultimo terremoto soltanto, perché prima d'allora Quito era proprio una continua primavera. Sia come si vuole, il fatto sta che qui fa freddo, e m'è d'uopo fare un atto di fede, almeno umana, per credere che siamo proprio nel centro della zona torrida.

Che cambiamento d'aspetto!-Bell'esempio pei nostri Universitarii. - La caccia dei coccodrilli. - Benedette montagne!

Supponendo, mio buon Padre, che abbia vaghezza di udire le peripezie del mio viaggio da Lima a Quito, son qui pronto a servirla.

Uscendo dalla capitale del Perù , continuammo il viaggio vicino alla costa, sempre arida come un deserto, ed uno solo era il desiderio di tutti i viaggiatori, toccar presto il termine di quel tragitto che omai ci pareva eterno, quand'anche non fosse che di soli 17 giorni.

Quand'ecco che ai confini del Perù coll'Equatore la natura cambia di botto ed al suo vestito bruciato e desolante sostituisce il manto reale e maestoso d'una vegetazione lussureggiante.

Si fu allora che un Quitense, il quale si era fatto tutto lingua per dire a chi voleva ed a chi non voleva le glorie della sua patria, l'Equatore, avvicinandosi a me : - Che le pare? mi dice : è bella sì o no la mia patria? È o non è la più bella terra del mondo? lo dica lei che ha visto tanti paesi di questo mondo sublunare; - e mi fece mille panegirici del paese in cui c'inoltravamo.

Fra questi discorsi, sempre sotto un cielo di fuoco, arrivammo a Guayaquil, la seconda città dell'Equatore, che conta 40 mìla abitanti, ed è la prima pel suo movimento marittimo e commerciale.

Nei tre giorni di mia permanenza in Guayaquil vidi più volte uscire il SS. Viatico accompagnato da uomini e donne con cerei accesi, e portato da un prete col piviale accompagnato da un altro con cotta e stola. Ciò vuol dire che in quella città, quand'anche di tanto commercio, la fede non è morta. Perfino i giovani dell'Università vanno, come potei io stesso vedere, ad accompagnare il SS. Viatico. Seppi anzi che quasi tutti fanno la loro santa Pasqua, ed il ministro del culto, Sig. Laso, quest'anno in una lettera che io potei leggere, incaricava il Direttore dell'Università di dare un saluto in suo nome a ciascuno degli studenti, facendo loro le debite felicitazioni, ed animandoli a perseverare, perché solo quando alla scienza va unita la pietà si può aver nella gioventù una vera e positiva speranza di bene per la patria.

Partii da Guayaquil il dì dell'Ascensione, dopo aver predicato a 700 giovani dei Fratelli delle Scuole Cristiane che mi avevano caritatevolmente alloggiato, ed accompagnato da un buon pretino equatoriano che era pur sulle mosse verso Quito, mi recai al piccolo battello che sul Guayas doveva in quel giorno portarci. a Babahojo. Era il primo giorno della Novena di nostra Mamma Ausiliatrice, quindi aveva grande speranza che il viaggio sarebbemi riuscito senza disgrazie.

Durante il tragitto non s'udivano che schioppettate a destra e sinistra dirette contro i lagartos o coccodrilli, che son pur tanti e assai dannosi. Mi venne assicurato che questi animali non solamente ammazzano cani, vacche e cavalli, che prima affogano, poi conducono alla riva per farne lor pasto, ma alcune volte non risparmiano gli uomini. Eppure si vedono uomini e donne tragittare le acque su semplici carrivas fatte con tronchi d'alberi a mo' di gusci. È veramente da ammirarne il coraggio.

Toccammo Samborondon ed altri paeselli; ad un'ora di notte, cioè alle sette pom., ché qui il sole nasce alle sei ed alle sei tramonta, arrivammo a Babahojo. Colà dovemmo fermarci sul battello, dove non si potè dormire pel calore e pel continuo chiasso di certi sfaccendati.

Al mattino seguente detta Messa nella cappella del Carmine , ci siam messi a cercare le mule , che ci dovevano portare a Quito. Solo a mezzogiorno potemmo partire. Se avesse visto, buon Padre, la bella figura che il suo figlìo faceva col cappellaccio di paglia sugli occhi, col poncho d'indio sulle spalle, coi pantaloni (o poleinas) da cavallaro e coi lunghi speroni ! Eppure senza mettermi in questi arnesi è follia voler viaggiare. Le montagne sono ripidissime, il fango è non plus ultra ed i pericoli ad ogni pie' sospinto. È certo che l'Equatore in materia di civiltà è indietro assai assai , e forse passerà un mezzo secolo prima che una ferrovia metta in comunicazione Quito col littorale ; ma è anche certo che queste terribili montagne sono un baluardo inespugnabile della religione cattolica nell'Equatore, terra fortunata, dove il Cuor di Gesù tiene il suo principal tabernacolo tra i figli degli uomini. Mi contava ieri l'altro Mons. Arcivescovo di Quito, che, scendendo dalla montagna ed avvicinandosi a Babahojo quattr'anni fa, vide un cotale vestito signorilmente moversi alla volta di Quito. Ma a tarda notte lo vide tornare indietro tutto inzaccherato dalla testa ai piedi, maledicendo le vie , i pantani e le montagne dell'Equatore. Era nientemeno che un emissario delle sétte che tentava la gita a Quito, armato di tutti gli annessi e connessi per piantarvi una loggia... Benedette montagne !

Camminammo fino a notte oscura fra folti boschi, dove gli alberi secolari spessissimi pare voglian sfidare le nubi del cielo, e non appena trovammo una capannuccia di canne, chiesto ed ottenuto ricetto , vi ci accomodammo. Era una famiglia di poveri Indii. La massaia col suo bambolo legato dietro le spalle correva qua e là per quel tugurio per prepararci una cena, che consisteva in due patate bollite.

Al terzo giorno del viaggio la mia povera mula si seppellì nel fango, e fu mestieri scendere e prenderla chi per le orecchie e chi per la coda per cavarvela. Non è a dipingere lo stato dei cavalieri ; le medaglie di fango ci coprivan dalla testa ai piedi. Nel cammino trovammo in due diverse capanne due povere moribonde che aspettavano fino allora un ministro di Dio che le preparasse alla morte. Oh come furono contente al mio arrivo, e come grande fu eziandio la gioia del mio cuore nel poterle aiutare !

(Continua).

Elenco dei Cooperatori defunti nell'agosto e settembre

1. Arisi D. Andreaa priore can. catt. - Cremona.

2. Baccini D. Pietro priore - Pantano (Reggio Emilia).

3. Badalt D. Francesco arcipr. - Colle (Treviso).

4. Battagli D. Natale can. parroco - Montemarchi (Arezzo).

5. Bernabò D. Giuseppe arciprete - Trigoso (Genovao.

6. Bersani Francesco - Bologna.

7. Bettanini D. Domenico parroco - Selva di Montebelluna (Trevisoo. 8. Bevilacgna D. Virgilio - Vicenza. 9. Bobba Felicita fu Andrea - Asti (Alessandria).

10. Mons. Bodoyra can. cav. Oreste prelato domestico di S. S. - Ivrea. (Torino).

11. Bonaccorsi D. Lorenzo parroco - Trabucchello (Bergamoo.

12. Bonelli Luigia - Torino. 13. Braghetta Anna - Padova.

14. Bracali Prescilla - Spezia (Genova). 15. Calotte Biagina - Vanda di Front (Torino).

16. Campagna Giovanni - Torino.

17. Capriccoli D. Gerolamo abate - Bisceglie (Bari).

18. Castagnino D. Francesco - Frabosa Sottana (Cuneo).

19. Cordero dei marchesi di Montezemolo D. Emilio - Mondovì (Cuneo). 20. Carmi-Schinas dott. medico Luigi - Malta (Isolao.

21. Do Camilli Geromina ved. Figari - Genova.

22. Delfino D. Giuseppe - Torino.

23. Dillasi D. Sebastiano - Caccamo (Palermo).

24. Fantoní Adelaide - Roma.

25. Ferrari D. Daniele - Cassolnovo (Pavia).

26. Ferrero Angelina - Torino.

27. Franceschetti D. Agostino - Rio Maggiore (Genova).

28. Gai Angela n. Avendo - Arborio (Novarao.

29. Gallo-Volta Rosa - Torino.

30. Giannattasio D. Francesco can. - Salerno.

31. Gianotti D. Giov. Batt. parroco -Morsasco (Alessandria).

32. Gilardini D. Rocco - Morazzono (Como).

33. Lago D. Alessandro - Rose (Vicenza).

34. Lana D. Gerolamo rettore - Riva Levante (Genova).

35. Laudi D, Raffaello rettore - Montemignaio (Arezzo).

36. Lilli D. Enrico padre domenicanoFiesole (Firenze).

37. Lironi mors. Gaetano vescovo - Assisi (Perugia).

38. Lucciardi D. Agostino - Ricco del Golfo (Genova).

39. Maffi D. Luigi - Cicognolo (Cremona).

40. Malaguzzi D. Gerolamo conto prevosto - Reggio Emilia.

41. Malerba D. Giacomo curato - Colegna Veneta (Vicenza).

42. Mancia D. Giov. Batt. - Piove Favera (Macerata).

43. Marino Stefano - S. Quintino (Cuneo).

44. Mola D. Sante - Brescia,

45. Mollo Luigia - Somntariva Perno (Cuneo).

46. Moretti D. Luigi - Bologna.

47. Noveri D. Giuseppe parroco .- Forno di Rivara (Torinoo.

48. Panciani D. Silverio - Crana (Svizzera).

49. Panizza D. Bartolomeo parroco - Morgliengo (Novara).

50. Pasearelli D. Giuseppe parroco - Castiglione (Salernoo.

51. Pasqualetto- Monico Filomena - Asolo (Treviso).

52. Pettinato 1). Michelangelo canonico - Acireale (Catania).

53. Pierantoni Luigi - Lucca.

54. Pironti I). Matteo can. - Salerno. 55. Porpora I). Giovanni rettore dei Micoristi - Catania.

56. Provera Vincenzo - Mirabello (Alessandriao.

57. Quadro di Ceresolo e Palermo marchesa Maria Consolata nata Galleani d'Agliano - Ceresole d' Alba (Cuneo).

58. Ravelli D. Paolo parroco - Asti (Alessandria).

59. Rocca 1). Gaetano arciprete - Vigoleno (Piacenza).

60. Rossi D. Maifredo canonico curato - Rovato (Brescia).

61. Rosso D. Giov. Batt. curato - Madonna di Campagna (Torino).

62. Sangiorgi D. Antonio parroco - Castel S. Pietro dell'Emilia (Bolognao. 63. Scaccheri D. Francesco - Castelnuovo Scrivia (Alessandria).

64. Secco D. Rocco prevosto - Trezzo Tinello (Cuneo).

65. Sica D. Samuele - Salerno,

66. Stacchino D. Bartolomeo - Pino d'Asti (Alessandriao.

67. Tanganelli D. Pier Maria arciprete - S. Giustino (Arezzo).

68. Tisi D. Angelo - Reggio Emilia. 69. Todesco D. Bartolomeo economo - Valstagna (Vicenzao.

70. Tommasi D. Francesco - Camisano (Vicenza).

71. Tosato D. Giuseppe curato - Porto Legnago (Verona).

72. Turra D. Giovanni - Limena (Padova).

73. Valdemi D. Domenico prevosto - Lodi Vecchia (Milano).

74. Vollero D. Firmino Matteo teologo - Pertusio Canavese (Torino).

75. Vignola D. Vincenzo - Parma.

76. Zaninoni Paolina - Lugagnano Val d'Arda (Piacenza).

77. Zanocco D. Antonio curato - Camponogara (Venezia).